di Gianni Amodeo
Semplicemente bravi per la leggerezza di toni e la spigliatezza interpretativa, I Sognattori nel rappresentare gli umori e le atmosfere di vita che attraversano un qualsiasi caseggiato plurifamiliare di un qualsivoglia agglomerato di palazzi condominiali in sperduti quartieri cittadini, al di là dell’apparente e tranquillo anonimato di facciata. Una sequenza di tanti spaccati di esperienze e conflitti famigliari, nei quali fervono e alitano incalzanti desideri e le più disparate velleità travestite da ambizioni, ma anche sottili ambiguità, avvelenate invidie e insinuanti gelosie abilmente velate dalla maschera dell’ipocrisia, per non dire del traboccare in interessi di maggiore o minore cabotaggio economico da realizzare e, nella fattispecie, persino in un progetto di nozze da mandare a buon esito con certezze danarose. Una quotidianità più che normale che si consuma in complicazioni le più strane, in cui le aspettative di protagoniste e protagonisti finiscono per essere disattese del tutto o in parte con puntuale regolarità, per evolvere in situazioni neanche immaginate e generando equivoci di ariosa comicità.
E’ l’ agile impianto narrativo di Chi non muore si rivede, la brillante commedia scritta da Franco Pinelli che ne ha curato la regia, autore di bella vena creativa, oltre che versatile attore attualmente impegnato nella tournèe di gran successo, di cui è protagonista la compagnia di Vincenzo Salemme in esibizione nei teatri delle più importanti città italiane per Natale in Casa Cupiello, con il più recente appuntamento inscenato qualche giorno fa al Sistina, a Roma. Un impianto, quello dei due atti della commedia di Pinelli, in cui I Sognattori si sono calati con fine sensibilità e ammirevole coralità espressiva in tre repliche, salutate dal pubblico del Colosseo con meritati applausi a scena aperta, per un pienone – rinnovato ancora una volta, per I Sognattori, come per Proteatro, L’ Aquilone, Mela e tante altre compagnie amatoriali e professionali. Un pienone, che ormai non va più letto e inteso quale specchio di pura e semplice fidelizzazione verso le proposte che mette in campo la struttura di via Marconi, ripristinata dopo oltre quaranta anni di … squallido abbandono, ma accompagna e favorisce anche la formazione e l’evoluzione del gusto e delle sensibilità culturali dello stesso pubblico, a due anni dallo stop all’emergenza pandemica. Un bel passo in avanti per un proficuo input nella circolazione delle idee, concorrendo, nello stesso tempo, allo sviluppo del discorso pubblico per le comunità del territorio.
Di certo, in Chi non muore si rivede, accade di tutto, com’è consuetudine in ogni palazzo plurifamiliare e condominiale che si rispetti. Motore trainante dell’affabulazione scenica, è il … quasi avvocato Nicola Ciccone, interpretato dall’eclettico e poliedrico Felice D’ Anna, che si divide tra la professione di tecnico informatico, l’attività promozionale della Pro Loco cittadina, l’organizzazione cooperativistica di Proteatro e l’arte scenica. Il … quasi dello status d’incertezza professionale di Nicola Ciccone risiede nella pergamena di laurea in Legge che fa mostra di sé alla parete dello Studio del personaggio – Nicola, che, però, non ne è il diretto titolare, avendola acquisita in via ereditaria – sostiene convinto e risoluto con quell’ eccentricità sui generis che s’incontra anche in altri personaggi in scena – ma che utilizza per esercitare una professione … senza clienti. Uno squattrinato in pianta stabile, per quanto si sforzi e ingegni di procurarsi clienti e le loro cause, pescando tra le liti e i contrasti che vivono i condomini del palazzo, inseguendo fumose dispute piccolo- borghesi di orgoglioso e banale contegno da far valere. Ma la pesca non incontra alcun successo.
E sull’infruttuosa ricerca di clienti, a far da contraltare, con modalità di vox diabolica e severa coscienza critica, è Bettina, impersonata dalla pungente e super- intuitiva Lisa Miele, la portinaia tutto – fare, mille occhi e mille orecchie … che conosce nei dettagli vita, miracoli e … magagne delle famiglie condominiali. E come tale, precorre e anticipa il fallimento dei progetti, non appena Nicola..quasi avvocato li enuncia, riponendovi speranze e attese di … favorevoli riscontri che non arrivano mai. E, come se non bastasse, ad ingarbugliare ancor più i pensieri di Nicola … quasi avvocato, ci si mette pure l’ altera e ineffabile signora Colucci, a cui dà voce e sofisticati argomenti la puntigliosa e disinvolta Maria Grazia Napolitano, proponendogli complicate cause e controversi quesiti, che non procurano prospettive di meriti professionali e, meno che meno, di reali guadagni. Per non dire di Carol, la ragazza americana tutta vezzi e moine, sempre danzante e festosa, interpretata da Miriam Barbarisi, la fidanzata di Nicola, approdata in Italia con il papà, il boss – gangster Jack Brooklin, impersonato da un autoritario Franco Abete ben incravattato e impettito nell’elegante abito in grisaglia blu carico, e con la madre, Margareth, interpretata da Giovanna Adriano.
E’ lo scenario, in cui si incrociano le aspirazioni di Jack, il boss- padre, che sogna e … pretende un matrimonio danaroso all’ american style per la figlia Carol, ma che Nicola, il … quasi avvocato, non è in grado di garantire, mentre s’innesca la giostra degli equivoci e dei non- sense. Una giostra, a cui fa da contrappunto, per dir così, l’ esilarante parodia del patriarcato sul filo di Basta – Basta, le parole d’ordine che il boss Jack indirizza perentorio alla moglie, che, scatta in sincronia come un automa, tacendosi nel parlare che non può protrarsi oltre una manciata di secondi. Il genere … donna può parlare in autonomia controllata, secondo il volere del genere … uomo.
Ma Jack, boss da business, è giunto in Italia, non solo per accelerare le nozze della figlia Carol, ma anche per agganciare il pacioso Giovanni, interpretato dal perspicace Antonio Melissa, non più rintracciabile negli States, e marito di Giulietta, sorella di Nicola Ciccone, alla quale Mariella Del Basso dà profilo e voce seducenti. In realtà, l’arrivo di Giovanni, ritenuto morto dai congiunti, scombussola ancor più del solito casa- Ciccone, in cui all’improvviso appare un panetto di cocaina ch’è scambiata per … innocuo bicarbonato. Ed i primi fare assaggio del … presunto bicarbonato, sono Carluccio ‘ O criminale e Rafele ‘ A Purpetta,- così chiamato per l’incontenibile prominenza della pancia,- incalliti spacciatori di droga, interpretati da Nunzio Domizio e Giuseppe Monteforte. Vittime di se stessi e dello scambio … cocaina assunta come bicarbonato da provare, smarriscono irrimediabilmente senno e padronanza di sé, per lasciarsi andare nella condizione di scarti di se stessi, dandosi a danze scomposte, sempre più flosce ed irriverenti di smarrita dignità personale. E forse ri-vedono, se ne hanno la consapevolezza, i tanti amorfi e indifferenziati volti della loro clientela, a cui hanno venduto drammi e morte. Per sporco e vile denaro.
Da citare, don Armando, macellaio e padrone del palazzo condominiale, in cui è ambientata la commedia, ed interpretato da Carmine Lippiello, il commissario di Polizia, impersonato da Gennaro Noviello, oltre che Melania Cantalupo e Emanuele Candela nelle vesti di garzoni di lavanderia.
Audio e luci, a cura di Proteatro, organizzazione de I Sognattori. Servizio civile prestato dal personale della Pro Loco.