Anfiteatro romano di Avella, un fascino antico per serate speciali, ormai famose in tutta la regione e oltre, un fiore all’occhiello di Avella, di cui menare gran vanto. Sabato sera lo straordinario concerto dei NeaCo’ – Neapolitan Contamination, un gruppo composto da sette “artisti” di eccellente livello, che offre una originalissima interpretazione della canzone classica napoletana. Lo spettacolo è impostato come una storia fantastica, un racconto in musica, scandito da una voce che racconta questa storia e dà unità, senso, significato e uno spessore particolare al concerto, che è raro trovare. I testi recitati sono “invenzioni” geniali, affacci sul mondo, con un susseguirsi incalzante di SCENARI, tutti animati da una umanità che si agita, vive, sogna, con i suoi costumi di vita e con in comune la passione e i buoni sentimenti universali e, soprattutto, l’amore per la musica, come massima espressione della sensibilità popolare. Ecco con le loro parole l’incipit dello spettacolo:
Questa storia è una favola in forma di concerto.
È il diario di un viaggio.
Il viaggio di un musicista, un percussionista di talento.
L’inquietudine ossessiva dei tamburi
lo spinge a cercare se stesso.
Lascia una donna e un figlio che ama e,
come Ulisse, parte per il Mondo.
Portando ovunque con sé
un po’ della sua terra. Napoli.
Portando ovunque con sé la voglia
di accogliere l’altro,
di assorbire il diverso,
di imparare il nuovo,
di trasformare ogni contaminazione
in evoluzione.
Attraverso questo diario, il figlio viaggia con la fantasia in tutti i paesi visitati dal padre, cercando la propria identità attraverso le canzoni napoletane. E noi spettatori, incantati, siamo stati trascinati in questo viaggio tra i continenti e gli stili musicali, dall’Europa al Medio Oriente, all’Africa centrale, fino al Nordamerica del gospel, del blues, del jazz e del funky, al Centroamerica del calypso, del reggae, della rumba, all’afrocubania e giù giù fino al tango argentino e al rap. Il racconto e l’esecuzione del singolo brano musicale hanno proiettato noi affascinati spettatori in una dimensione globalizzata e universale, nel quale abbiamo percepito e apprezzato i diversi contesti artistici, antropologici, geografici e culturali. Ed ecco il famoso brano Surdato ‘nnammurato in blues oppure la fascinosa Brigida (A’ Tazza ‘e cafè) a ritmo reggae giamaicano. E ancora i “guagliune e’ malavita” di Guapparia assomiglino a quelli di Fred Buscaglione e la famosa tarantella del 700 “O guarracino”, dove si narra di amore e guerra tra pesci, come rap. Il concerto è terminato con un crescendo di Tarantelle prima delle parole finali, che sono state illuminanti, chiarendo il significato di questa operazione culturale:
Un viaggio certamente fantasioso, una specie di seducente sogno, ma con emozioni e suggestioni reali. Suggestioni che ci hanno fatto perdere la cognizione del tempo e dello spazio, perché le “contaminazioni” della musica, anche se perfettamente riconoscibili come portato della nostra anima profonda, hanno contribuito a darci quel minimo senso di “disorientamento” felice di chi vive sensazioni nuove. Il tempo del concerto è volato, lasciandoci un senso di benefica euforia.
Il concerto è terminato con un crescendo di Tarantelle prima delle parole finali, che sono state illuminanti, chiarendo il significato di questa operazione culturale:
La Contaminazione è un motore di civiltà, perché si impara sempre da chi è “altro da sé”. Napoli assorbe queste contaminazioni come una spugna, le arricchisce e le restituisce come messaggio di civiltà. Ed è la missione del gruppo NeaCo’ con la Canzone napoletana. Ed è l’ultima pagina del diario:
gira il mondo portandoti Napoli nel cuore;
rispetta, ascolta, ama i popoli che incontri;
impara qualcosa da tutti
e lasciagli un po’ del tuo,
perché, chi è nato in questa Città, ovunque può sentirsi a casa sua.
Sono partito da Napoli in cerca del Mondo e, alla fine,
ho scoperto che tutto il Mondo era già a Napoli.
Ed era un Mondo meraviglioso.
Antonio Vecchione