La grotta di San Michele è pronta ad essere riaperta ai visitatori. L’importante luogo di culto si trova in località Capo di Ciesco, a circa 2 km dal centro abitato di Avella, in un vallone solcato dal corso del fiume Clanio. Ad annunciare la riapertura è Domenico Biancardi che ha fatto sapere che entro la fine di maggio potrebbero essere tolti definitivamente i catenacci che ne impediscono l’accesso da ormai quasi trent’anni. I lavori di recupero e di messa insicurezza sono ormai in fase di completamento, la stessa fu chiusa per il crollo di grossi massi che ne rendevano pericoloso l’accesso ai visitatori. Le nuove generazioni di questa grotta ne hanno solo sentito parlare e al massimo hanno potuto ammirarla nelle foto o in qualche qualche video in circolazione. Per la riapertura della stessa anche la statua di San Michele Arcangelo è stata dal parroco don Giuseppe Parisi restaurata e sarà ricollocata nei pressi dell’altare. La stessa sarà rimessa nella nicchia che sormonta l’altare, una statua in calcare che raffigura l’Arcangelo che calpesta il demonio. La scultura non è rifinita sul retro, a testimonianza che poteva essere vista solo dal lato anteriore. Il volto di S. Michele, inquadrato da una folta chioma riccioluta, è caratterizzato da profonde orbite e dalle labbra socchiuse. L’Archistratega, che indossa mantello, corazza, gonnellino e alti calzari, con la mano destra brandisce la spada che è costituita solo dall’elsa decorata nella parte inferiore da una rosetta a sei petali. Trattenuta in vita da un cordone con fiocco centrale, la corazza è ornata da sinuosi girali e conserva resti di stuccatura con policromia in rosso e grigio, mentre il gonnellino, solcato da rigide pieghe, presenta tracce di colore giallo e rosso. La mano sinistra trattiene il mantello, al quale il demonio, che l’Arcangelo schiaccia con il piede sinistro, si aggrappa con la zampa destra. La bestia diabolica ha una testa mostruosa e il corpo di capra con coda e due grosse mammelle. Citata per la prima volta nel 1747, la statua è opera di un artista, attivo tra la fine del XVI secolo e gli inizi del successivo, che si è ispirato alla celebre opera eseguita tra il 1497 e il 1507 per il santuario garganico. Il simulacro avellano venne scolpito molto probabilmente nel periodo compreso tra l’esecuzione del S. Michele che colpisce il drago con la lancia, dipinto nella prima metà del XVI secolo sull’antico altare dell’Arcangelo e la realizzazione della scomparsa immagine di S. Michele con la spada, che venne sovrapposta alla precedente nella prima metà del Seicento. Una grotta che è ricca di storia che per poterne capire la sua bellezza e le bellezze in esse contenute va visitata. Non ci resta che attendere la prossima riapertura.