Due anni di pandemia non hanno fatto altro che contribuire a spopolare le piazze dei paesi e oggi, nonostante il virus circoli ancora ma grazie a meno restrizioni e soprattutto alle iniziative di associazioni giovanili, che sono la materia viva delle nostre comunità, le piazze dei paesi ritornano a rivitalizzarsi. Nel Baianese due comuni, quello di Baiano e Avella, hanno visto ripopolare i centri cittadini grazie a due manifestazioni sportive, il beach volley a Baiano e “La Gabbia” ad Avella.
Soddisfatti delle iniziative anche gli amministratori locali in particolare l’assessore Mattia Lieto del Comune di Baiano che ha affermato: “È doveroso, oltre che un piacere, ringraziare il forum dei giovani che con costante impegno organizza eventi di qualsiasi genere, rendendo partecipi tutti. Il beach volley in piazza è solo l’ultimo fantastico evento tra i tanti realizzati, uno tra gli sport più popolari tra quelli praticati sulla sabbia. Ormai alla decima edizione è un appuntamento fisso, capace di raggruppare non solo gli appassionati di sport ma anche famiglie e bambini. A parteciparvi squadre provenienti non solo dal nostro paese, ma anche da quelli limitrofi e dall’agro-nolano. Tante bellissime persone che riempiono e rendendo vive le nostre piazze. Quello che può sembrare solo un semplice evento sportivo estivo diventa un ricco appuntamento che ha dato vita a tanti momenti di aggregazione e di confronto, anche culturale. Che ben vengano queste iniziative da parte dei giovani, saremo sempre pronte a valorizzarle”.
Per Avella abbiamo sentito il parere della consigliera Nicoletta Longobardi, che ha la delega alle Politiche giovanili: “Grazie ai ragazzi del Forum dei Giovani da parte mia e dell’amministrazione comunale , questi giovani con tanta sinergia, come una vera e propria famiglia, sono riusciti ad organizzare in poco tempo, nonostante le tante difficoltà, la Gabbia. Per me e per tutta la comunità avellana è un grande successo, vedere le piazze di nuovo colme di bambini, giovani e di adulti non ha prezzo. Tengo a precisare che “la Gabbia” è stata assemblata interamente dai ragazzi i quali hanno lavorato giorno e notte, nel vero senso della parola. Osservandoli da dietro le quinte mi emoziona vederli tutti insieme lavorare per il bene del paese. Noi saremo sempre al loro fianco pronti a sostenerli per ciò che stanno facendo e per quello che sono sicura faranno per il nostro paese”.
Iniziative che però sono state oggetto anche di severa critica sui social da parte di qualcuno che ha acceso un aspro dibattito pubblicando il seguente post: “Confronti: beach volley a Baiano; la Gabbia ad Avella. Basta per dichiarare fallita la cultura italiana”.
Sul punto abbiamo voluto sentire anche il parere di Antonio Vecchione, storico ed autorevole promotore sportivo del baianese. Abbiamo cercato di conoscere, attraverso semplici domande, la sua opinione in merito al rapporto tra sport in piazza e cultura. “Io non avrei mai pubblicato questo giudizio, a mio avviso inopportuno, ingeneroso e fuorviante. Un’affermazione che potrebbe far emergere una spocchiosa superiorità generazionale nei confronti dei giovani. Ma, conoscendo il personaggio, non penso che sia questo il caso. Stiamo uscendo faticosamente dagli anni bui del Covid, anni di sofferenza e solitudine: uno stravolgimento in negativo dei nostro costumi di vita. Lodevolissimo l’impegno di questi giovani che faticosamente riportano la vita in “piazza”, animano le serate con giochi e attività che, seppur in linea con la contemporaneità, creano atmosfere di gioiosa solidarietà, spingendo i cittadini a uscire di casa per assistere a questi spettacoli. Noi non possiamo che essere loro riconoscenti. Il primo dovere delle nostre generazioni di ultrasettantenni è quello di far sentire la nostra vicinanza a questi giovani, aiutarli a superare le enormi difficoltà che questa terribile temperie riserva loro, incoraggiarli e sostenere le loro iniziative.
Ma entrando nel merito, pensi che, con questo tipo di manifestazioni, la “cultura italiana sia fallita”, come recita il post? Confesso di non aver capito che cosa intenda con fallimento della cultura italiana. Peraltro segnala il pericolo, secondo lui, che queste discipline promosse nelle piazze di Avella e Baiano, siano espressione di una “cultura consumistica americana”, affermazione che a me appare senza senso. Pallavolo da spiaggia, storico gioco nazionale, e una competitiva e brillante evoluzione del calcio nazionale come “cultura consumistica americana”? E’ rischioso, mi permetto di consigliare, far galoppare l’immaginazione fino a questo punto. Io ho una idea diversa di cultura, non legata ai canoni rigidi della nostra giovinezza, quando era legata soprattutto agli studi, alle nozioni da imparare, alla classe di appartenenza, quasi una cultura alta e una bassa. “….A che cosa serve la cultura? a migliorare l’anima delle persone, a farle riflettere, a renderle più tolleranti verso i diversi da sé, quindi a scoprire il valore della democrazia e della solidarietà, a ricacciare indietro le pulsioni della violenza”. La cultura è il modo di vivere del cittadino in rapporto con gli altri e questi giovani, attraverso queste esperienze di gruppo, nelle quali si confrontano, discutono, mettono a fuoco progetti e si sforzano di realizzarli al meglio, curano i particolari, si aprono ad altre realtà, acquisiscono la consapevolezza del loro ruolo nella comunità di appartenenza. Un modo anche per evitare frequentazioni sia di persone che di luoghi più pericolosi. Immagino quanto tempo abbiano dedicato a queste organizzazioni: un tempo negato all’ozio o ad attività meno educative. Sono esperienze fondamentali di crescita, peraltro valorizzando il territorio e rafforzando le loro radici. Io direi che sia un ottimo modo di “far cultura”. Possiamo vantare di avere nelle nostre piccole realtà una generazione di giovani in gamba. Complimenti a tutti.
In conclusione, quale insegnamento si può trarre da questa vicenda? Quello di eliminare gli steccati fra generazioni, aprire un dialogo, ma soprattutto evitare che la nostra generazione, soprattutto nelle nostre piccole comunità, si senta sempre indispensabile. E’ un errore pensare di essere sempre la misura delle cose, unico centro pensante delle attività sociali. Occorre avere fiducia nei giovani e lasciare loro lo spazio necessario e la libertà di realizzare i loro sogni, senza censure, senza frapporre ostacoli. Occorre avere l’umiltà di essere al servizio della comunità, senza troppo apparire, con il buon senso delle persone sagge, offrendo contributi alla crescita e all’innalzamento del livello civile con la discrezione di chi non vuole strafare.