Le insidie delle derive populiste e l’importanza della partecipazione costruttiva e responsabile dei cittadini al discorso pubblico per la generale crescita civile, è stato il punto di riflessione introduttiva dell’on.le Vincenzo Alaia, consigliere regionale della Campania uscente partecipando al secondo appuntamento dei Forum della politica, indetti ed organizzati dal Circolo L’Incontro nell’Arena comunale.
di Gianni Amodeo
La rivisitazione del percorso finora compiuto nelle Istituzioni territoriali elettive, in stretta connessione con l’attività professionale di architetto,è valsa ad aprire nell’ Arena del palazzo comunale il secondo appuntamento dei Forum della politica indetti ed organizzati dal Circolo socio-culturale L’Incontro, con l’on.le Vincenzo Alaia, consigliere regionale uscente, candidato di Italia Viva nella coalizione di centro-sinistra pro-De Luca presidente per la conferma nell’assemblea legislativa e di governo della Campania. Una conversazione condotta da chi scrive, ben partecipata da un pubblico composto e attento nel rispetto delle disposizioni di sicurezza anti-Covid, ed introdotta da Carlo Melissa che si soffermava sull’importanza dell’ election days del 20 e 21 settembre e con indirizzo di saluto dato dal consigliere comunale Franco Masi, in rappresentanza del sindaco Montanaro e dell’amministrazione. Un autentico e appassionato rewind di percorso, ch’è anche e soprattutto incrocio di multiformi esperienze e variegate relazioni fondamentali per la conoscenza dei territori e delle problematiche sociali da cui sono attraversati, iniziato da Alaia negli anni ’80 con l’elezione nel Consiglio comunale di Avella, la città dov’è nato e risiede; elezione replicata per vari cicli amministrativi, esercitando le funzioni di vice-sindaco ed assessore, per approdare nell’assemblea della Comunità montana della Vallo di Lauro e Partenio e al Consiglio provinciale di Avellino, svolgendo il ruolo di presidente, dopo aver svolto quello di assessore, con il successivo passaggio all’assemblea regionale della Campania nelle elezioni del 2015.
Un lungo cursus di selezione filtrato e sorretto dalla continuità delle verifiche dei consensi catalizzati in crescita costante nelle tornate elettorali, con posizioni politiche ancorate al centrismo moderato riferibili alla matrice della Dc, fin quando è stata presente nell’agone politico, per aderire in successione alle sue filiazioni di breve durata rappresentate dalla Margherita e Scelta democratica, e ad Italia Viva, alla cui fondazione ha partecipato nel 2019 alla Leopolda, a Firenze. Un largo campo di esperienze maturate, quello ricostruito da Alaia, nel segno soprattutto della politica che coinvolge ed impegna nell’elaborazione e nella costruzione del discorso pubblico- libero e plurale– per dare praticabili e concrete soluzioni ai problemi d’interesse generale, ponendo in valore primario la normalità dell’organizzazione civile ed economico-produttiva della società; e, invece, il filo della politica costruttiva e responsabile negli ultimi anni si è involuto su se stesso.
Un’involuzione, da cui scaturiscono umori incontrollati e incontrollabili, comode e demagogiche semplificazioni- evidenziava Alaia– su cui s’innestano le derive populiste delle facili promesse,ma senza soluzioni reali e di lungo e largo respiro. Le frequenti esperienze contraddittorie del governo nazionale in versione Conte–1 e Conte–2, con l’input innescato dalle elezioni politiche del 2018, ne sono una conferma, sotto vari profili. Un punto di riflessione, per il quale Vincenzo Alaia affermava le ragioni della ricomposizione del senso della politica – di cui nel passato sono stati veicoli e agenzie di circolazione di idee e conoscenze i partiti, spazi d’incontro aperto – per dare elementi di affidabile riferimento e di orientamento alla società e ai cittadini: elementi di riferimento e di orientamento impellenti e necessari da acquisire quanto più profonde e acute sono le problematiche che vive la società, nei tempi del Covid–19.
Regione–Campania: il bilancio politico 2015\2020
Su questa traccia, Alaia fissava le linee del bilancio politico, con cui si conclude il quinquennio del governo della Regione- Campania, presieduto da Vincenzo De Luca, soffermandosi, in particolare, sulla condizione della Sanità pubblica, per sottolineare il superamento definitivo del commissariamento di governo nazionale, imposto al settore dallo stato d’indebitamento accumulato nei decenni pregressi, con le Aziende sanitarie locali e le Aziende ospedaliere, che a lungo non sono state in grado neppure di presentare i bilanci economici a consuntivo di gestione; un disastro economico ed amministrativo – arginato dal duro e doveroso piano di rientro dall’indebitamento non più sostenibile, richiesto dai governi nazionali succedutisi dal 2009 al 2015, e messo a punto dalla Giunta–Caldoro– superato e sostanzialmente rimosso dalla Giunta–De Luca, recuperando la programmazione e la gestione del settore all’autonomia funzionali delle competenze del governo regionale. Un passaggio-sosteneva Alaia– che ha permesso un importante salto di qualità nell’organizzazione dei servizi medici ed assistenziali, di cui un dato di prova è certificato dal miglioramento nella graduatoria nazionale del rispetto dei parametri dei Livelli elementari di assistenza che il sistema sanitario della Campania è ormai in grado di assicurare.
E’ la condizione-spiegava- che permette alla Regione– Campania di operare nella Sanità con proprie politiche di spesa, per realizzare interventi migliorativi nell’edilizia sanitaria, come già sono stati realizzati o sono in itinere. Ma è anche la condizione- diceva- che spiega l’efficacia e l’efficienza, con cui il sistema regionale sanitario della Campania è stato in grado di strutturare la rete di prevenzione e contrasto alla pandemia del Sars–CoV2 con esiti certamente positivi per la generale messa in sicurezza delle comunità cittadine. E, in specifico, evidenziava anche l’importanza di ampliare quanto più è possibile la campagna–tamponi, modalità strategica di contrasto al Coronavirus; una massiccia campagna, di cui possono essere resi partecipi i Laboratori privati attrezzati, cooperando con le strutture pubbliche e accelerando i tempi di consegna dei referti. Un’iniziativa di cui Vincenzo Alaia s’è reso promotore, sollecitando l’autorizzazione del presidente De Luca.
Agricoltura. Economia montana e turismo ambientale
Articolata e variegata, era la ricognizione sviluppata da Alaia sulle aree interne della Campania, con l’obiettivo puntato sull’Irpinia e sul Sannio, in cui l’agricoltura, con il largo utilizzo delle risorse economiche del Piano di sviluppo rurale, finanziato dall’ Unione europea a sostegno della programmazione regionale della Campania, ha compiuto- e continua ad incrementare- importanti sviluppi nei comparti dell’olivicoltura, della viticoltura e della produzione dei vini di qualità con marchi Dop e Dopg, con vere e proprie eccellenze d’impresa, attive nei mercati regionali, europei ed extra-europei. Sono sistemi d’impresa operanti su suoli agrari dedicati per larghe estensioni, con personale tecnico specializzato e professionale, specie nella Media e Alta Irpinia, dove, tra l’altro, non esiste la frammentazione della proprietà fondiaria che costituisce, invece, un grave limite allo sviluppo della noccioli coltura nelle aree della cosiddetta Bassa Irpinia e del Vallo di Lauro, di cui costituisce una coltura tipica diffusa in micro-appezzamenti, alla stessa stregua dell’olivicoltura. E con i micro-appezzamenti manca la ragione primaria di “fare impresa”, se non per piccole produzioni di auto-consumo e limitata commercializzazione.
Altri temi sotto la lente d’ingrandimento l’ economia montana, da promuovere e rilanciare, dando impulso alla valorizzazione dei patrimoni boschivi con pregiate colture autoctone, alla luce della crescente importanza sui mercati che viene assumendo sempre di più economia del legno nella domotica e nell’arredo; un prospetto che corrisponde ai profili della New economy green. E con l’ economia montana da ritrovare e affermare si salda quella del turismo culturale e ambientale, che passa attraverso i Parchi regionali, che, però, non dispongono di risorse economiche per operare. Una carenza su cui è necessario intervenire, rilevava Alaia. Il tema-Parchi, tuttavia, è complesso e richiede un’attenta analisi, ma soprattutto il diretto e fattivo coinvolgimento delle amministrazioni comunali in grado di fare rete e sistema, considerando l’ambiente montano risorsa di vita e di ordinato assetto idrogeologico, oltre che valore economico inestimabile, se ben curato. Un messaggio di cultura sociale da diffondere, mentre la programmazione e la gestione dei Parchi non può assolutamente essere scissa da visioni e modalità manageriali, sul modello del turismo culturale e ambientale, in cui primeggiano il Veneto, il Trentino e l’Alto Adige, generando lavoro e valore economico. E salvaguardia della vivibilità comune.
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