di Gianni Amodeo
Hanno avuto tempo fino al 30 aprile scorso, per procedere alla discussione e all’approvazione del bilancio di gestione economica, relativo all’annualità del 2017, in seduta consiliare regolarmente convocata e svolta. Ma, nonostante il largo margine concesso per il rispetto della scadenza prevista, non sono stati in grado di avviare e completare la procedura. Di qui il provvedimento, sottoscritto dalla dottoressa Maria Tirone, prefetto di Avellino, con cui sono stati posti sotto diffida i civici consessi dei 62 Enti, oltre che i Consigli generali delle Unioni intercomunali delle Terre dell’Ufita e dell’ Antico Clanis, a deliberare sul bilancio di rendicontazione dello scorso anno. E la rendicontazione rappresenta un doveroso e dovuto atto di pubblica rilevanza, che certifica il percorso amministrativo compiuto rapportato all’anno di riferimento; atto, che, a sua volta, fa da premessa e condizione propedeutica della successiva annualità, in ordine alla predisposizione delle procedure per il bilancio previsionale. Una connessione di linearità e trasparenza che è segno di normalità amministrativa. E che siano ben 64 i casi di inadempienza “sistemica”- a quanto pare- su un settore fondamentale delle amministrazioni locali, qual è la rendicontazione di bilancio, per giunta in una piccola provincia qual è quella di Avellino, serve a far risaltare la fragilità complessiva dei ceti “politici”, che, alla prova dei fatti, si rivelano inadeguati a garantire l’elementare tenuta degli Enti locali con l’osservanza di adempimenti basilari ed essenziali, come quello della rendicontazione.
Al di là di questi elementi di analisi immediati, il provvedimento di diffida comporta per gli organi elettivi degli Enti destinatari l’attivazione della procedura d’approvazione del bilancio di rendicontazione entro i tempi previsti dalle disposizioni in materia, a far data dalla notifica formalmente ufficializzata ai singoli consiglieri, mentre spetta ai presidenti dei Consigli provvedere a tutti gli atti che determinano la convocazione delle assemblee, per deliberare in materia. E se l’inadempienza dovesse persistere, diventerebbe automatico il “passaggio” al commissariamento prefettizio degli stessi organi elettivi, con conseguente loro scioglimento. Un atto dovuto, funzionale a garantire la regolarità gestionale dell’attività degli Enti.
Tra i Comuni sotto diffida non figura Prata Principato Ultra, in stato di dissesto finanziario, che nella sfera privatistica alla dichiarazione di fallimento vero e proprio; e con la dichiarazione di dissesto, gli amministratori in carica sono sanzionati con l’interdizione dai mandati elettivi per dieci anni. E non vi figura un ampio lotto degli oltre 20 Comuni, tra cui lo stesso capoluogo di provincia – Avellino– che rinnoveranno i propri organi elettivi con il voto del 10 giugno prossimo. Ne deriva che il primo adempimento, su cui le neo compagini delle amministrazioni locali dovranno deliberare, una volta insediatesi, riguarderà proprio l’approvazione degli atti della rendicontazione del 2017. E si arriverà a luglio del 2018.
Formano un capitolo a sé, l’Unione “Terre dell’Ufita ” e l’Unione dell’ Antico Clanis, che, di fatto, sono più una presenza di testimonianza sui territori che una concreta e visibile realtà di programmazione e indirizzo, ad onta delle petizioni di principio enunciate nei rispettivi Statuti di organismi sovra comunali, con gli obiettivi proclamati, ma non realizzati in funzione di sostanziali politiche di coesione intercomunale. Di fatto, per l’Unione delle “Terre dell’Ufita ” che svolge anche le funzioni di Stazione unica appaltante per i servizi associati dei Comuni che ne fanno parte, tra cui Grottaminarda, Bonito, Sturno e Frigento, e per l’Unione dell’Antico Clanis, costituita dai 7 Comuni del Vallo di Lauro, l’atto di diffida costituisce – sul versante del giudizio politico che esula naturalmente dal contenuto del provvedimento prefettizio in sé- un fattore di rilevante negatività, che tradisce e depotenzia la mission che pure si sono date, quella della Valle ufitana nel 2012, e quella del Vallo lauretano nel 2007. E’ un passo falso sotto tutti gli aspetti, quello che si evidenzia nelle inadempienze dei Consigli generali delle due Unioni che pure sono state beneficiarie nel corso degli anni di interessanti risorse economiche pubbliche.
L’intera vicenda è sconcertante. Ed è certamente degno di particolare interesse considerare che la gran parte degli Enti diffidati compongono la mappa di quei Comuni–polvere con popolazione inferiore ai 5 mila abitanti, da cui sono punteggiate soprattutto le aree interne; Comuni-polvere per l’abnorme frammentazione territoriale e amministrativa, che si spopolano sempre più, non offrendo nulla alle speranze delle giovani generazioni, per rendere praticabili e concrete le proprie aspettative di lavoro e costrette … alla fuga.
Come dire che la precarietà amministrativa e la precarietà sociale ed economica si alimentano a vicenda. Due elementi negativi non generano alcunché di positivo, specie se manca la politica che costruisce e attua reti di solidale convivenza, indicando obiettivi possibili e realizzabili.