A Crotone si è toccato proprio il fondo, la punta di un iceberg. Ormai tutte le critiche che si muovono a questa squadra sembrano trovare un fondamento. La voglia non c’è, l’attaccamento nemmeno, il furore è un lontano ricordo, la personalità che manca è una vexata quaestio,affiora anche la disorganizzazione, il timoniere sembra aver perso il timone. Insomma la squadra e’ scoppiata.Non vogliamo però addentrarci in fatti interni, di spogliatoio, checché ce ne siano. Rastelli, nella serata pitagorica, se la prende con l’arbitro, Arini controbatte dicendo che c’era un’ora per recuperare. Plausibili entrambe le dichiarazioni ma il mister sa che le cose non stanno andando e non ha fatto mistero ad esternarle. Eppure l’Avellino è ancora nella griglia play off, ottavo per aver dalla sua parte gli scontri diretti contro il Livorno. Come invertire la rotta? Francamente i lupi sembrano a fine corsa, sempre a parlare di ultima spiaggia ma la sfida interna col Pescara veramente lo è.
Giocatori prima osannati ed ora vituperati, da quando Castaldo si è fermato anche la squadra lo ha fatto. Probabilmente una semplice coincidenza ma che non può non risaltare. Mancanza di leadership, elemento contagioso, visto che anche nella realtà cestistica avellinese non si parla che di quello. L’inizio della fine è da individuare nella vittoria all’Ardenza di Livorno o nella altrettanto vittoriosa partita contro il Bari condita dallo show paparestiano? Propendiamo per la prima ipotesi, i 3 punti contro galletti e canarini modenesi sono l’eccezione che confermano la triste regola dell’involuzione irpina.
Tatticamente si è cercato di ovviare, il 4-3-1-2 ha emanato raggi tanto accecanti quanto illusori. Sono sempre le motivazioni e l’applicazione unite ad una buona condizione fisica a fare la differenza. Per una serie di motivi i lupi hanno ammainato la bandiera, anzi è ancora a mezz’asta ma solo grazie al conforto della matematica e ad una concorrenza poco agguerrita. Il delfino, domenica prossima, può rappresentare il carnefice di una preda agonizzante o addirittura l’alba di una nuova era.
Chiediamo alla dirigenza di serrare le fila, gli obiettivi almeno sbandierati si conoscono ma la rianimazione di un malato gravissimo tocca proprio ai vertici societari. Ormai i proclami lasciano il tempo che trovano, in queste quattro partite bisogna dare il massimo e poi succeda quel che succeda. Il popolo irpino è fiero e orgoglioso, la condotta dei lupi da un po’ di partite a questa parte cozza fortemente con il suo essere indomito. Su queste cose bisogna battere perché l’indolenza e la mollezza, che si stanno notando, alimentano il malcontento per usare un eufemismo. La macchina si è fermata ma una buona revisione può portarla a correre come prima e più di prima. Questo è solo un auspicio. Della serie, inguaribili ottimisti.
Lucio Ianniciello