di Gianni Amodeo
“Tifoso” storico del Toro, è un’”Istituzione” calcistica che, forse, dice poco- o quasi poco- alle nuove generazioni che nella piccola comunità locale seguono le vicende sportive in genere e del “ Cerbiatto” in particolare, ma che conserva inalterata la sua passione per il club del Grande Torino, la cui epopea negli anni del secondo dopo-guerra mondiale è tra le più splendide e magnifiche pagine della storia dello sport italiano. Un’“Istituzione” incarnata da Annino De Rosa, che … viaggia verso gli 80 anni e che, sebbene costretto a restare in casa, vive sempre con intensità forte la passione di inossidabile “torinista”. Una passione, associata in modo particolare a quella per il Baiano che furoreggiò lungo la traiettoria che cominciò a correre dal biennio 1944\1945 – l’anno delle gagliarde e vibranti partite con le rappresentative delle truppe inglesi, con prevalente contingente scozzese, acquartierate nell’area del Fusaro, ad Avella, mentre gli ufficiali alloggiavano nel palazzo di “don” Pietro Boccieri, uomo dabbene e signorile, ” ’ncoppa ’a Teglia, ’nanze ’a Marunnella” e, nell’allora strada interpoderale di via Olmo, il “Bellofatto” era delimitato da semplici staccionate in legno di castagno, per separare il pubblico sempre folto, ben pronto, però, all’ immancabile ”invasione di campo” se le cose … non filavano per il verso favorevole ai propri beniamini in casacca granata, e i giocatori – per protrarsi fino agli anni ‘70\’80.
Una traiettoria che Annino ha seguito da inveterato “tifoso” dell’eclettico Baiano\Cerbitatto, collezionando le pagine sportive de “Il Mattino” e del “Roma”, del “Corriere dello Sport” e dei settimanali regionali ad alta tiratura quali erano Lo Sport del Mezzogiorno e Sport–Sud che con la direzione di Gino Palumbo innovò profondamente grafica, impaginazione e intitolazione, facendo testo per la stampa nazionale. Era la collezione delle pagine di cronaca che raccontavano il Baiano\Cerbiatto sotto tutte le angolature possibili e che per Annino erano- e sono-uno scrigno di … gemme. Ma Annino, al contempo, collezionava- come ancora colleziona- la “Bibbia” dei “torinisti a denominazione d’origine controllata”, qual è Tuttosport, oltre che La Gazzetta dello Sport” e quel pregevole ed ineguagliato rotocalco qual è stato “Il Calcio Illustrato”. Una forma di contrappunto per seguire da … vicino il Torino, così come si dedicava al “suo” Baiano. Due passioni, due amori, attraversati e ravvivati dal Granata, simbolica espressione di spirito agonistico indomito e indomabile.
E, per salutare il passaggio del testimone del 2019 al 2020, Annino ha diffuso la classica locandina di buon augurio nei Circoli e locali di ritrovo cittadini e, neanche a dirlo, della vicina Casamarciano che ha sempre frequentato per rapporti parentali e amicali. Una locandina, in cui campeggiano due parole-chiave: cuore e fede. Sono parole-chiave schiette e semplici dell’amore per lo sport e per il calcio dei tempi andati, quando i giocatori del Baiano ricevevano dalla “società” la maglia di squadra, tassativamente granata, e per il resto del corredo atletico provvedevano a proprie spese, nello spirito del dilettantismo più genuino e verace, e quando il Torino, pur nell’orbita del professionismo, nell’immaginario collettivo era pur sempre la squadra–operaia per antonomasia, in antitesi alla …”padronale” Juventus, ma soprattutto erede del Grande Torino, la cui favola si concluse il 4 maggio del 1949 con lo schianto dell’aereo sulla collina di Superga. Era l’aereo, su cui viaggiavano gli Invincibili granata di ritorno nel capoluogo piemontese, dopo la partita in amichevole con il Benfica, in Portogallo.
Una tragedia, che Annino De Rosa per anni ha avuto cura di far commemorare con la celebrazione eucaristica nella Chiesa di Santa Croce. E tra gli sfilacciati ricordi fanciulleschi di chi scrive queste noterelle, c’è quello della Messa di commemorazione fatta celebrare- qualche settimana dopo il disastro- a cura dell’ Ac Baiano proprio nella Chiesa Madre. La celebrazione fu officiata dal Rettore, don Ciccio Napolitano, in un’atmosfera di calda commozione, con la Chiesa Madre cittadina letteralmente gremita fedeli. Tutti i giocatori del Baiano, di prima squadra e delle formazioni giovanili, indossavano la casacca granata. E, a rito sacro concluso, un lungo corteo raggiunse il sito del Monumento dei Caduti in Guerra in piazza Francesco Napolitano, per deporre un grande corona d’alloro e fasci di rose rosse. Un atto d’omaggio dovuto e doveroso, verso lo spirito di rinascita rappresentato dalle imprese del Grande Torino, che rinfrancavano l’Italia uscita dalle brume e dalle tristi atrocità e devastazioni della guerra.