di Gianni Amodeo
Che si atteggi quale diletto della poesia o poesia per diletto, il verseggiare libero dalle regole delle scansioni e briglie metriche o in rima baciata o alternata, è espressone di nobile sentire nel comunicare emozioni e pensieri del proprio mondo esistenziale; una testimonianza di rappresentazione del reale e della condizione umana, fatta di passione, tanto più interessante e significativa, se viene vissuta in combinazione con il quotidiano esercizio di attività professionali e lavorative, che esulano da impegni e obblighi editoriali. Ed è la poesia che annovera cultori discreti e riservati, ma, nello stesso tempo, entusiasti delle loro composizioni, che recitano e interpretano con scioltezza di linguaggio e stile, lettori di se stessi e delle loro visioni, realizzando anche piccole comunità in cui si formano rapporti e relazioni di gusto letterario sugli itinerari del web che annulla le distanze.
E’ il modo di essere e proporsi – da confondere con l’effimero della tendenza di moda- dei “Salotti culturali”, che, animati dagli amanti della bellezza delle Arti e all’insegna della gratuità, costellano e impreziosiscono l’attività di associazioni e gruppi di impegno civico nelle realtà territoriali. Ed è anche il generoso e limpido modo di favorire nelle comunità la crescita civile, la circolazione di idee e le opportunità di dialogo e di animazione sociale, come con efficacia di argomenti evidenziava il professore Vincenzo Serpico, che dirige con grande dedizione, l’Istituto comprensivo “Giovanni XXIII”, soffermandosi in particolare sulle valenze del “Salotto culturale”, promosso ed organizzato da Stefania Russo, fine poetessa, che n’è stata anche la presentatrice di spigliata verve nei locali de “L’Incontro” ed ispirato dal tema di gioiosa attualità, “Aspettando il Natale e il Maio, omaggio alla poesia, alla musica e al canto”.
Filo conduttore dell’evento, con il contrappunto delle riflessioni sul tema delle donazioni degli organi e dell’azione di sostegno a Telethon, sviluppate dal presidente dell’Aido, Felice Peluso – con il racconto della propria storia di trapiantato di reni- e dalla dottoressa Teresa Milite, è stato proprio il verseggiare. Un filo dipanato, nell’incipit dal professore Marciano Casale con l’insinuante parafrasi della Divina commedia di padre Dante, per decantare la terra della bella Taurasi e i suoi pregiati vini; e Marciano Casale è animatore, ad Atripalda, delle rinomata “ Cantinola”, cenacolo poetico che … permette degustazioni di formaggi di alta qualità; a seguire Antonio Covino, napoletano e autore di gradevoli composizioni vernacolari, punteggiate dalla lettura della bella poesia dedicata da Romeo Lieto alla Festa del Maio di Santo Stefano, in dialetto, rappresentandone i valori più forti e pregnanti che edificano il senso della solidarietà, della famiglia e della laboriosità radicate nella civiltà rurale e boschiva del territorio.
Godibile la girandola delle poesie lette da Rosaria Cerino, di Pomigliano d’Aro, Giuseppe Escalona, napoletano di nascita, ma avellinese di adozione. Arioso e piacevole lo spazio in versi “padroneggiato” dai medici Vincenzo Galluzzi– ortopedico- e Francesco Rossi- immunologo– conosciuto con lo pseudonimo Igor Issorf. Un percorso seguito con effetti speciali da Daniela Forcos, rumena ed italiana ormai,anzi europea di cittadinanza e residente a San Paolo Bel Sito, con le delicate composizioni dedicate all’amore lontano che sente e sogna che le sia vicino; Fiorangelo Giuliano, della vicina Cimitile, studente all’Accademia di Belle Arti di Napoli, che sperimenta un linguaggio innovativo per fraseggi rapidi nei ritmi; Vincenzo Cerasuolo, di Marigliano, autore dialettale garbato e fine, e Andrea Santaniello con composizioni di apparente leggerezza per brevità, ma di pervasiva profondità sentimentale.
E con la poesia, il ventaglio si apriva al bel canto, con una selezione accurata del fior fiore della canzone classica napoletana. Un omaggio, reso da Fiorella Sepe, avvocatessa, e Giuseppe Scognamiglio, che sono soliti dar vita ai “Salotti culturali”, a Nola e Napoli, e al soprano Linda Amandolini– di Capua- dalla voce calda e di timbro intenso, e Antonio Mazzarella. Una rapsodia d’interpretazioni per ri-vivere momenti delle melodie messaggere della città di Partenope. A far da tessuto connettivo tra la dizione recitata delle composizioni poetiche e il bel canto, erano i virtuosismi di Falko, nome d’arte di Elia Falco, l’”Armonica d’oro”. Un’esibizione spettacolare, che faceva da vera e propria colonna sonora del ”Salotto”, punteggiata da “My Away”, portata al successo da Frank Sinatra, “Questa lunga storia d’amore” composta e cantata da Gino Paoli, “Grande amore” interpretata nel recente Festival sanremese dal trio canoro “Il Volo” e composta da Francesco Boccia, per concludersi con”Paloma” del compositore basco Sebastian De Iradier. Quattro esecuzioni una migliore dell’altra, in cui Falko, il meglio del linguaggio musicale che padroneggia con l’ ”Armonica”, piccolo e geniale scrigno di sonorità. Una prova d’autore per Falko, ch’è stato artista di strada con esperienze in varie città estere ed ora profonde il tesoro della sua arte tra i ragazzi della Scuola, a Casalnuovo.
Uno spartito a sé nel “Salotto” era costituito dal divertissement, scritto e recitato da Vincenzo Moccia- di Marigliano- narratore di freddure frizzanti e barzellette piccanti nel pittoresco dialetto napoletano, arricchito dalla mimica e dalla gestualità di Vincenzo Moccia. Il divertissement era giocato sui doppi sensi e sugli ammiccamenti inscenati nel racconto delle storielle intitolate “ ‘A badante” e “ ’A braciola”. Una goduria per il pubblico. E poi onore al sontuoso buffet, per una piacevole serata, “Aspettando il Natale e il Maio”. Un successo di classe ed organizzativo per Stefania Russo, Romeo Lieto, Enrico Stago e Carlo Melissa.