Definita la platea di sindaci e amministratori comunali che il 31 ottobre voteranno per il presidente e la composizione del “Parlamentino” di palazzo Caracciolo del nuovo ciclo amministrativo dell’Ente. Il termine di scadenza per la presentazione di candidature e liste dal 10 all’11. Partiti e coalizioni ancora alla ricerca della quadratura delle scelte. Il Pd e i “popolari” potrebbero fare corsa a sé, ma convergere sul candidato unico per la presidenza; il centro-destra, con Forza Italia, Fratelli d’Italia e la Lega punta sul sindaco di Avella, l’avvocato Domenico Biancardi, che, tuttavia, non ha ancora sciolto le riserve sull’accettazione della candidatura proposta, avendo per obiettivo le “larghe intese” politiche e istituzionali, considerate basilari per conferire incisività ed efficacia alla governante della Provincia. L’incognita del Movimento 5 Stelle.
di Gianni Amodeo
Ad una settimana dalla presentazione delle candidature per l’elezione del presidente e dei 12 componenti del Consiglio provinciale di Avellino, nei partiti permangono le incertezze sulle scelte da adottare. Sono incertezze, che, al di là dei limiti e della debolezza di discorso pubblico in cui i partiti versano da tempo, sono accentuate anche e soprattutto dalla frammentata ed eterogenea composizione dei civici consessi, generalmente non riferibili a connotazioni politiche agevoli da riconoscersi, a cui, però, le candidature devono rapportarsi, con tutte le difficoltà conseguenti che non favoriscono, quando non impediscono del tutto, l’elaborazione e la formazione di una prospettiva condivisa e coerente, per dare risposte reali alle problematiche da affrontare e governare sui territori.
E’ la condizione dettata, per di più, dallo status assunto dagli organi elettivi delle Provincie quali Enti di secondo livello, votati dagli amministratori comunali, e non più a suffragio diretto e universale; status, restato, però, senza sviluppi, pur dovendo costituire il primo passo per la ri-configurazione delle funzioni delle Provincie alla luce dell’importante e innovativa legge di riforma delle Autonomie locali del 2014, che con l’istituzione delle dieci Città metropolitane, contemplando le Unioni e le Fusioni dei Comuni ha prospettato – e prospetta nell’inalterata validità- le linee della modernizzazione delle articolazioni dello Stato sui territori attraverso proprio gli Enti locali da ri–disegnare e ri–modellare, soprattutto nei contesti del Sud.
In questo quadro, tutt’altro che stimolante, resta da comprendere quale saranno le decisioni e le linee di programma su cui si muoveranno i partiti. Una sommaria ricognizione fa risaltare che il Partito democratico e gli amministratori di riferimento, prefigurano candidature autonome sia per la presidenza che per la lista dei consiglieri oppure confermando l’autonomia di lista, che appare scontata, per dare sostegno al candidato-presidente in coalizione con i “Popolari” che rappresentano l’area-Udc versante demitiano, con i quali i pour–parler sarebbero in atto, ma finora senza alcun esito; e i “Popolari” sono orientati a partecipare alla tornata con autonomia di rappresentanza, senza alcuna preclusione, tuttavia per accordi di programma con altri partiti e coalizioni.
Sul versante del centro-destra, con Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega l’opzione per la candidatura alla presidenza dell’avvocato Domenico Biancardi, sindaco di Avella, e presidente della Comunità Montana del Partenio e Vallo di Lauro, la più estesa della Campania, è della prima ora. Ma Biancardi non ha ancora sciolto le riserve sull’accettazione della proposta. Da amministratore pragmatico, che predilige misurarsi con la concretezza della realtà, guarda alle “larghe intese”, quale formula da far valere, alla stessa stregua, con cui regge le sorti dell’ Ente di Pietrastornina, a cui afferiscono Comuni delle provincie di Avellino, Napoli e Benevento. Una formula che Biancardi ritiene non solo opportuna, ma anche necessaria, considerato lo stato attuale delle Provincie, ferme a metà del guado rispetto alla normativa del 2014, con un’identità tutta da ricomporre, avendo conservato ruoli e competenze di sempre, ma senza le risorse finanziarie adeguate. Un mezzo pasticcio.
Per il “primo cittadino” avellano, quello delle “larghe intese” è il percorso utile da seguire, fissando pochi e chiari obiettivi da realizzare in materia di viabilità, edilizia scolastica, oltre che per le politiche ambientali e il ciclo rifiuti; a maggior ragione sarebbe utile e conveniente per la buona prassi amministrativa, se fosse rafforzato quale scelta di servizio istituzionale sul modello con cui Luigi de Magistris è sindaco della Città metropolitana di Napoli, con importanti riscontri di corretta amministrazione, specie per l’edilizia scolastica e la viabilità. In questo scenario, si colloca il Movimento 5 Stelle, che, in linea di massima, non pare orientato a partecipare alla tornata di fine mese, ma che può costituire- con i consiglieri del Comune di Avellino “conquistato” con il voto di giugno- il classico ago della bilancia in grado di favorire l’elezione del presidente del Consiglio provinciale.
Sono vari i nodi da sciogliere. E il tempo stringe, mentre l’Ufficio elettorale di palazzo Caracciolo ha definito la platea dei “grandi elettori”. Saranno 1398, tra sindaci e amministratori dei 119 Comuni d’Irpinia, chiamati ad eleggere il presidente, che darà il cambio all’avvocato Domenico Gambacorta, sindaco di Ariano Irpino, in rappresentanza di Forza Italia, e il Consiglio provinciale del nuovo ciclo amministrativo. La presentazione delle candidature è fissata dalle ore 8,00 alle ore 20,00 di mercoledì 10 e dalle ore 8,00 alle ore 12,00 di giovedì 11 ottobre. Per il Consiglio si possono presentare liste, da sei a dodici candidati. Dettaglio particolare, per il presidente, organo monocratico, e per i consiglieri il mandato conferito viene esercitato senza alcuna indennità.