di Gianni Amodeo – Foto di Antonio Guerriero
Un Festa tutta nostra
un momento tutto nostro
tramandato dagli avi
E’ la didascalica terzina dell’Avviso sacro che annuncia il triduo di preparazione alla Festa votiva e di ringraziamento in omaggio a Santo Stefano, Protomartire della cristianità e Patrono della comunità cittadina; triduo di celebrazioni eucaristiche serali apertosi ieri, per approdare alle ritualità liturgiche di sabato, anche mattutine, nella Chiesa parrocchiale dedicata al Levita, riaperta al culto dopo circa un mese di chiusura per il distacco di un pezzo d’intonaco dalla lunetta della volta che sovrasta l’altare della navata centrale, con un intervento di messa in sicurezza secondo la normativa, in attesa della sistemazione completa.
Un evento, intessuto d’onoranza e di fede religiosa che si rinnova di anno in anno, coincidendo ed incrociandosi con l’appena avviata e cauta fase del Dopo emergenza sanitaria del Covid-19 da cui l’umanità è stata profondamente segnata nel biennio 2020\2021; fase di fiduciosa speranza, generata dalle tempestive modalità con cui sono stati imboccati i percorsi delle campagne di vaccinazioni anti corona virus, in virtù dei supporti di collaborazione e cooperazione internazionale, con il diretto coinvolgimento di Stati e governi nazionali, in funzione sia della ricerca scientifica, sia della medicina progredita, sia delle strutture operative dell’industria farmaceutica avanzata e sempre più evoluta. Senza tralasciare il ruolo svolto dalle reti di comunicazione, nel garantire un’informazione di estesa e sociale capillarità per la generale consapevolezza.
E’ Festa votiva, di ringraziamento e di memoria, quella annunciata sul filo della tradizione dall’ Associazione Comitato Festa Santo Stefano 2022, che si lega al biennio 1902\1903, quando la piccola comunità cittadina fu aggredita dal vaiolo -, che per secoli è stata a livello planetario malattia infettiva virale ad elevato tasso di mortalità, debellata soltanto mezzo secolo fa, con la dichiarazione di “eradicazione” resa ufficiale dall’ Oms, in virtù delle massicce e costanti campagne di vaccinazione compiute soprattutto nel XX secolo- mietendo vittime senza fine, tra dolori e sofferenze, in una cupa atmosfera di angosce e paure. Una tragedia, che indusse la comunità a chiedere l’intercessione del Santo Patrono, affinché la letale e terrificante malattia cessasse.
Dell’intercessione, ravvivata da intenso afflato religioso, si rese fervido interprete- alla luce delle disposizioni d’autorizzazione fussate dal Sindaco pro tempore Pietro Boccieri– il corteo di fedeli in preghiera, con cui la statua del Levita fu condotta in solenne processione attraverso le vie del centro abitato, sostando nello slargo di corso Garibaldi, antistante il Palazzo municipale; slargo che negli anni ’10 sarà la Piazza intitolata all’avvocato e notaio Francesco Napolitano, emerito Sindaco ed amministratore comunale di eccellenti qualità per formazione culturale, competenze giuridiche e spirito di servizio. E proprio nella sosta sullo slargo di corso Garibaldi, la commossa e coinvolgente omelia d’intercessione a Santo Stefano fu pronunciata dal concittadino monsignor Biagio Masi, uomo di considerevole cultura e dai vasti interessi letterari, acuto e perspicace conoscitore della Bibbia e delle Sacre scritture, tra i più prestigiosi oratori sacri nella Diocesi di Nola.
Era la tarda mattinata del 26 febbraio del 1903. L’ultima vittima del vaiolo era stata registrata all’ufficio anagrafico del Palazzo municipale il giorno precedente. Ed era il segno dell’ intercessione accolta. Un’accoglienza, che come tale da 119 anni è vissuta nel sentire della comunità quale atto di fede e di piena dedizione al Levita. Un sentire di tradizione popolare che si combina con la speranza e la fiducia di definitivo superamento della pandemia del Covid–19. Un auspicio, che nei nostri giorni valga a rimuovere-quanto prima e per vita sociale rinnovata- gli scenari di silenzio e di desolazione che il reportage fotografico di Antonio Guerriero racconta di alcuni luoghi-simbolo cittadini, su cui spicca la luminaria che incornicia il portale della Chiesa ‘ncoppa ‘O stradone ‘e Santo Stefano.