Abbiamo incontrato l’artista Andrea Matarazzo presso il suo laboratorio ad Avellino ecco cosa gli abbiamo chiesto.
Come è nato l’interesse per la pittura? Fin da piccolo ho avuto una fervida immaginazione quindi adoravo creare situazioni e disegnare. Ero anche molto attratto dai colori del cartone animato, dal movimento. Poi ho seguito un percorso all’interno delle Accademia delle Belle Arti di Napoli intraprendendo la mia strada di artista, all’indirizzo di grafica d’arte e quindi l’incisione, la stampa d’arte mi ha accompagnato per diversi anni.
Chi sono stati i maestri che l’hanno formata? I maestri all’interno dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli, Erminia Amitrano e Aniello Scotto entrambi incisori, e grazie a loro ho iniziato a presentare i miei lavori per i concorsi. Poi è stata mia cura approfondire ricercando artisti sia italiani che all’estero. Insieme ad un mio amico Gianluca Avella abbiamo formato un collettivo d’arte Amataria, iniziando a collaborare con le associazioni sul territorio. Abbiamo partecipato al progetto dentro il cratere in collaborazione del museo irpino e provincia di Avellino, per la commemorazione del terremoto in Irpinia.
Come è vivere da artista ad Avellino? Inizialmente c’era un sentimento di rabbia perché la città non offriva opportunità e spazi ai giovani artisti, invece Napoli è una città che mi ha accolto sotto il punto di vista delle opportunità. Poi ho maturato il progetto 6.9 in cui divento un medium diventando la punta di un sismografo per 90’ e rimarginando la ferita, la rabbia che c’era tra me e il territorio, chiusa in un abbraccio.
Quali i prossimi impegni? In cantiere ci sono progetti per il comuni di Avellino e Mercogliano, che abbracciano la storia dei due territori da passare anche alle generazioni future.
Giovanni Moschella