La formazione del Consiglio d’amministrazione della Gori, presieduto dal professore Michele Di Natale, preside della Facoltà d’Ingegneria della seconda Università di Napoli, ha suscitato un vespaio di contestazioni sul fronte della Rete dei sindaci dell’Ambito territoriale ottimale sarnese-vesuviano che da sempre si oppongono alla gestione dei servizi idrici, in capo alla Gori, rivendicando la ri-pubblicizzazione dei servizi stessi.
Sul fronte delle iniziative della Rete si inserisce la richiesta dell’incontro di una delegazione di sindaci con la “prima cittadina” di Roma, Virginia Raggi, per il varo di un’alleanza amministrativa che conduca alla ripubblicizzazione dei servizi idrici.
di Gianni Amodeo
Non sembrano destinate a sopirsi e a rientrare facilmente, le polemiche sui tempi e sulle modalità, con cui è stato varato il nuovo Consiglio d’amministrazione della Gori, con atto monocratico del commissario straordinario, Vincenzo Belgiorno ; atto, che, pur nella legittimità formale di validità, costituisce una lesione sulle funzioni istituzionali e sull’esercizio delle prerogative di carattere democratico, che spettano ai sindaci, specie nell’ambito dei servizi idrici.
Nella presa di posizione, affidata al documento sottoscritto nell’assemblea straordinaria svoltasi a Pompei, i sindaci della Rete che si sono schierati sul fronte della piena contestazione a quanto è accaduto, si chiama in causa la Regione-Campania. La responsabilità, di cui è gravata, è quella dei ritardi rispetto all’ordinarietà, che contempla una normativa ancora disattesa, anche se è stata varata dallo stesso Consiglio regionale. Ma nella querelle in corso, c’è anche un aspetto particolare da vagliare; ed è quello della richiesta che la Rete ha fatto per un incontro con la neo-sindaca di Roma, Virginia Raggi; un incontro istituzionale, con cui la delegazione dei sindaci della Rete mira a “chiedere interventi forti sui vertici del gruppo Acea, socio privato del gestore-Gori, e un’alleanza sul fronte comune della ripubblicizzazione” dei servizi idrici integrati.
Un incontro, per due obiettivi, dunque. E c’è da sapere che Acea, acronimo che sta per Azienda comunale energia e ambiente”, è una società che eroga servizi idrici, energetici e ambientali nel Lazio, in Toscana, Umbria e Campania, per otto milioni di utenze. Come dire che l’Acea è un “colosso” nel mercato nazionale dei servizi, con un fatturato medio annuo che supera i tre miliardi e mezzo di euro che generano interessanti e cospicui ritorni di profitto per i soci azionisti, ed un organico di forza-lavoro di oltre sette mila addetti.
Nella composizione societaria di Acea, il Comune di Roma è il maggiore azionista, con il 51% di azioni; vi figurano la “multinazionale” francese GdF Suez, con il 12%, il gruppo Francesco Gaetano Caltagirone, con circa il 16%, mentre il restante parco-azioni è ripartito tra Mercato e la Norges bank. Nella compagine della Gori società per azioni, che gestisce i servizi in nome e per conto dell’Ato-3, Consorzio obbligatorio composto da 76 Comuni per una popolazione che sfiora un milione e mezzo di abitanti, il 51% delle azioni è nella disponibilità dell’Ente d’ambito Sarnese-Vesuviano, mentre la società a responsabilità limitata Sarnese-Vesuviano detiene il 37,05 % delle azioni, di cui il 99,3% delle azioni è in dotazione di Acea. Le restanti quote azionarie sono delle Aziende partecipate dei Comuni di Castellammare di Stabia e Pomigliano d’Arco.
Scenari articolati anche e soprattutto per gli interessi economici in ballo. E resta da verificare e comprendere quali saranno i percorsi praticabili verso l’obiettivo di evidente caratura nazionale per la ripubblicizzazione dei servizi idrici, così come viene rivendicata dai sindaci della Rete, nell’incontro chiesto con la sindaca Virginia Raggi.