di Antonio Vecchione
Domenica 26 novembre, alle ore otto del mattino, il bosco Arciano di Baiano è già particolarmente animato. Un folto gruppo di appassionati, nel solco della tradizione promossa dall’Associazione Maio nel 1999, cammina per viottoli e sentieri del bosco alla ricerca dell’albero da offrire a S. Stefano, il MAIO, come testimonianza della Fede del popolo baianese. L’atmosfera è gioiosamente chiassosa, una sorta di rumorosa confusione mitigata da sorrisi e amichevoli pacche sulla spalle, un vociare continuo per il susseguirsi a raffica di opinioni, giudizi e indicazioni spesso contrastanti, ma sempre consapevolmente intensi: ciascuno sente la responsabilità di quella scelta e ritiene di dover dare il proprio contributo. Il Maio deve essere alto, dritto, bello e rappresentativo e non bisogna correre il rischio di esporsi a brutte figure il giorno di Natale, quando sarà portato in processione fino alla Chiesa di S. Stefano e la comunità intera lo giudicherà.
Lo scenario del bosco nella stagione autunnale è bellissimo. La luce non è quella solare estiva, ma è calda, quasi soffusa e illumina il bosco di colori morbidi e intensamente meravigliosi. La temperatura non ancora gelida per l’inverno, è frizzante e ti risveglia i sensi. Cammini lentamente, respirando a pieni polmoni; lo stressante agitarsi della vita quotidiana appare inutile ed è naturalmente rimosso mentre si liberano energie positive. Ci avventuriamo per ripidi sentieri, immersi nell’atmosfera che sembra malinconica, ma in realtà è splendida per la ricchezza e varietà dei colori, dal rosso al ruggine, dal giallo all’ocra, dalle varie sfumature di verde. I nostri passi risuonano sul letto di foglie secche e sembra quasi una dolce melodia di uno spartito musicale ideato dalla natura. Gli alberi che ci circondano e ci abbracciano con il loro abito autunnale sembrano ricordarti che la vita è fatta di radici profonde che ti conferiscono saldezza, ma che devi essere libero di svettare verso il cielo. Ed ecco che in questa atmosfera di pace dell’anima e del cuore, una presenza stridente ti riporta alla realtà quotidiana cancellando il turbinio di positivi sentimenti: un vaso da “cesso”, col il suo brillante colore bianco, fa bella mostra di sé in un angolo del bosco. La domanda sorge spontanea: è un ordinario esempio di degrado ambientale di uno sciagurato e irresponsabile cittadino o la rivoluzionaria idea di un artista emulo di Marcel Duchamp? Per i pochi che non lo conoscono, Duchamp nel 1917 presentò a una mostra d’arte negli USA un ORINATOIO con il titolo FONTANA, con l’evidente finalità di rivoluzionare il tradizionale concetto di ARTE attraverso l’ironia e la dissacrazione. Ebbene poiché non penso che un cittadino possa essere tanto imbecille o mascalzone (a voi la scelta) da lasciare nel nostro splendido bosco un simile rifiuto (peraltro riciclabile gratuitamente attraverso i servizi comunali), allora non posso che pensare che costui sia un grande e innovativo artista che ha immaginato il bosco come location di una mostra all’aria aperta. La sua opera, visitabile ad Arciano, ha anche un titolo: “AUTORITRATTO”. Infatti chi si rende responsabile di una tale scempio non può che essere rappresentato con un oggetto del genere: un cesso.