di Gianni Amodeo
Dal Teatro stabile di Torino e al Piccolo Teatro Strehler, a Milano, breve itinerario. E si è nell’orbita degli Spazi più rinomati ed eccellenti dell’arte scenica classica e della sperimentazione d’avanguardia nel panorama italiano ed europeo.
E’ il passaggio di prossimità compiuto da Beatrice Vecchione, la giovane attrice che si è venuta distinguendo nell’arco del decorso quadriennio con significative e rilevanti performance nelle molteplici produzioni dello “Stabile” rappresentate nella fastosa ambientazione dello storico Carignano, a Torino, e nei più importanti teatri italiani; un percorso di prestazioni qualificate e di progressivo arricchimento culturale per Beatrice Vecchione –ora sulla soglia dei venticinque anni- integrato dalle variegate esperienze maturate nelle tournèe in Svizzera, nei Paesi dell’America latina e in Cina. Un viatico davvero ricco e interessante, ma soprattutto ben promettente per il futuro artistico dell’attrice.
L’esordio di Beatrice Vecchione sul palcoscenico milanese, coinciderà con la rappresentazione de “La tragedia del vendicatore”- in programmazione dal 9 ottobre al 16 novembre- del cui cast fa parte. E’ un appuntamento culturale particolarmente atteso, sia per la regia dell’irlandese Declan Donnellan, che per la prima volta dirige una produzione in lingua italiana,con versione dall’inglese elaborata da Stefano Massini, sia per la trama e il contenuto del testo, scritto da Thomas Middleton, il giacobita di coraggiosa tempra e intemerata genialità nella qualità della scrittura che graffia, penetra e incide, come per tentarne la rimozione radicale, sulle ipocrisie sociali, sulla corruzione e sul degrado etico e civile nell’Inghilterra del ‘500 e nella Londra che n’è l’emblema.
Middleton, coevo di Shakespeare, non fa sconti né concede indulgenze; e così nella sua “piéce” i personaggi sono “parlanti” e resi conoscibili dagli atteggiamenti che conducono nella quotidianità del vivere: ed ecco sfilare in scena il Lussurioso, l’ Ambizioso, lo Spurio, il Supervacuo, il Vindice, lo Spurio e via proseguendo, senza alcuna specifica identità anagrafica. Si manifesta così e in tutte le sue profonde miserie, celate dal perbenismo di facciata e ingannevole, una società ossessionata dal sesso, dalla celebrità, dalla posizione sociale, dal denaro, dominata dal narcisismo, su cui fa …. da cappello un governo corrotto e menzognero, con un popolo che si compra al prezzo dei beni di consumo. E’ il quadro- che pare voler dire … qualcosa anche sull’oggi del Terzo Millennio- in cui tutti paiono auto-rappresentarsi “per convincere gli altri, ma soprattutto se stessi, di essere buoni e belli” con diritti di assoluta esclusività, ciascuno per se stesso.
Testo forte, quello di Middleton, di matrice shakespeariana. E l’attrice baianese nell’interpretazione delle opere del Bardo immortale è stata spesso impegnata, esprimendo con compiutezza di senso nel calarsi nei personaggi raccontati e fatti vivere in scena, raccogliendo lusinghieri consensi di critica. “Il sogno di una notte di mezza estate”, nel duplice ruolo di Titania, la regina delle Fate, e di Ippolita, la regina delle Amazzoni, e “Giulietta e Romeo”, nelle vesti della romantica Giulietta Capuleti, sono i testi recitati da Beatrice Vecchione sul Prato dello Stabile torinese appena qualche mese fa, tra giugno e luglio scorso.