di Antonio Vecchione
Immenso e lacerante il dolore per l’improvvisa morte di Gigino Biancardi, un vuoto incolmabile nel mio cuore. Abbiamo vissuto, negli ultimi due decenni del secolo scorso, entusiasmanti esperienze nel lungo tratto di strada della nostra vita percorso insieme. Agli inizi degli anni ottanta scoprimmo di condividere un valore fondamentale: contribuire alla crescita sociale, economica, culturale e sportiva di una comunità è dovere di tutti, a partire dalle pubbliche amministrazioni fino alle associazioni e ai singoli cittadini. Una consapevolezza che ci spinse a unire le due società sportive di pallavolo femminile, Ju
venova di Baiano e S. Romano di Avella. Una sinergia che fu intuizione lungimirante, una strada tracciata, un esempio anche per altre attività sociali e politiche. Da quella data cominciò uno straordinario percorso vincente, non soltanto sportivo, ma anche educativo e culturale. Irripetibili i successi conseguiti: cinque finali nazionali di mini volley, un susseguirsi di promozioni, dalla serie D, alla C2, C1 per finire alla B nazionale. Un vero e proprio sogno: una squadra femminile ha portato i nostri colori in tutta Italia. In questo ventennio ho avuto modo di apprezzarne le sue straordinarie qualità: civile ed educato nei rapporti con gli altri, mai una parola o un gesto fuori dalle righe, mai una polemica, che lui stemperava con saggezza e intelligenza, sempre pronto al sorriso, un sorriso garbato, luminoso e sereno, mai sfrontato, a testimonianza della sua timidezza e del suo modo di essere silenzioso e discreto. Un uomo che non amava le chiacchiere, ma la concretezza del fare. E quando si è ritrovato solo a gestire la società, non si è tirato indietro, mantenendo alto il prestigio mandamentale senza lamentarsi.
In una società che fa a gara a chi si mette in mostra, esibendo muscoli finti e ostentando meriti spesso inesistenti, Gigino si presentava con la umiltà delle persone semplici, con la concretezza di un faticoso impegno sociale a favore dei nostri giovani, generosamente offerto senza chiedere alcun vantaggio se non la soddisfazione di aver compiuto il proprio dovere di cittadino attivo e responsabile. I risultati sportivi conseguiti sono straordinari eppure non si è mai vantato, mai scritta una riga o manifestato un auto – compiacimento per i positivi risultati. Quei successi sono costati decenni di sacrifici, di sabati e domeniche trascorse sui campi di gara spesso distanti centinaia di km, di infinite serate solitarie nella tristezza delle nostre inospitali palestre ad assistere le ragazze negli allenamenti e ad aspettarle per riaccompagnarle a casa, di un ferma determinazione a incoraggiare e sostenere le nostre ragazze non solo nella pallavolo ma nella vita. Sacrifici enormi, sostenuti in solitudine, lontano dai riflettori, con una eccezionale forza d’animo. Per non parlare della generosità nel sostenere i costi dell’attività. Questa comunità fatta di persone distratte dovrebbe essergli riconoscente per la lezione di vita che ha saputo offrire a tutti noi. Ci ha insegnato, col suo esemplare modo di essere, è un impegno anche sociale, un saper vivere pacificamente, lontano dal chiasso e dal clamore di persone socialmente inutili, con la dignità di persona seria, onesta, coerente e responsabile. Gigino, affezionato amico, non può morire nel mio cuore e in quello delle centinaia di ragazze che gli hanno voluto bene in tutti questi anni, perché troppo profonda ed originale è stata l’impronta che vi ha lasciata nei suoi giorni terreni. Esprimiamo la nostra sentita vicinanza a Maria Grazia e Rossella, a cui Gigino ha riversato il suo affetto di padre e a Giovanna, che ha condiviso con amore, impegno e solidarietà tutto il suo percorso di vita.