di Gianni Amodeo
Lezione di Storia speciale e coinvolgente, per riscoprire il senso della Giornata della memoria, rispetto a ieri, sapendo guardare, nello stesso tempo, alle insidie dell’oggi, fortemente marcate dalle recrudescenze anti– semitiche ed anti-ebraiche dell’oggi, a fronte delle intolleranze sia dell’estremismo di destra e di sinistra che dello jihadismo islamico; gravi e preoccupanti recrudescenze, veicolate da episodi e attentati terroristici che negli ultimi anni hanno segnato, in particolare, varie città in Francia, Svezia e Germania.
Una lezione originale sul piano del metodo, sviluppata in video–conferenza per l’arco di tre ore, senza far mai registrare flessioni nella soglia di interesse e partecipazione, realizzando una vera e propria performance di comunicazione, in linea con la delicatezza che richiede nelle lezioni della quotidianità il miglior lavoro didattico possibile. E così, si sono ritrovate in stretta connessione di vista virtuale nelle loro aule, con i banchi forniti regolarmente di Pc, le comunità di ragazze e ragazzi delle terze classi di Scuola media dei plessi degli Istituti comprensivi Monsignor Pasquale Guerriero, ad Avella, e Giovanni XXIII, a Baiano e Sperone, facendo leva sulle accurate applicazioni delle modalità tecnologiche del web, che ben conoscono e praticano in funzione della didattica a distanza, la metodologia, che, se utilizzata con congrua efficacia, integra, favorisce e potenzia al meglio la didattica in presenza per gli apprendimenti delle discipline curriculari e le loro correlazioni, dilatandone orizzonti e prospettive.
Un’interazione a largo respiro, quella della video–conferenza, in virtù della quale ragazze e ragazzi hanno conversato tra loro sui temi della Shoah, rivisitando i tristi anni della seconda guerra mondiale e delle persecuzioni naziste contro gli ebrei e le minoranze etniche, facendo risaltare il positivo livello delle conoscenze acquisite nelle classi di riferimento, a conferma dell’impegno profuso dai docenti. Era una rivisitazione di dialogo e confronto sulla Shoah, sul cui tracciato ragazze e ragazzi procedevano … in compagnia con le illuminanti note e chiare puntualizzazioni, fornite dai professori Vincenzo Serpico e Vincenzo Gagliotta, dirigenti del Giovanni XXIII e del Pasquale Guerriero, oltre che dalle professoresse Raffaella Napolitano e Rosaria Moccia, referenti dell’importante iniziativa, che rientra negli obiettivi del Protocollo d’intesa sottoscritto a settembre scorso, per attivare i percorsi progettuali d’Interscuola, a servizio delle giovani generazioni e della loro crescita formativa nella comunità dell’Alta Valle del Clanio. Una crescita formativa che si salda con la conoscenza della storia e dell’identità culturale del territorio.
Il timbro della sofferta emozione sulla lezione di Storia sulla Shoah, sviluppata come triste coro a più voci dolenti, era impresso dal ricordo di Sergio De Simone, il bambino napoletano, deportato con i genitori, a Birkenau, destinati al campo di sterminio degli ebrei. Sergio, nato a Napoli, aveva sette anni, quando fu prelevato, insieme con altri 19 bambini di varie nazionalità, per essere trasferito prima ad Auschwitz e poi nei sotterranei di una Scuola, ad Amburgo.
Era il gruppo delle venti cavie da sottoporre a pseudo sperimentazioni scientifiche, mirate sulla ricerca degli anti corpi di contrasto e terapia della tubercolosi; sperimentazioni condotte con l’inoculazione dei bacilli della devastante malattia nei gracili corpi dei bambini. Le sperimentazioni non ebbero alcun esito positivo e le cavie umane utilizzate furono uccise, insieme con gli assistenti deportati che avevano assistito alle sperimentazioni. Tutto ciò accadeva nella primavera del ’45, qualche giorno prima della liberazione dei campi di stermino, a cominciare da quello di Auschwitz. I genitori di Sergio intrapresero la via del ritorno a casa e nel 1946 nasceva Mario, testimone indiretto della storia di Sergio, simbolo delle tante bambine e dei tanti bambini che hanno subito le atrocità naziste; una storia raccontata in tutti i dettagli alle ragazze e ai ragazzi della video-conferenza, con quella dolente e partecipe commozione che gli rivive nell’anima e nella mente ogni qual volta la narra.
Alla memoria di Sergio De Simone, a Napoli, è intitolato il Palabimbo, la struttura d’accoglienza e assistenza dell’Azienda ospedaliera Santobono-Pausillipon, la più grande Azienda sanitaria pediatrica del Sud. Ed in via Morghen, sempre nella città partenopea, dov’è l’abitazione della famiglia De Simone al numero civico 65–bis, fa mostra di sé la pietra d’inciampo – dal greco skàndalon, ostacolo ch’è negazione della vita, com’è scandalo l’abominio del nazismo alla stessa stregua di tutti i totalitarismi e razzismi– ed è ricoperta dalla patina d’ottone, in memoria dei deportati nei campi di sterminio nazisti.