di Gianni Amodeo
Senza sentimenti di nostalgia per mondi e scenari che sempre si riversano e sfumano nelle mille suggestioni dell’immaginario comune, della cui compiaciuta magnificenza e dell’inghirlandato fascino si predilige riempire lo schermo del passato, sfrondandolo persino di brutture e manchevolezze variamente assortite, come per esorcizzare le pochezze e miserie, di cui si carica e ammanta, forse per eccessiva severità di giudizio, il presente che si smarrisce nei labirinti delle aspettative andate deluse o restate disattese, al di là di tutte le previsioni per quanto fossero ben riposte e del tutto ragionevoli. O, al più e per tutto concedere, con qualche velo di malinconia verso una realtà svanita e ormai lontana, priva di palpiti e respiri, albergando solo nella memoria collettiva.
Sono le coordinate del plastico disincanto che ispira e informa di sé Antonio Vecchione – un proficuo e significativo corso di studi, con il conseguimento della laurea in Chimica alla Federico II e una parentesi di docente in Istituti scolastici statali, per poi dedicarsi all’azienda di famiglia, operante nella commercializzazione dei materiali edili – nel far da guida nella riscoperta del microcosmo della sua Baiano, una comunità che conta formalmente su circa cinque mila anime, ma di fatto in netto e costante calo demografico, ch’è anche e soprattutto grave declino sociale, del tutto in linea con il generale e l’ormai inarrestabile trend in atto da decenni nel Sud che non dà lavoro e accoglienza. Ed è l’atteggiamento di mente e pensiero, quello di Vecchione, che nell’agile linguaggio scritto ha il pregio di stimolare non solo l’interesse per la conoscenza delle nostrane vicende, ma anche di suscitare in stretta consonanza il pacato coinvolgimento emotivo e sentimentale dei lettori, per riverberarsi nella fluida e lineare affabulazione che corre nelle pagine di Legami,-con l’accento grave sull’à– e sottotitolo che recita Baiano: un viaggio nel tempo e nello spazio tra portali, portoni, cortili e personaggi di una comunità solidale.
Un’operazione di interessante profilo culturale, promossa dalla Pro Loco cittadina, curando la pubblicazione del testo, quale bene augurale viatico del pieno rilancio programmatiche, post-Coronavirus, delle attività e iniziative che indice e organizza il sodalizio di corso Garibaldi, per concorrere alla valorizzazione e al miglioramento della vivibilità sociale delle comunità del territorio; ed essenzialmente, un’operazione- come evidenziava, il presidente Felice D’Anna, nel corso della presentazione di Legami, svoltasi nel Teatro comunale Colosseo– che ha preso impulso alcuni anni fa, con la riproduzione fotografica di portali, portoni, cortili dell’assetto del territorio comunale che, incluse le aree montane e collinari, si estende per circa 13 chilometri quadrati. Una rassegna visiva a futura memoria dell’esistente costituito da ambienti, edifici, palazzi, vie, vichi e vicoli del ristretto ed esiguo impianto urbano – urbanistico locale, finendo per assumere la fisionomia di mappa parlante anche della ri-costruzione post-sismica del novembre dell’80 e del febbraio dell’81, con il corteo di luci e ombre, così come lo si ritrova in tutte le aree che in Campania, Basilicata e Puglia furono segnate profondamente dagli eventi sismici di oltre 40 anni fa.
Dell’intera rassegna fotografica realizzata, il racconto che scivola in Legami si diversifica e dirama in molteplici itinerari, facendo ri-vivere storie e vicende di famiglie e persone che con palazzi, cortili, portoni e portali descritti hanno avuto nel tempo appunto Legami di vita e abitabilità; sono storie e vicende che l’autore racconta seguendo le lunghe scie dei ricordi famigliari e personali, senza dire delle modalità con cui tesoreggia episodi, aneddoti poco noti e preziose testimonianze di vita reale, grazie alla paziente e metodica cura avuta nell’ascoltare coloro che ne erano custodi per retaggio di famiglia o conoscenza diretta. Storie e vicende distinte nelle persone e negli elementi di connotazione di abitabilità architettonica, sia che si tratti di manufatti e stabili di edilizia minore, con forni, lavatoi e servizi igienici comuni, sia che si tratti delle cosiddette case palazziate caratterizzate da infissi lignei, quasi sempre di pregiato e vigoroso castagno, l’albero–simbolo dei boschi del territorio; e sono storie e vicende, mai frammentate e avulse l’una dall’altra, tutte riferibili e riconducibili all’unico identico denominatore della solidarietà.
E’ il valore che Antonio Vecchione– appartiene alle generazioni dell’immediato secondo dopo guerra, che hanno goduto- in particolare, quella del ’45 \ ‘55 secondo i dati dell’ Istat– delle maggiori e più concrete opportunità in valore assoluto di crescita sociale, culturale ed economica in Italia, dall’Unità nazionale ai nostri giorni- pone in risalto e puntualizza in Legami, nel guardare con affetto ed amorevolezza verso le generazioni vissute nel primo dopo–guerra mondiale, e tra gli anni ’20 e ’30. E’ la solidarietà che permeava di sé i Vesuni, l’antico cuore della comunità cittadina, e il cuore dell’antico … cuore, via San Giacomo, così come permeava di sé ‘o Tuoro, ‘a Teglia, ‘a Ferrovia, ‘a via Malta, ‘a via Libertà, ‘ a via r’Avella, ‘a via r ‘o Campo, con i loro piccoli nuclei di residenti, per i quali era consuetudine lasciare aperte le porte di casa, almeno fino a qualche decennio fa.
Una condizione esistenziale e di senso comunitario, che il cosiddetto presentismo, alimentato dai social media a flusso permanente e incondizionato forse tiene sotto scacco e svilisce sempre più, nulla concedendo a ieri e meno che meno al futuro prossimo. E’ la via aperta allo spaesamento, inteso quale svilimento di sé nel reale relazionarsi con gli altri, posto sotto la lente d’ingrandimento dal professore Luigi Anzalone, con acute e puntuali riflessioni. E’ lo spaesamento, per il quale l’ io stenta riconoscersi e a farsi noi in vicendevole ed operosa corrispondenza di idee e azioni. E’ lo spaesamento – sottolineava il professore Anzalone – i cui anti-corpi possono scaturire da narrazioni, di cui è un’eloquente testimonianza Legami, dando senso umanizzante alle correlazioni tra passato, presente e futuro.
Contributi di analisi alla presentazione di Legami erano espressi dal dottor Angelo Scafuri, presidente del Tribunale amministrativo regionale della Puglia, dalla professoressa Luisa Boccieri, musicologa, dal professore Pasquale Napolitano, dirigente dell’Istituto comprensivo Giovanni XXIII, Baiano–Sperone, e dal professore Carmine Montella. L’indirizzo di saluto, in rappresentanza dell’amministrazione comunale, era dato dall’assessore Napolitano. Brani di Legami erano letti da Felice D’Anna. Ha coordinato, Giusy De Laurentiis.