di Gianni Amodeo
Atmosfera di raccolta meditazione nella Chiesa Madre di Santa Croce per il rito d’onoranza reso alla memoria dell’on.le Stefano Vetrano, già parlamentare nazionale, consigliere provinciale e sindaco di Baiano, la città natia, scomparso all’età di 95 anni, ad Avellino; rito d’onoranza, segnato dalla celebrazione eucaristica, officiata da don Francesco Tulino e dal diacono don Franco Polo, con la partecipazione dei familiari, tra cui la moglie Annamaria, il figlio Geppino e la figlia Rossana, la sorella Marinella, la lunga schiera di nipoti, tra cui Stefano e Vittorio, amici stretti ed estimatori.
Rivisitata nell’omelia pronunciata da don Francesco Tulino, l’intensa e doviziosa biografia di Stefano Vetrano alla luce dell’azione politica svolta soprattutto negli anni difficili del secondo dopo-guerra mondiale, per dare risposte risolutive alle complesse problematiche di sofferenza sociale del tempo, evidenziando l’impegno e il coraggio civile che seppe profondere in molteplici iniziative e manifestazioni per l’affermazione della dignità del lavoro dei contadini,degli operai e il riscatto civile delle donne che lavoravano negli opifici delle filiere agro-alimentari e conserviere. Un’azione di profondo impulso all’innovazione nei rapporti di comunità- sottolineava don Francesco Tulino– di cui Vetrano fu interprete appassionato; un’azione, “letta” dal sacerdote sulla scia liturgia della giornata- otto agosto– calibrata sul brano del libro del profeta Geremia e sul testo del Vangelo di Matteo, in cui si dà rilievo ai valori e alle opere concrete di carità e di amore che rappresentano il lievito del bene comune senza egoismi e particolarismi.
E nel quadro della celebrazione eucaristica officiata, merita attenzione il testo della piccola pagella di memoriale dedicato all’ Uomo politico. Eccolo.
“Eri puro nello spirito \ e forte nell’azione.\ Amavi la conoscenza \ ma ancor più le persone.\ Ti ricordiamo così:\ con la passione politica vibrante \ e con la lucidità di pensiero;\ con l’animo del Santo \ e il coraggio del guerriero.\ Rimarrà, ora, possente il Tuo ricordo,\ tra noi, tra la Tua gente.\ Ma quello che ora ci appare più importante \ è che con l’amore ci hai insegnato ad amare.\ E non c’è regalo più grande! “
Un tema, quello del valore dell’amicizia basilare nella lunga vicenda esistenziale di Stefano Vetrano, che, a sua volta, fa da filo ispiratore e conduttore della lettera scritta dal nipote che ne porta il nome ad Aldo Masullo, amico e coetaneo del parlamentare baianese, l’uno e l’altro accomunati dal costante impegno politico, corroborato e avvalorato dalla visione della democrazia progressiva e progressista d’impronta marxiana.
Scrive Stefano Vetrano junior, rivolgendosi all’illustre pensatore …..” Quando il nonno mi parlava di Aldo Masullo, non mi raccontava solo del politico e del filosofo, ma mi parlava dell’amico saggio, colto, l’esempio da seguire. Di mio nonno ammiravo non solo le doti politiche, in particolare, i rapporti umani, la concezione che aveva dell’amicizia al di là del tempo e dello spazio. Mi diceva: Aldo è una persona che pensa e pensa perché studia con passione, oggi in politica non lo fa quasi più nessuno …. Mi domando ora che cosa resterà di mio nonno, delle sue battaglie, delle convinte ideologie, dei sogni in un’era come questa che rinnega il passato e in cui non c’è memoria …”.
Alla lettera, il pensatore con la sollecitudine e la premura che ne identificano stile e atteggiamento di costume ha risposto, con le lucide riflessioni che seguono pervase di profondità d’analisi. ….” Di tuo nonno, dei suoi sogni, dei suoi ideali resti tu che ancora li nutri e insegnerai a nutrirli ai tuoi figli e ai più giovani di te. Ti par poco? Nonno Stefano era mio coetaneo. Ne ricordo la dirittura morale, la fedeltà ai progetti di una società più giusta, la pacata fermezza nel dialogo, la serietà profonda che non segnata da ostentata cupezza, ma dal sorriso dell’intelligenza. Così mi piace che del nonno tu abbia particolarmente ammirato la concezione dell’amicizia. L’amicizia non l’ipocrita maschera dell’associarsi in danno degli altri, per cupidigia di ricchezza e potere, e perciò sempre pronti al reciproco tradirsi, o comunque non è una tessera d’appartenenza protettiva, né l’essere squallidi compagni di merende, ma il rispetto profondo dell’ onesto per l’onesto, rispetto risolto in limpido e durevole affetto, così come per suo merito avvenne tra tuo nonno e me”.
“Tutti noi-prosegue il pensatore- vivendo lasciamo tracce e semi. Nessuna traccia e nessun seme si perdono, ma per lo più rimangono invisibili, mentre nel migliore nel miglior dia frutto, questo è il compito di chi resta …. Nel sempre più veloce cambiamento dell’organizzazione della società e degli stessi rapporti privati tutti noi, vecchi ormai disadattati e giovani senza orientamento, proviamo le vertigini. L’impegno dei pochi giovani, come te, che non hanno smarrito le sofferte verità dei vecchi né sono insensibili all’urgenza di dare forma civile al turbinio del nuovo, è mobilitato per il bisogno di un futuro, in cui l’umanità cresca e non deperisca. Come vedi mi hai stimolato a riflettere. Ripensando al mio grande Stefano, ti abbraccio”.