di Antonio Vecchione
Pubblico con piacere una foto di particolare interesse storico per Baiano. La foto risale a circa la metà degli anni quaranta e ritrae un gruppo di cittadini di Baiano radunati sulla collina di Gesù e Maria in occasione della festa del martedì in Albis. La Festa di Gesù e Maria, in quell’epoca, era radicata come (e forse più) della festa del Maio. A differenza di quest’ultima, vi partecipava il popolo intero, in tutte le sue classi, i “signori” e gli umili, contadini, artigiani ed imprenditori. La collina e l’Eremo è stato sempre un luogo dell’anima ed il popolo baianese era legatissimo a questa tradizione. Non era una semplice gita o scampagnata fuori porta, ma un modo per testimoniare e rafforzare la propria identità religiosa e sociale. A piedi, per i viottoli che salgono verso l’Eremo, una folla scalava la collina nel verde degli ulivi in una atmosfera serena e rilassata per il piacere di ritrovarsi tutti insieme. Poi diveniva intensa e sentita per la processione con la Madonna e la Santa Messa nella chiesa, prima di dedicarsi a un giro tra le bancarelle degli ambulanti e disperdersi tra gli ulivi della collina per cercare il posto dove fermarsi, sdraiati sui prati o seduti sui muriccioli a secco della verde collina. La collina offre uno spettacolo naturale straordinario: ogni ulivo ha la sua quintana, ovvero uno spazio per raccogliere acqua piovana, delimitato da pezzi di “murecine” semicircolari in pietra viva. E ciascun gruppo occupava una quintana dove poteva stendere le variopinte tovaglie sul prato e mettere in bella mostra, anche per vantarsene, tutte le ghiottonerie preparate per Pasqua: casatielle, pagnuttune, tortani ca’ nzogna e cu’ ll’ove, pastiere e’ maccarune, taralle, e’ mascuttine. La gita era attesa soprattutto dai giovani e dai fidanzati in particolare. Queste scampagnate costituivano una ghiotta occasione per incontrarsi senza provocare pettegolezzi o destare sospetti. La musica di tammorre, castagnette e balli frenetici, come le tarantelle, coinvolgevano e appassionavano il pubblico presente, che aveva voglia di divertirsi ed essere allegro. Divertivano grandi e piccoli gli spettacoli, curati ed organizzati da un comitato di persone devote e appassionate. Non mancava mai uno dei personaggi più apprezzati dell’epoca, “‘o pazzariello”, che dava spettacolo con un rabberciato, striminzito corteggio di percussioni. Vestiva in modo vistoso e strambo, recitava filastrocche e balletti scombinati e reclamizzava mescite di vino, (che scorreva a fiumi) e “bancarelle” di gazzose, taralli e frutta secca. Uno scenario che ci ha tramandato il libraio baianese, Lorenzo Colucci, detto “’o stuorto”, su una cartolina illustrata da lui pubblicata. La partecipazione entusiasta continuava fino a sera, in piazza a Baiano, con la seconda parte dello spettacolo.
Di questa foto me ne parlò qualche anno fa Francesca De Laurentiis, Cicchina, la figlia di Antonio d’’a scerchia, più conosciuto col nomignolo di “Badoglio”. Curiosa e interessante la storia di questo soprannome. A metà degli anni trenta Antonio litigava vivacemente con suo vicino di casa, Raffaele Colucci, o zicchiò. L’argomento era la guerra d’Etiopia e la discussione molto accesa attirò l’attenzione di Don Agostino Masi, farmacista e personaggio di spicco della comunità. Don Agostino utilizzava spesso, con garbo, l’arma dell’ironia, che non suscitava reazioni per la popolarità di cui godeva e per il prestigio culturale e sociale. Fu lui che affibbiò il nome di “Badoglio” (generale in Etiopia) ad Antonio e “Graziani”, altro generale, a Raffaele.
Antonio fu un attivo dirigente comunista e la sua casa era sempre aperta alle riunioni di partito, una specie di “casa del popolo” dei Vesuni.
Cicchina, giovane e sveglia, con voglia di partecipare e di essere informata, nonostante il divieto del padre, partecipava attivamente a queste riunioni, maturando l’orgoglio di essere comunista e per questo subì anche discriminazioni. E’ bene precisare che, all’epoca, la vita pubblica delle ragazze consisteva essenzialmente nella frequenza ai corsi di taglio e cucito, organizzati dalle suore nel Palazzo Spagnuolo. Il carattere confessionale dell’attività era evidente ed il legame con il partito democristiano non era neppure messo in discussione. A Baiano, come nella realtà nazionale, i rapporti tra la DC e le Parrocchie erano molto stretti. Il Partito annoverava, tra le proprie fila, dirigenti formati alla scuola dell’Azione Cattolica e gli stessi Parroci, nell’ambito della loro attività pastorale, non si sottraevano al dovere di orientare i fedeli verso il partito democristiano. Il suo interesse e non passò inosservato ed il suo sentirsi legato all’attività del padre, difendendola in ogni occasione, le costò l’esclusone dal corso.
Cicchina ricorda perfettamente che il raduno sulla collina di Gesù e Maria fu voluto da Stefano Vetrano, allora all’inizio della sua prestigiosa carriera politica ma già autorevole ed ascoltato protagonista della vita sociale baianese. Era un modo di far sentire la vicinanza alle tradizioni baianesi ma anche per manifestare la volontà di presentare una schiera di uomini attivi, protagonisti in quel periodo nella faticosa ricostruzione morale e politica di Baiano. Non era la solita foto della festa, tra gli ulivi e le scorpacciate, o tra canti e balli, ma la rappresentazione di una forza tranquilla della comunità baianese in cammino verso il futuro.
A distanza di quasi 80 anni, è impresa ardua individuare tutte le persone ritratte. Ecco i nomi delle persone riconosciute.
A centro della foto, in piedi, l’unico con gli occhiali, Stefano Vetrano. Da sinistra in piedi: Gaetano Vecchione, Cicione ‘o ferraro, Ferdinando ‘o culoniro, Salvatore Montuori, Giovanni Ruberto, ‘a regina, Stefano Vetrano, Antonio Stingone, Candela Alfonso detto a segatore; Picciocchi Giovanbattista; Vetrano Antonio; Candela Stefano e Pellegrino e Craparielli, Lombardi Stefano o caurariello; mangino Giuseppe o fetentissimo. Tra i seduti: Antonio De Laurentis. ‘o Badoglio, Stefano Vecchione, ‘a vammana, Felice Bellavista, Luigi Montella, ‘o spurtellaro, Felice Piacente, ‘o summaiolo, Tittone Picciocchi con la figlia, Pipino Barbati, ‘a quaglia, Antonio Napolitano, ‘o tamarrella.