Senza macchia e senza paura. In Italia il demagogo arriva attraverso la Rivoluzione francese e dai suoi eccessi resta a lungo segnato: solo gli ingenui la considerano una parola greca, ma viene dalla Francia ed è il marchio degli arruffati epigoni della grande Rivoluzione. Nella vita politica oggi è essenzialmente una figura discreta, elusiva, mimetica. Al demagogo i filosofi della politica non hanno saputo opporre una terapia, e neppure ricostruirne la storia. Questa, infatti, è del tutto inedita.
In una guerra dai miseri contenuti e dalle tante cattiverie, a perdere sono solo i ragazzi.
Orgogliosi di essere dei fantocci che senza alcun compenso, con la sola dedizione e passione per la propria Terra, senza bisogno di progetti regionali per favorire congiunti o prole, hanno foraggiato e foraggeranno ancora, e poi ancora, ed ancora, tutti i Dirigenti Scolastici perché possano concederci l’onore di accettare gratuitamente pubblicazioni editoriali realizzate da professionisti ed esperti la cui competenza giammai può essere discussa. Quanto dolore arreca sapere che oltre 700 copie di un testo sulla storia dei nostri caduti in guerra, con degli inediti straordinari, donati alla scuola media avellana affinché le nuove generazioni possano non dimenticare mai l’orrore, giacciono nell’oblio di qualche stanza dell’istituto da oltre un anno.
Quanta tristezza far finta di non conoscere che i fantocci godono di somme derivanti esclusivamente dalla rinunzia alle indennità degli amministratori. Quanto sconforto ha suscitato l’assenza dei dirigenti scolastici locali nelle conferenze di servizi per discutere sulla donazione dei testi della nostra “amata” cittadina. Almeno siamo riusciti a foraggiare una temeraria ed impavida sognatrice, la Dirigente Petrucci del Liceo di Mugnano del Cardinale, che ringrazio pubblicamente. Per fortuna siamo considerati, nelle zone limitrofe ed in ambito regionale, un modello di crescita culturale e sociale. Per fortuna l’elogio dell’ill.mo Sig. Prefetto di Avellino ci incoraggia e ci inorgoglisce. Abbiamo il dovere di trasmettere conoscenze e saperi. Di insegnare a pensare. A porsi delle domande, a cercare le risposte. Ecco, è per questo che non si può più tacere, perché è in atto un gigantesco e cinico gioco al massacro, che tende a fomentare le paure determinate dall’ignoranza, per accrescere il consenso verso chi si propone come garante e giustiziere. È un modo di fare che si basa sull’ignoranza e che, invece di combatterla, la fa crescere in modo quasi esponenziale, generando una cultura dell’odio e sdoganando atteggiamenti sbagliati.
Tutto questo avviene con un uso spregiudicato del linguaggio. Le parole sono poche ma scelte con molta cura, lanciate come sassi, a ferire la sensibilità di chi le riceve. Usate con violenza, per colpire alcuni, assecondare sentimenti di paura e frustrazione. È questo che ci allarma, è questo che deve allarmare tutti noi. Si fa un passo avanti tutte le volte che un ragazzo si pone una domanda, tutte le volte che si appassiona alla propria Terra. Certo, abbiamo di fronte grandi sfide e veri e propri giganti come, appunto, il moderno uso della comunicazione e dei sociali network. Ma solo a scuola si impara a giocare con l’intelligenza e a scuola, tante volte, abbiamo scoperto che spesso i giganti possono essere sconfitti da piccoli tenaci eroi.
Avv. Antonio Larizza – Presidente Fondazione Avella città D’Arte