Il nostro Territorio, atavicamente, sottoposto a disagi e disservizi, sta subendo – indiscutibilmente – un pesante contraccolpo, dovuto, principalmente, alla mancanza della politica, alle sue inefficienze, alla scarsa organizzazione di mezzi e servizi e, purtroppo, alla, quasi totale, assenza di programmazione. I dati delle ultime settimane, decisamente sconfortanti, non lasciano spazio a dubbi, incertezze. La realtà si fa sempre più lampante, inequivocabile, preoccupante: il Covid-19, così come nel resto del Paese e dai dati a livello mondiale, incede inesorabile, colpendo, in questa fase, anche i più giovani. Il nostro sistema sanitario, non del tutto efficiente, per usare un eufemismo, non è – nei fatti – sempre in grado di fronteggiare l’ordinario e, a maggior ragione, di sostenere – ad horas – l’onda anomala di questa vera e propria “pandemia”. Quella che molti, non solo i negazionisti, irriducibilmente, fanno fatica a definire “pandemia” è, invece, palesemente, tale e ci sta fagocitando, schiacciando, lasciandoci languire anche economicamente, e non meno, psicologicamente. Occorre, per questo, non solo sensibilizzare, maggiormente, i cittadini ma, soprattutto, adottare più prevenzione. È necessario, a tal proposito, effettuare un maggior numero di tamponi naso-faringei, i quali, necessariamente, vanno ripetuti nel tempo, con regolarità, per accertarsi che il virus non venga contratto a posteriori, visti i non pochi casi di falsi positivi e/o falsi negativi. Occorre, poi, monitorare gli assembramenti, che, inevitabilmente, si creano all’interno di luoghi pubblici chiusi e non solo, dal momento che, nella realtà quotidiana, non tutti gli ingressi vengono, perfettamente, gestiti e scaglionati come, negli esempi pratici, all’esterno dei tanti plessi scolastici, sugli scuolabus, dove il distanziamento sociale – è acclarato – non viene affatto rispettato; così come all’interno e all’esterno di molti uffici postali e di svariati esercizi commerciali. Non meno difficile è la questione delle attività private, per citarne alcune più significative, come bar, ristoranti, pub, supermercati, cinema, palestre e centri estetici; nei luoghi di maggior ritrovo, insomma; ove bisogna, certamente, preservare la loro continuità economica e, simultaneamente, con interventi ben mirati, aiutare le stesse ad essere in grado di tutelare la salute dei cittadini, ovvero delle fasce più coinvolte e quelle più fragili, perché, non va sottaciuto, il Covid-19 attecchisce ovunque, colpendo tutti e proliferando ove i contatti sono, appunto, incontrollati. I dati allarmanti, infatti, delle ultime settimane non possono lasciarci indifferenti, inerti: “l’Irpinia non può essere nuovamente colpita al cuore” ove, questa volta, non è una calamità naturale a trafiggerla, come il sisma del 1980, che è stato – dunque – indipendente dalla volontà degli uomini e non direttamente addebitabile alle responsabilità della politica, ma un potente nemico invisibile, insidioso, che, se indisturbato, cioè senza i dovuti argini e senza l’adeguata difesa, può diffondersi in maniera devastante. È proprio su questo che bisogna alzare la voce, ove è evidente la confusione, che, purtroppo, regna sovrana per colpa, innanzitutto, della politica, ovvero di chi decide e di chi controlla. Da un “feroce lockdown”, dei mesi scorsi, e dalle misure precauzionali, estremamente, restrittive, emanate dal Governo, prima, e dalla più che zelante Regione Campania, dopo, si è passati, improvvisamente, ad un modus operandi sconcertante, dissonante, attraverso l’assunzione di comportamenti, estremamente, leggeri e superficiali, come se il virus fosse stato debellato o, peggio ancora, come se non fosse mai esistito. Con maggior enfasi, proprio nella nostra Regione Campania – attraverso la politica basata sulle sole incombenti questioni elettorali – abbiamo assistito alle degenerazioni, anche “cabarettistiche”, del Presidente De Luca, il quale, appunto, da “sceriffo con il lanciafiamme” è passato al livello successivo di “buon fratacchione”; ove, nella presunzione del cosiddetto sbandierato spot di “Campania Covid-free”, ha dato spazio – più di altrove – al laisser faire, alla movida selvaggia, ai viaggi senza prevenzione, ai rientri dall’estero incontrollati, ai festeggiamenti nelle piazze, sulle spiagge, nei locali;
l’utilizzo della mascherina è stato sospeso, i tamponi sono stati effettuati in percentuale minima, cioè più che limitata. Tutto questo ha fatto sì che il Covid-19 riprendesse la sua irrefrenabile corsa e, purtroppo, adesso, a pagarne le infauste conseguenze siamo, su tutti, noi Campani, in particolar modo, noi Irpini, ancora una volta, dimenticati, più degli altri, dalle Istituzioni. Ci si domanda, allora: quando i Presidi Ospedalieri, presenti sul Territorio, saranno congestionati dai reparti Covid-19, in assenza di sufficienti posti letto in terapia intensiva e sub intensiva, di attrezzature e macchinari deputati a far fronte all’emergenza in corso, quale sarà il nostro destino?!? L’Associazione politico-culturale “Popolo e Territorio”, sulla scorta di quanto denunciato, chiede di essere ascoltata: le scuole, di ogni ordine e grado, della provincia di Avellino, in assenza di condizioni favorevoli, devono, anche, poter essere chiuse. A rigor di logica, una soluzione plausibile, in questo momento e nei mesi a seguire, è la DAD (Didattica a distanza), resa sempre facoltativa, con video-lezioni giornaliere, che garantiscano la continuità didattica ed educativa, in qualsiasi caso. Tutte le Strutture sanitarie, i Presidi territoriali e anche gli Ospedali da campo, per cui sono stati investiti milioni di euro e, ad oggi, non attivi – molto probabilmente, perché non agibili – vanno, necessariamente, resi efficienti, funzionanti e funzionali. Si sta perdendo il diritto alla salute! Tutto ciò è deprecabile. Per non parlare, altresì, del numero elevato di pazienti asintomatici, i quali possono, tranquillamente, veicolare il virus, ignari di averlo contratto. È per questo che occorrono controlli serrati, a tappeto, ovunque. Le Autorità competenti, incluse le Asl, hanno il sacrosanto dovere di assumersi le giuste responsabilità di quanto sta accadendo, perché, presto, si potrà assistere ad una catastrofe senza precedenti. La politica ha l’obbligo civico, etico, di intervenire, di assolvere, coscienziosamente, il proprio compito, prima che la situazione precipiti e diventi irreversibile, considerando, anche, la profonda crisi economico-finanziaria, causata dalla “pandemia”, soprattutto in seguito al lockdown. Si è assistito, infatti, negli ultimi mesi, ad un incremento notevole del tasso di disoccupazione e ad un calo vertiginoso del prodotto interno lordo (PIL). Una recessione aspra, repentina, che ha gettato nel panico e nello sconforto migliaia di lavoratori: liberi professionisti, partite Iva, esercenti, artisti. Considerando tutto ciò e rapportandolo al nostro Territorio e al nostro Popolo, si rischierebbe, anche di più in termini umani, una insanabile ferita sociale fatta di sempre più crescenti emarginazioni, di depressioni, suicidi. Non possiamo permettercelo e non dobbiamo consentirlo! Certi di un riscontro, auspichiamo, infine che, in tempi brevi, la nostra terra e il nostro Paese riprendano a respirare e a vivere in sicurezza, sotto tutti i punti di vista.“FATE PRESTO!”
Associazione politico-culturale “Popolo e Territorio”.