«Quel giorno abbiamo avuto problemi ad accedere al cantiere. Un centinaio di cittadini non voleva fare entrare i mezzi delle ditta incaricata dell’abbattimento del manufatto (Villa Abate). Poi è arrivato il sindaco. E’ uscito dall’auto con la fascia tricolore e ha detto che il provvedimento di abbattimento era sbagliato ». Queste le parole del tenente Alessandro Saba, ascoltato questa mattina nel processo per abuso d’ufficio a carico del sindaco di Avella, Domenico Biancardi, e dei consiglieri comunali che nel 2014 si erano opposti all’abbattimento della storica villa della famiglia Abate, proponendo un’acquisizione dell’edificio nel patrimonio comunale.
«Il sindaco ha ribadito che era lui l’autorità sul territorio. Lo abbiamo invitato ad avere un tono più pacato. Su richiesta della Procura abbiamo poi acquisito alcuni documenti. Il Comune sapeva di dover abbattere il manufatto dal 14 aprile. Ma in due occasioni l’ingegnere che doveva eseguire i sopralluoghi non aveva potuto proseguire perché c’erano cittadini che glielo impedivano», ha raccontato il teste.
I penalisti della difesa Antonio Falconieri, Giovanni Pecchia e Giovanni Iacobelli, hanno chiesto se fosse reperibile la nota relativa a chi aveva spinto i carabinieri a intervenire. E avevano constatato come il teste non sapesse se il sindaco aveva fatto riferimento a un piano di sicurezza. E’ stata poi acquisita la relazione del consulente della Procura Verderosa. S torna in aula il 3 ottobre prossimo.