di Gianni Amodeo
Un “buco” di 150 milioni di euro, pari, per intenderci, a 300 miliardi di lire del vecchio conio e … corso. E’ l’ingente massa debitoria che rappresenta in plastica evidenza, la pessima gestione economica e finanziaria dell’Alto Calore servizi, Società pubblica per azioni in house, con capitale interamente detenuto sia da 125 Comuni, ripartiti tra l’Irpinia, per lo più, e il Sannio, sia e dalle amministrazioni provinciali di Avellino e Benevento, che formano la compagine della struttura consortile di corso Europa, fondata nel 1938, con raggio d’azione sui territori che si è venuto ampliando con lo sviluppo delle idrostrutture negli anni del Dopo–guerra, anche e soprattutto con i significativi e importanti supporti della Cassa del Mezzogiorno. Una massa debitoria grave e sconcertante, per la quale i magistrati della Sezione contro la criminalità economica della Procura della Repubblica di Avellino, diretta da Domenico Airoma, hanno avanzato la richiesta di fallimento della Società di Corso Europa, proprietaria dell’infrastruttura funzionale alla distribuzione idrica sui territori dei Comuni interessati, e responsabile dell’esercizio delle correlate attività di controllo, trattamento, difesa e valorizzazione delle risorse idriche. Il tutto connesso con un largo ventaglio di funzioni, in cui si collocano la gestione del servizio idrico integrato con captazione,accumulo,adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili e industriali, inclusi i servizi di fognatura e di depurazione delle acque reflue, nonché tutte le attività connesse e collegate con la stessa gestione, compresa la manutenzione, sia ordinaria che straordinaria, delle reti,degli impianti e delle altre dotazioni patrimoniali collegate con lo svolgimento del servizio idrico.
La richiesta di fallimento dell’Alto Calore costituisce la risultante di un’ampia ed articolata serie di indagini coordinate dalla Procura di piazzale De Marsico e sviluppate dai Finanzieri del Nucleo di Polizia economico–finanziaria della Guardia di Finanza del Comando provinciale di Avellino. Sotto attente verifiche ed esami incrociati i dati contabili e fiscali dell’Alto Calore, con le relative acquisizioni documentali. Ascoltati tutti i soggetti interessati- a vario titolo di competenze, ruoli e responsabilità- alla gestione della Società consortile, tra i quali rappresentanti del Governo nazionale, della Regione– Campania, delle amministrazioni provinciali e delle amministrazioni dei Comuni che formano l’azionariato dell’Alto Calore.
L’intervento della Procura, con la drastica richiesta di fallimento dell’ Alto Calore, segna una svolta netta e fissa con carattere d’urgenza e necessità un punto fermo non più eludibile, a fronte di uno stato di crisi diventato ormai irreversibile ed accentuato negli ultimi anni, senza alcuna prospettiva per attuare un plausibile e credibile piano di risanamento. Un fallimento economico e finanziario, che, nello stesso tempo, è specchio di un fallimento amministrativo e gestionale, ma soprattutto sociale e politico. E sarebbe vera beffa, se un quadro di negatività così diffuso e capillare dovesse incidere sui bilanci dei 125 Comuni e delle amministrazioni provinciali di Avellino e Benevento, di cui l’ Alto Calore è società in house.