«Da diversi mesi – sostengono i sindacalisti – stiamo assistendo all’ennesimo tentativo di frantumazione dell’Italia e dei principi costituzionali fondanti il nostro Paese, in spregio dei continui richiami all’unità ed alla coesione nazionale da parte del nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Da ultimo, l’inserimento del ddl “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata di cui all’art. 116, 3 comma, Costituzione” tra i provvedimenti collegati alla legge di Bilancio, riportato nella Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza 2020, approvata dal Consiglio dei Ministri lo scorso 5 ottobre nel silenzio generale e senza alcuna discussione pubblica, rappresenta un preoccupante rigurgito di silenti spinte centrifughe, solo apparentemente sopite durante la pandemia e che invece, proprio “approfittando” di questo periodo in cui l’attenzione di tutti è catturata da questioni di primaria importanza, tornano a farsi sentire paurosamente».
«Proprio la crisi epidemiologica in atto ha dimostrato come alcune materie di legislazione concorrente, a partire dalla tutela della salute, necessitino di un coordinamento più stringente a livello centrale per evitare interventi differenziati sul territorio, penalizzando di fatto le Regioni che, per discutibili criteri di riparto, risultano beneficiarie di risorse di gran lunga inferiori rispetto a quelle destinate ad altre realtà con indici di spesa storica migliori. Senza tenere in alcun conto i contesti locali, i gap infrastrutturali di partenza o le performance positive registrate negli anni; il tutto in danno dei cittadini cui andrebbe invece riconosciuta la piena esigibilità dei diritti costituzionalmente garantiti in ogni territorio. Il rischio, tremendamente attuale, è quello di avallare l’idea di un Paese che si muova non più solo a due, ma addirittura a venti velocità».
«È indispensabile, invece, una preventiva definizione normativa dei principi fondamentali inderogabili, dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) e dei relativi fabbisogni atti a garantire il rispetto di quei principi e l’esigibilità di quei LEP in ogni Regione e su ogni competenza. Solo successivamente potranno essere determinate le risorse spettanti a ciascun territorio da attribuire in funzione delle prestazioni da assicurare e non viceversa».
«Così come non si può condizionare la disponibilità dei 4,6 miliardi di euro destinati a un Fondo di perequazione infrastrutturale, previsto dalla prossima Legge di Bilancio, all’approvazione della Legge sull’autonomia differenziata. L’obiettivo della riduzione dei divari infrastrutturali tra i territori prescinde ogni ragionamento sull’attuazione dell’art. 116, terzo comma».
«Per questi motivi richiamiamo alla necessità ed indifferibilità di un’azione sinergica, ciascuno per le rispettive competenze e nei confronti delle proprie filiere verticali, affinché sia scongiurato il pericolo che il “ddl Boccia” sia presentato come collegato alla Legge di Bilancio. Va piuttosto avviato un serio e collaborativo confronto sulle conseguenze generate dalla riforma del Titolo V della Costituzione, al fine di ristabilire l’auspicabile equilibrio tra unità e decentramento, senza lasciarsi abbagliare dalla prospettiva di nuovi poteri in mano alle Regioni che rischiano di aumentare gli inaccettabili divari esistenti».
«Invitiamo pertanto il sindaco di Avellino a farsi promotore di iniziative congiunte che abbiano come obiettivo esclusivo il benessere delle nostre terre e dei nostri cittadini.
Crediamo che ogni ipotesi di riforma debba scaturire da una corretta dialettica a più voci, che sia capace di contestualizzare qualsivoglia intervento nell’ambito di un ragionamento più ampio che parta dal rispetto della clausola per la ripartizione territoriale del Fondo Sviluppo e Coesione (80% delle risorse destinate al Sud) e dall’applicazione della clausola del 34%, in modo da garantire alle politiche di coesione il carattere di effettiva addizionalità».
«Una discussione che tenga altresì conto della più opportuna destinazione delle ingenti somme riconosciute all’Italia nell’ambito del Programma Next Generation EU, che dovranno essere in massima parte impiegate per provare a colmare o quanto meno a ridurre il gap tra Nord e Sud; ovvero il motivo principale per cui il nostro Paese risulta il maggior beneficiario a livello europeo. Una deliberata omissione costituirebbe un atto di gravissima irresponsabilità politica ed istituzionale, che avrebbe come unico effetto quello di alimentare insostenibili disparità e di generare inammissibili discriminazioni tra cittadini, con una portata disgregante i cui esiti si possono facilmente e drammaticamente immaginare».
Ufficio stampa e comunicazione
Cgil Avellino