(Riceviamo e Pubblichiamo). Sono passati nove mesi dal 24 maggio 2018, quando è iniziata un’autentica guerra da parte dell’Asl al personale medico che opera nella continuità assistenziale. Inizialmente c’è stata la riorganizzazione della pianta organica della Continuità assistenziale con tagli lineari del numero dei medici in servizio, a volte non giustificata neanche dal comune buon senso.
I frutti di questo progetto cominciano a vedersi in tutta la loro gravità: quasi in tutti i presidi di CA i turni sono garantiti da un unico medico in servizio con inevitabili ricadute sulla qualità dell’assistenza, sulla possibilità reale di effettuare visite a domicilio, sempre più richieste se non pretese dall’utenza e sulla sicurezza degli operatori medici sui luoghi di lavoro. Seppur lodevole l’iniziativa portata avanti dall’Asl nei mesi scorsi volta alla ricognizione dei requisiti minimi di sicurezza e di comfort dei presidi di CA, rimane il fatto che ci sono ancora presidi insicuri, fatiscenti, ricchi di barriere architettoniche, senza porte di emergenza né uscite secondarie.
A tale situazione di estrema difficoltà in cui si trovano ad operare i medici di CA si aggiungono, nell’ordine la decurtazione effettuata «solo» dall’Asl di Avellino sullo stipendio dell’indennità oraria di 3 euro come previsto dall’Accordo Integrativo Regionale tuttora vigente.
Per i non addetti ai lavori, tale indennità era corrisposta anche per garantire l’assistenza pediatrica data l’assenza di un servizio analogo alla CA per la popolazione pediatrica nelle ore notturne e festive. In merito alla possibilità di una soluzione condivisa tra i medici di CA e l’Asl vari tentativi sono stati fatti, inclusa una manifestazione dei camici bianchi in Via degli Imbimbo e la successiva convocazione di una delegazione da parte della Direzione Generale nella persona della dottoressa Morgante. Nonostante le rassicurazioni in merito, nulla è stato risolto e si è scelto di ricorrere al Giudice del Lavoro.
Ma non finisce qui… Non c’è mai limite al peggio.
La Direzione Generale con proprio atto deliberativo ha ritenuto opportuno estendere alla figura dei Medici di CA lo status di dipendente applicando i disposti normativi di cui al D.Lgs. 66/2003 e successive modifiche in merito all’orario di lavoro. Rammentando che il medico di CA come il medico di medicina generale è un libero professionista convenzionato con l’Asl che assicura prestazioni sanitarie non differibili in orario notturno, prefestivo e festivo, come d’altro canto ribadito da diverse sentenze di Cassazione. In tale ottica risulta pressoché incomprensibile la decisione assunta dall’Asl nel mese scorso di consentire “solo” turni di 12 ore con la necessità di 11 ore di riposo successivo.
Nei fatti si chiede al medico di CA di comportarsi da dipendente senza avere nessuna delle tutele previste per i dipendenti (ferie, malattie, astensione obbligatoria per maternità). Alla richiesta delle sigle sindacali di avere un incontro con la Direzione Generale e Sanitaria dell’Asl di Avellino, protocollata una settimana fa, è calato il silenzio, inspiegabile e oltremodo oltraggioso della professionalità di tutti i medici che operano in CA e che garantiscono uno dei pochi servizi pubblici degni di questo nome (accesso gratuito all’assistenza e possibilità di visite a domicilio).
Si annuncia sin d’ora una massiccia partecipazione dei camici bianchi ad una manifestazione che si terrà nelle prossime settimane in Via degli Imbimbo per chiedere l’intervento diretto della Direzione Generale nel sanare il conflitto che rischia di compromettere la organizzazione delle turnazioni in CA e scongiurare l’interruzione di pubblico servizio. Al vaglio con le organizzazioni sindacali la possibilità di indire uno sciopero nei modi e nei tempi previsti dalla legge.
* Medici di continuità assistenziale dell’Asl di Avellino