La Corte di giustizia di Mendoza (Argentina) ha negato l’aborto ad una bambina di appena dieci anni. Lo zio l’ha violentata ripetutamente per mesi e messa incinta. Dopo aver ricevuto il parere di una equipe medica secondo cui alla 32/a settimana (otto mesi) una eventuale interruzione della gravidanza potrebbe avere conseguenze infauste per il feto o per la bambina, i giudici del massimo tribunale argentino hanno vietato alla piccola di abortire. La gravidanza è stata scoperta dai genitori soltanto alcuni giorni fa quando la piccola si è lamentata per dolori addominali per cui è stata ricoverata in ospedale. Dopo un esame ginecologico la bambina ha rivelato di essere ripetutamente stata violentata per alcuni mesi dallo zio 23enne che aveva trascorso alcuni mesi in casa di famiglia molto umile. La legge argentina proibisce categoricamente gli aborti, a meno che la vita della madre non sia in pericolo. Tuttavia, l’ufficio del procuratore ha spiegato che l’aborto non era possibile a causa dello stato avanzato della gravidanza. I genitori della ragazza dovranno decidere se vogliono prendersi cura del bambino o adottarlo. La vicenda, che ha suscitato orrore nell’opinione pubblica, osserva D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, deve servire a sensibilizzare le istituzioni pubbliche per l’attivazione di campagne contro le violenze sui bambini, che possano far venire fuori altri casi simile a questo, nel caso in cui ci fossero.