La Corte di Cassazione di Avellino ha stabilito che un figlio adottivo maggiorenne non può pretendere di essere assistito a vita e incorre in reato se pretende soldi, con parole intimidatorie, dalla coppia che lo ha allevato. Il Gup del Tribunale di Avellino, nel giugno 2013, aveva dato parere negativo alla denuncia di padre e madre affermando “di non poter recedere dagli obblighi di assistenza e mantenimento assunti con l’adozione”. Il 24enne ucraino si è però reso protagonista di una serie di minacce e intimidazioni del tipo: “Mi dovete dare i soldi, non vado a lavorare e siete voi che mi dovete mantenere, avete sbagliato ad adottarmi e adesso pagate, vedrete cosa vi succederà se non mi date soldi e casa”. Dalla delusione della coppia per l’ostilità del giovane, al quale non avevano fatto mancare nulla per anni, alla tutela dalle minacce la decisione è stata meditata e sofferta. Alla fine la denuncia di un atteggiamento che, per la Cassazione, “presenta caratteristiche di apprezzabile minaccia”.