Siamo finalmente giunti al “cambiamento” delle Riforma Costituzionale, ma siamo proprio sicuri che la modifica che vogliono apportare sia quella tanto acclamata e la migliore possibile? La mia posizione a favore del NO, prescinde dalle mie personali simpatie o antipatie verso la figura di Renzi, il quale ha erroneamente personalizzato il voto sulla Riforma… ATTENZIONE Noi non siamo chiamati a scegliere le sorti del nostro premier, ma abbiamo un ruolo ben più importante, siamo chiamati a scegliere di apportare modifiche alla nostra storica Costituzione.
Io credo che il cambiamento ci voglia, ma se proprio siamo noi a dover scegliere di cambiare, facciamolo bene, scegliamo di cambiare ma in meglio. In breve vi spiegherò le mie ragioni a favore del no, le ragioni di una neofita della politica ma che ha ritenuto opportuno leggersi la riforma per quanto ostica sia stata.
Chiarirò alcuni punti:
Punto 1. RIDUZIONE DEL NUMERO DEI SENATORI E RISPARMIO DEI COSTI DELLA POLITICA? I senatori passeranno da 315 a 100: 74 consiglieri regionali eletti dai Consiglieri regionali, 21 sindaci eletti dai Consigli Regionali, 5 nominati dal Presidente della Repubblica.
La riduzione non dimezzerà i costi della politica, ma ci sarà una riduzione del 20%, e se pensiamo che le indennità dei Senatori pesano sul bilancio dello Stato per il 10% , ci rendiamo conto che il risparmio è davvero minimo, per non parlare del fatto che nella riforma non si parla di apportare modifiche alle loro pensioni d’oro o ai loro privilegi, di cui ancora godranno (costi della diaria).
I nuovi senatori avranno doppi incarichi, più competenze, più lavoro da supportare e dunque il risultato sarà una minore operatività.
Punto 2. SUPERAMENTO DEL BICAMERALISMO E MAGGIORE VELOCITÀ NELLA LEGIFERAZIONE? Il nuovo Senato continuerà ad approvare leggi contestualmente alla Camera in alcuni ambiti, e inoltre il rallentamento, in base ai dati a nostra disposizione negli ultimi anni hanno riguardato solo il 20% delle leggi.
Punto 3. Con la Modifica apportata al Titolo V si verificherà un accentramento del potere verso l’alto, un indebolimento del Parlamento a favore dell’Esecutivo. Il risultato? Una riforma che di riforma ha ben poco, con un Esecutivo che già da decenni legifera in urgenza scavalcando il ruolo delle Camere, con una riduzione del potere di rappresentanza del cittadino e un accentramento del potere in mano alla maggioranza.
In ultimo vorrei parlare di un argomento a me vicino che è quello della sanità pubblica e di come la riforma andrebbe a cambiare l’equilibrio e le competenze tra Stato e Regioni.
Se approvato, il provvedimento affiderebbe alla potestà legislativa esclusiva dello Stato, le disposizioni generali e comuni per la tutela della salute, per le politiche sociali e per la sicurezza alimentare, mentre alle Regioni spetterebbe la potestà legislativa in materia di programmazione e organizzazione dei servizi sanitari e sociali.
Si sono delineati nel corso degli anni ben 21 sistemi sanitari diversi in Italia sviluppatisi in un clima di federalismo sanitario, dunque si è venuto a creare un quadro in cui la sanità in Italia dipende dalla forza delle Regioni e se queste non avranno la forza di difendere il fondo sanitario, come attualmente accade, il tutto si risolverà in un danno grave per i cittadini, per la medicina e per i medici, in quanto la gestione e le decisioni saranno prese dal ministero dell’Economia, attraverso i fondi che decide di stanziare (o di tagliare) alla sanità pubblica, a prescindere dalle esigenze specifiche di ogni singola Regione.
Dunque ponderiamo bene la nostra scelta…. Chiediamo un cambiamento, ma che sia reale, valido e davvero efficiente, e non semplice illusione.
Antonia Caruso (Vicesindaco del Comune di Avella)