“E’ grave l’episodio dell’altra notte, del lancio di una bottiglia incendiaria davanti ad una villetta che ospita, a Mercogliano, una trentina di giovani rifugiati provenienti dal Gambia. Grave anche se non si conosce ancora la natura dell’atto criminoso. E’ allarme razzismo? Il gesto di balordi? Al di là della risposta che possiamo dare a questa domanda è un fatto che la presenza di tanti giovani che fuggono da situazioni difficili, di guerra, povertà estrema, stenti, pone problemi che vanno al di là della gestione dei flussi migratori che la Prefettura sta coordinando in maniera non ottimale. Sin molti casi i Comuni non vengono neppure avvisati (se non per conoscenza) dell’arrivo dei migranti.
Poche sono le strutture disponibili e spesso le organizzazioni che sono in prima linea non sempre hanno chiari i procedimenti da adottare. Ritengo che il problema va affrontato con una diversa prospettiva, facendo leva, in particolare sulla costruzione di una ampia rete di solidarietà, sulla condanna netta e senza alcun tentennamento del razzismo, sullo sviluppo di forme di integrazione anche se la presenza di questi ragazzi è solo momentanea. Infatti c’è un ricambio (quindicinale) costante di persone che vanno via e di altre che arrivano.
Bisogna sfatare innanzitutto le stupide dicerie di chi pensa che questi ragazzi siano a carico dei contribuenti. Non esiste alcun bonus che arrivi direttamente nelle tasche degli immigrati. A loro viene solo garantito vitto e alloggio dal Ministero degli Interni. Il nostro dovere è accoglierli degnamente, offrendo anche occasioni di integrazione e ospitalità che non possono ridursi ad ammassare decine di persone in spazi angusti, ma che devono diventare un progetto e un processo strutturato e articolato sul territorio. Tutto ciò che accade alle porte dell’Europa deve riguardarci e non essere trattato con indifferenza, disinteresse, noncuranza, quasi fosse altro da noi.
E’ evidente, allora, che non si tratta solo di snellire pratiche burocratiche. In gioco è una diversa percezione di uomini, donne, bambini che, spesso, ancora impropriamente vengono definiti “clandestini”. Il termine clandestino evoca qualcosa di minaccioso, pericoloso. Il clandestino è il nemico che non deve “godere” dei nostri stessi diritti e, dunque non può essere tutelato. Nella loro totale esposizione e inoffensività devono essere guardati, invece, come esseri umani titolari di diritti inalienabili. Accoglienza e integrazione necessitano di processi complessi ma da attuare con rigore. Accoglienza è una casa, un lavoro, permessi di soggiorno, diritti di cittadinanza. Nel caso, poi di rifugiati politici siamo di fronte a precisi doveri di tutti i paesi civili sanciti da convenzioni internazionali”. Così Maddalena Poerio, consigliera comunale di Mercogliano.