Non è certo una bella storia di Natale, e non sarà un bel Natale, l’ennesimo, per Giuseppe Di Pietro, 60enne, ex operaio edile, da dieci anni costretto a deambulare con l’ausilio delle stampelle da quando cioè gli è stata diagnosticata una corrosione ossea che gli sta appunto consumando gli arti inferiori. Una vita di lavoro, e una vita senza affetti, quella dell’operaio che vive da solo alla frazione Calore di Mirabella Eclano e tira avanti solo grazie alla solidarietà di un amico disabile come lui, Corradino Serino.
Qualche tempo fa Giuseppe, che sin da giovane ha lavorato per una nota impresa locale, si è pure rivolto a un avvocato per sollecitare l’Inps nell’assegnazione di una pensioncina di invalidità ma a oggi non ha avuto nessuna risposta. Silenzio totale, e il silenzio è calato molto preso sul suo caso umano tanto che il sessantenne minaccia di incatenarsi alle sbarre del ponte sul fiume Calore. Un gesto di disperazione a pochi giorni dal Natale, un gesto per scuotere le coscienze di quanti conoscono comunque le sue condizioni sociali eppure fanno finta di niente. “Spero che qualche persona di buon cuore ascolti la mia supplica – ci spiega Giuseppe Di Pietro – altrimenti sono finito. Non posso più andare avanti: non ho soldi nè assistenza. Chiedo almeno un pò di conforto”.
In tutti questi anni, solo per estremo senso di dignità, Giuseppe non si è mai rivolto a nessuno nel suo paese. E’ stata l’iniziativa spontanea di un suo vicino a portare a conoscenza dell’opinione pubblica la triste storia di Giuseppe Di Pietro. E nel Paese dei falsi invalidi quelli veri come lui sono costretti a elemosinare un diritto anche all’assistenza che gli spetta. Il nostro augurio di Natale per Giuseppe è che qualche anima pia raccolga il suo appello dignitoso.