di Gianni Amodeo
E’ davvero particolare l’archetipo da ri-scoprire, per innescare percorsi corrispondenti alla migliore e più ampia conoscenza possibile della storia di Abella\ Avella, la città fondata dagli Osci, il cui impianto s’innerva e slarga nella variegata capillarità delle razionali tracce urbanistiche della diffusa romanizzazione territoriale, declinando le centuriazioni del sistema agrario ed incrociando le successive e forti impronte lasciate dagli insediamenti dei longobardi e dei normanni, al limitare dell’area interna della Pianura campana, ai piedi del Partenio. E così si apre la caccia al protagonista innominato e da identificare, fornendo la congrua ed esaustiva risposta al test incorporato nella sinossi grafico–pittorica realizzata da Armando Sodano, con quell’estroso ed originale senso di creatività artistica che lo distingue.
E’ la sinossi in format web, sviluppata in due post esplicativi delle ragioni che presiedono non solo la caccia al protagonista –archetipo in sé, dandogli identità e nome, ma anche per raccontare attraverso schizzi e varietà di colori le millenarie vicende della città del Clanio. E’ il racconto della città che vive negli stilemi parlanti in larga misura d’antico, in virtù delle cifre monumentali di sicuro pregio costruttivo e qualificato valore architettonico, dall’Anfiteatro alle Tombe romane, dal Castello al Convento dei Frati minori, dalla Collegiata di Santa Marina con la magnifica piazza su cui s’innalza, con corpo di fabbrica a se stante e separato dalla Torre campanaria con il tetto a cuspide ed atteggiata nello stile della Scuola vanvitelliana, ai frammenti delle arcate del Ponte sul Clanio della Rocca del Castello, senza annoverare lapidi e statue d’arte antica disseminati qua e là; racconto che della città rappresenta a grandi linee sia l’organizzazione socio-urbanistica originaria e le trasformazioni intervenute nel corso del tempo, sia gli scenari naturalistici e paesaggistici, per i quali Avella è la Terra delle acque e il Cuore del Parco del Partenio.
Romano, il protagonista– archetipo svelato
Chiari e visibili gli indizi delineati nella sinossi, con riferimento alla lontana milizia romana, in grado di condurre sulla pista del riconoscimento del protagonista– archetipo dello stimolante test, marcandone i lineamenti, le vesti e l’armatura di soldato, gli stivaletti dalle inconfondibili allacciature, pur sfumando il tutto in una leggera schermatura. Ma nessuno dei partecipanti che s’è lanciato nella … caccia di riscoperta del protagonista, pur scrivendo post con interessanti spunti di riflessione sulla sinossi in sé – specie in ordine al capitale umano delle nuove generazioni da coinvolgere nella conoscenza del territorio e del patrimonio storico e culturale della città– è riuscito a comporli nella giusta misura, per configurare l’ identità e le generalità richieste.
Così, a tempo scaduto – era disponibile una settimana, per dare la soluzione al rebus – l’arcano è stato svelato direttamente sul suo profilo da Armando Sodano, l’eclettico autore dell’intrigante e … provocatoria operazione. E’ la rivelazione, quale si ritrova e “legge” nelle sembianze di San Romano venerato dalla comunità cittadina nell’omonima Chiesa parrocchiale risalente al ‘500, che Gli è dedicata nel popoloso e antico quartiere di Cortabucci, nella parte bassa della città, protesa verso Paenzano di Tufino, dove opera uno dei sistemi-fabbrica di tritovagliatura dei rifiuti solidi urbani dell’area metropolitana di Napoli, con la correlata stazione esclusiva di servizio dell’A–16, funzionale al decongestionamento del traffico veicolare sulla SS 7-bis. Ed è la Paenzano di Tufino – va ricordato- che nelle carte topografiche medievali altro non è che il Piano sano – propaggine dei fertili suoli agrari un tempo nel tenimento amministrativo di Abella\ Avella– inglobato com’era nel quartiere di Sperone, approdato all’autonomia comunale nella seconda metà dell’800, tagliando il cordone ombelicale che lo legava- e lega- alla città–madre.
Sono, riprendendo il filo dei dettagli, le fattezze evocative della storia del soldato Romano, che, per quanto ligio al dovere di servizio verso il potere dell’Urbe imperiale, matura la conversione al cristianesimo,- assistendo al terrificante e orrendo martirio a cui è sottoposto San Lorenzo-, per le comuni idealità di amore e carità vissute e praticate verso il prossimo. Una conversione, con professione di fede dichiarata pubblicamente, che costituirà per Romano, semplice legionario, la condanna alla decapitazione, eseguita il 9 agosto del 258, a Porta Salaria, a Roma. Erano i tempi delle persecuzioni anti-cristiane, decretate dall’imperatore Valeriano. E quella di Romano, soldato senza gradi e santificato dalla cristianità, è storia che corre in parallelo con quella di San Sebastiano – il venerato patrono di Avella – ufficiale di una delle tante quadrate legioni di Roma dominatrice e Caput mundi, martirizzato nel corso delle persecuzioni anti-cristiane volute e attuate con metodica applicazione da Diocleziano.
Schindler e Perlasca salvano gli ebrei, Sebastiano i cristiani
Era un ufficiale davvero speciale, Sebastiano, che nell’attuazione degli ideali del Vangelo professati, sfidando rischi e pericoli con generosa fierezza di sé, riuscì a sottrarre alle persecuzioni e al martirio tanti cristiani. Una forma di tradimento che Gli procurò – secondo le leggi penali di lesa maestà dell’ordinamento di Roma imperiale – la condanna alle crudeli atrocità della morte inflitta con la trafittura di dardi e frecce, tra infiniti tormenti di straziante intensità come sono le tribolazioni imposte dalla crocifissione che si protraevano per ore. E’ un Sebastiano santificato che nel suo tempo – giova sempre osservare la lezione di Benedetto Croce sull’attualizzazione della storia, con cui è possibile elaborare e comporre, a giro intero e integrale di analisi, risposte a domande teoriche e socio-culturali del presente, senza che fatti ed eventi si cristallizzino come corpi amorfi di lontane età, ormai senza senso umano- corrisponde al riservato Oscar Schindler e al discreto semplice Giorgio Perlasca, che, come poterono e per quel che poterono, oltre 70 anni fa, salvarono migliaia di ebrei dalle deportazioni e dalla gassificazione nei campi di sterminio allestiti in mezza Europa dalla follia della Germania nazista.
Gianstefano Remondini e le “compere dei vasi etruschi”
Abella \Avella al Metropolitan Museum of Art di New York
Aspetto rilevante della sinossi, che s’infila e volteggia a volo d’uccello nella storia di Abella \ Avella, è lo squarcio aperto nel ‘700 da Gianstefano Remondini, storiografo di notevole caratura per la finezza e la ricchezza della ricerca documentale che propone e per l’espressività linguistica di bello stile utilizzata, autore della monumentale “Della nolana ecclesiastica storia“, strutturata in tre volumi. che narrano le vicende sacre e ,di riflesso, civili di una delle più antiche ed estesa diocesi della cristianità, qual è quella di Nola, ispirata dal pensiero e dalle opere di San Felice e San Paolino. E’ lo squarcio che fa echeggiare i fasti del Grand tour, focalizzando la presenza frequente in città, proprio a metà del ‘700, di visitatori – oggi diremmo turisti e…assimilati- per far compere di “vasi etruschi” e di altre pregevolezze d’arte antica. E torna calzante citare lo storiografo ligure che così’ descrive scene vissute di persona e in presa diretta …. “ colà portavasi a far compere di vasi etruschi e di ogni altro genere delle più inestimabili antichità che in copia vi si cavano alla giornata”.
Come per dire che l’omaggio alle testimonianze del bello d’arte classicheggiante rendeva già fiorente due secoli e mezzo fa, il commercio dei reperti archeologici “ che in copia si cavavano alla giornata” a favore delle committenze dell’ aristocrazia e delle èlite acculturate, per arredare sontuosi Palazzi e fastose Ville, arricchendo e integrando, al contempo le collezioni di Musei pubblici e privati. Una pratica usuale – mai interrotta- che si svolgeva en plein air senza suscitare alcuna sorpresa, anche per l’assenza di norme per la tutela pubblica dei patrimoni storico-artistici, con le connesse penalità; pratica, tanto per dire, che ha fatto approdare testimonianze archeologiche avellane in Musei di valore internazionale, a Londra e Parigi, tra cui il Metropolitan Museum of Art, a New York, in cui proprio all’ingresso del reparto dedicato all’Arte classica greco-romana fa mostra di sé per l’eleganza dei fregi decorativi il Vaso di Abella.
D’altra parte, la nozione di beni artistici e culturali quali beni comuni, così com’è intesa nella comune coscienza civile dei nostri giorni, sarà formulata nelle linee concettuali basilari da Benedetto Croce nei primi decenni del ‘900, mentre la specifica legislazione di settore sui beni storico–artistici e culturali, quale patrimonio pubblico sarà elaborata e firmata nel 1939 da Giuseppe Bottai, Ministro della pubblica istruzione del governo Mussolini. Due tracciati, quello teorico della visione estetizzante di Benedetto Croce e quello normativo di Giuseppe Bottai, che confluiranno organicamente nell’articolo 9 della Carta costituzionale, da cui promanano le leggi ordinarie vigenti sulla tutela dei beni artistici e culturali, anche se sul versante della loro osservanza piena, c’è ancora molto da fare nel Bel Paese, specie in ordine ai controlli metodici e costanti, con l’applicazione di severe sanzioni a fronte delle violazioni delle disposizioni di legge.
Di certo, all’operazione di Armando Sodano va riconosciuto il merito di aver rimesso in circolo le istanze della riscoperta e della valorizzazione di Abella \Avella e di tutto ciò che rappresenta per il territorio; istanze, che si calano in un contesto di opportunità decisamente favorevoli, con gli ancoraggi al Museo immersivo archeologico, grande attrattore del turismo culturale, inaugurato il 24 giugno, e alle sponde istituzionali sia della civica amministrazione che degli Uffici della Soprintendenza cittadina e interprovinciale di Avellino e Salerno. Ancoraggi e sponde, a cui si rapportano la Fondazione, Avella Città d’Arte, il Gruppo archeologico “Maiuri” e l’associazionismo di volontariato cittadino. C’è solo da elaborare e sviluppare idee coerenti e chiare, agendo con spirito costruttivo al servizio della città e del territorio.