di Gianni Amodeo
Una tragedia, che per lunghi anni è stata resa estranea alla coscienza generale, senza trovare neppure uno spiraglio di minima considerazione nel pubblico discorso e – al più e sino ad alcuni anni fa- qualche stringata e frettolosa menzione nei testi scolastici, quasi fosse un episodio insignificante da affidare alla “carta bianca” dell’oblio che spesso concilia il disincanto della cinica ed egoistica indifferenza e le comode certezze del piatto conformismo, con cui da sempre si plaude il nuovo potere che cancella il preesistente, salvo ripensamenti e revisioni di giudizio d’occasionale convenienza, in attesa che la storia si sedimenti e si affranchi con gradualità dai frastagliati e involuti tornanti in cui si avviluppa e rinserra, per rappresentare situazioni, eventi e uomini nella realtà effettuale, distillando luci ed ombre, generosi eroismi e vili tradimenti, negatività, idealità e quella distruttività che fa regredire l’uomo allo stato ferino, restituendolo alla spelonca. Una rimozione declinata il più delle volte nelle forme del negazionismo per opportunità politiche , quella delle tristi e dolenti vicende delle foibe e dell’esodo di cui restarono vittime le popolazioni istriane, dalmate e giuliane nei duri anni del secondo conflitto mondiale tra il ’43 e il ‘ 45, per protrarsi nelle scie del terrore diffuso e capillare fino al ’47.
Un cerchio di violenze e atrocità, il cui epilogo politico internazionale fu scritto dalle rappresentanze dei Governi italiano, inglese, statunitense e jugoslavo nel 1954 con il Memorandum di Londra che restituiva allo Stato italiano Trieste e il territorio di riferimento, conferendo alla Repubblica socialista federativa jugoslava l’amministrazione provvisoria della cosiddetta Zona–B, comprensiva dell’ Istria nord occidentale estesa fino al fiume Quieto. E al Memorandum del 1954 seguì il Trattato bilaterale di Osimo, in virtù del quale l’intera Zona–B era acquisita in via definitiva alla Repubblica socialista federativa jugoslava. Un assetto territoriale- quest’ultimo- destinato ad avere breve durata, venendo scomposto nel 1992-1995 con lo sfaldamento della Repubblica federativa socialista jugoslava. Uno sfaldamento d’implosione, generato dalla lunga e durissima serie delle guerre che si sono combattute qualche decennio fa e all’interno della Federazione socialista jugoslava; guerre civili e conflitti secessionisti nei teatri di morte e stragi nel Kosovo,Bosnia, Erzegovina, Serbia, Croazia, segnando il tracollo del sistema politico realizzato da Tito per l’avvento della società comunista, nel quadro dei complessi e controversi rapporti con l’ Urss, a sua volta, decompostasi da sola nel 1989. E nello scenario che è seguito alle guerre jugoslave, l’Istria si configura- nella parte settentrionale e in quella meridionale- come entità articolata in due Stati, la Slovenia,con territorio esteso fino al fiume Dragogna, e la Croazia, comprensiva anche del Quarnaro e della Dalmazia. Ed è- questa- una delle rappresentazioni plastiche della “balcanizzazione”, il lemma con cui si configura il “modello” di frammentazione geo-politica e di conflittualità etniche e para-etniche permanenti, che ha sempre connotato l’area balcanica, la micidiale polveriera che fece esplodere la Grande guerra, rinnovandosi nella portata distruttiva, come ricordato, appena una ventina di anni fa.
Onorare la memoria degli innocenti- Il limpido e onesto discorso di Sergio Mattarella
Su questi tracciati di contesto generale e di analisi storica, nei locali del Circolo socio-culturale L’Incontro si è articolato il Forum incentrato sulle tragiche e drammatiche vicende vissute oltre settanta anni fa dalle popolazioni istriane, dalmate e giuliane, immolate alle atrocità delle foibe e al coatto esodo dalle loro terre; Forum, animato dalla relazione proposta dall’avvocato Edoardo Fiore, cultore di storia civile e politica e già consigliere comunale di Avellino. Una ricostruzione, per evidenziare come i dolenti e tristi eventi di quei lontani anni toccarono l’apice della violenza, quando ormai il secondo conflitto mondiale s’era concluso con la disfatta militare italo-tedesca, investendo le popolazioni civili- innocenti ed inermi- vittime sacrificali per la loro Italianità. Una situazione- evidenziava Fiore– determinata e attuata con la chiara strategia propria della “pulizia etnica” anti-italiana per la formazione di una società nuova, quella prefigurata dal modello comunista della Repubblica federale jugoslava. Sotto i riflettori, l’accoglienza, spesso tutt’altro che solidale, riservata agli italiani dell’esodo ed ospitati nei campi-profughi ch’erano stati allestiti in varie città,soprattutto delle regioni settentrionali e centrali. Profughi e italiani due volte, per richiamare l’eccellente e documentato saggio storiografico di di Dino Messina, di recente pubblicazione per l’editrice Solferino.
Chiave di volta della rivisitazione della tragedia delle foibe e dell’esodo, sviluppata da Edoardo Fiore, era il riferimento tematico pienamente condiviso per l’onesto e cristallino discorso pronunciato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella ricorrenza della Giornata del Ricordo del 10 febbraio scorso, con rilievo per il passaggio che recita …. ” Un capitolo buio della storia nazionale e inutile che causò lutti, sofferenze,spargimento di sangue innocente. Non si trattò di ritorsione, come qualche storico negazionista e riduzionista ha provato ad insinuare contro i torti del fascismo, perché gli italiani furono vittime di un odio comunque intollerabile che era insieme ideologico, etico e sociale. Solo una paziente e coraggiosa opera di ricerca storiografica ha fatto piena luce sulla tragedia delle foibe e del successivo esodo, restituendo questa pagina strappata alla storia e all’identità della Nazione”. Un passaggio, quello citato, inserito nel più articolato filo discorsivo, con cui Mattarella rappresenta il ruolo della pace e dell’Europa comunitaria nel sistema multipolare del Terzo Millennio.
Altri argomenti sotto la cartina di tornasole del Forum : l’Italia del dopo-armistizio del ’43, sbandata e divisa in due; il ruolo della Repubblica sociale italiana – governata da Mussolini– alleata del tutto subalterna alla Germania nazista, che, di suo, assunse ed esercitò il diretto controllo di tutte le operazioni belliche dell’arco di costiera adriatica, praticando aspre politiche anti-slave; le ragioni della conoscenza storica, con cui nel 2011 lo Stato italiano ha istituito la Giornata del Ricordo da onorare pubblicamente e nelle Scuole. Una serie di osservazioni e puntuali riflessioni sviluppate dal medico Carlo Mascheri, dal dottor Carlo Melissa, dal professore Carmine Magnotti e da chi scrive. Particolare la testimonianza dell’avvocato Emanuele Litto, che ben conosce e frequenta quella ch’è stata l’Istria italiana, con la nonna di parte materna – nativa della Slovenia– andata in sposa al nonno, ufficiale dei carabinieri. E in terra slovena, dove possiede un piccolo e ben curato podere – spiegava Emanuele Litto– sono forti i sentimenti di rispetto verso tutte le espressioni della cultura italiana e soprattutto di riconoscenza per le opere pubbliche realizzate dagli italiani.
La pace e la laboriosità creano la vita e primeggiano su guerra, odio, violenza.