Ma è l’unica “chance” per promuovere la crescita civile del territorio che subisce la costante e crescente fuga verso i Paesi dell’Europa comunitaria dei giovani ben formati culturalmente e nelle competenze alla ricerca di futuro e di lavoro in grado di soddisfare le loro aspettative e progetti di vita.
di Gianni Amodeo
E’ ancora ferma al palo, l’ Unione dei Comuni del Baianese e dell’Alto Clanis, istituita nel novembre del 2015 con l’obiettivo puntato sul cambio di passo e di innovazione da imprimere nel contesto socio-territoriale di riferimento, che vive costanti criticità e crescenti difficoltà, di cui costituisce un grave e preoccupante segnale la massiccia fuga dei giovani motivati e ben formati sul piano culturale e delle competenze, alla ricerca del lavoro, in grado di corrispondere alle loro aspettative e progetti di vita. Uno strumento di governance politico–amministrativa, in grado di generare una visione complessiva e condivisa della realtà intercomunale, del tutto conurbata – persino con gli stessi insediamenti abitativi che figurano accatastati parzialmente in contigui, ma distinti ambiti comunali- e con una popolazione che sfiora i trenta mila abitanti; una visione complessiva, sia per comuni politiche urbanistiche, senza chiusure localistiche per interessi particolaristici, sia per favorire e praticare un’organica ed efficiente politica per programmare l’ associazionismo dei servizi funzionale a realizzare proficue economie di scala con risorse da reinvestire non solo nella qualità e nel potenziamento dei servizi stessi, ma anche nel contenimento dei tributi locali nelle sei Municipalità. Come per dire, una prospettiva disegnata, per fissare condizioni socio-amministrative in grado di rendere attrattivo il territorio per le opportunità che offre per le attività di impresa, puntando anche sulla fiscalità di vantaggio.
Ma di tutto ciò, nulla ancora è stato abbozzato né prospettato, a circa tre anni dalla presentazione ufficiale dell’Unione nell’affollata e ben partecipata assemblea di amministratori e cittadini nel Teatro “Biancardi”. Un vuoto sconcertante e per molti aspetti paradossale, se si considera che l’Unione– sulla base dello Statuto, composto da 100 articoli- è strutturata con l’organo collegiale di Giunta costituita dai sindaci, e con l’organo del Consiglio generale, formato da 18 consiglieri, tre per ciascuna Municipalità, eletti dalle rispettive assemblee, due per la maggioranza ed uno per la minoranza. E la funzione di presidente dell’ Unione a rotazione, è esercitata da un “primo cittadino”. Un incarico, svolto per la prima annualità 2016\2017 con alcuni mesi di proroga nel 2018 dal sindaco di Sperone, l’avvocato Marco Santo Alaia, con successivo passaggio di testimone al sindaco di Baiano, Enrico Montanaro.
E se nel primo ciclo, l’attività istituzionale della Giunta si è articolata in quattro sedute per focalizzare la politica dei servizi, quella del Consiglio generale si è sviluppata in tre sedute nel Teatro “Biancardi”, i due organi collegiali- ampiamente rinnovati rispetto al 2015 per le tornate elettorali che in anni recenti hanno interessato vari Comuni- erano chiamati a chiudere la fase di rodaggio intrapresa con la Giunta–Alaia. Un percorso di chiusura della fase fondante e di normalità, per dare slancio al progetto-Unione, segnatamente sulle politiche per i servizi, dal trattamento e smaltimento dei rifiuti alla mensa scolastica, dai servizi idrici a quelli della polizia locale e via proseguendo. Un’attesa e un auspicio finiti … nel vuoto appunto.
E fa specie rilevare che né i consiglieri-delegati dalle assemblee delle sei Municipalità né le stesse assemblee finora abbiano formulato uno straccio di rilievo e di censura verso la situazione in atto. Senza dire che le stesse assemblee non si sono neanche preoccupate più di tanto di appostare nei rispettivi bilanci le necessarie risorse economiche, per dare una piattaforma concreta all’organizzazione burocratica dell’ Unione, con uffici e sede di rappresentanza proprio ad Avella. Un campo d’impegno che esige un’azione forte e studiata, se realmente si è convinti della validità politica del progetto dell’Unione. E sono tante le ragioni che lo avvalorano. Ma attualmente è solo un finzione formale da rimuovere con congrue iniziative, se si vuole dare un senso e.. un ruolo al territorio, sottraendo le comunità al declino sociale che le attraversa