Sarà inaugurata martedì prossimo, 3 dicembre, alle 19 al Godot Art Bistrot di via Mazas ad Avellino la mostra del fotografo Luca Daniele. Si tratta di 12 istantanee raccolte nel calendario «Collectio 2020»: un viaggio attraverso le immagini ideato per prendere nota, per programmare, per partire da uno scatto e magari costruirci su un mondo, un modo per provare a guardare una foto senza lasciarla andare con l’idea, forse folle, che si possa tornare su un’immagine osservandola per un mese. «Questa mostra – spiega Daniele – e dunque il calendario rappresentano una sorta di diario di bordo, un racconto di un anno passato, un modo per affrontarne uno nuovo attraversando le emozioni vissute viaggiando, in luoghi più lontani o in contesti più vicini, un esercizio della mente e del cuore che passa attraverso lo sguardo di chi ha ancora voglia di comprendere meglio se stesso».
Daniele per anni ha lavorato come grafico pubblicitario in diverse agenzie campane. Complice la sua attività, ha sempre avuto un contatto diretto e stimolante con fotografi professionisti, sfruttando le loro indicazioni e approfondendo nel tempo la tecnica. Poi un importante cambiamento nella sua vita, l’ha portato a sentire più forte il bisogno di comunicare attraverso la macchina fotografica.
Da allora corre in strada a cercare sguardi, gesti insoliti, l’attimo, la luce. Si ispira a maestri come Bresson, Doisneau, Scianna, Frank; degli stessi asseconda le sensazioni che hanno raccontato e che ritrova ogni volta che riesce a «rubare la vita». Nasce come fotografo di strada dove si sente a casa, alla ricerca di un attimo che racconta, che apre una visione, ama sentire quello che la strada trasmette, stare dentro a quel che vede non solo dal mirino. Col tempo inizia a curare servizi di reportage di carattere sociale e antropologico e non disdegna affatto la figura di fotografo di eventi, sentendosi perfettamente a proprio agio nel documentare, raccontando attraverso le emozioni, la propria idea di fotografia.
«Ricordo – dice Daniele – le prime volte per strada tra la gente, quando sentivo la paura delle persone, probabilmente era anche la mia, mi sentivo armato e temuto. Col tempo, la strada, è diventata un’amica che mi ha regalato emozioni e consensi, le occhiatacce sono diventate sempre più rare, gli incontri indispensabili e ricchi di sorprese. Sono grato alla fotografia – conclude – per avermi dato la possibilità di conoscere meglio me stesso e gli altri».