di Antonio Vecchione
La festa del Maio di S. Stefano è prima di tutto una festa di Pace, di solidarietà, di buoni sentimenti, che si caratterizza per la sincera devozione al Santo Patrono, a cui il popolo di Baiano si è sempre affidato, nella buona e nella cattiva sorte. Ieri mattina, alle 5.30, con la prima “Messa e notte” di S. Lucia, è iniziato il percorso di Fede, di tradizione, di folclore, di emozioni che porterà la comunità baianese a manifestare questa sua devozione con l’offerta del Maio il 25 e con la solenne processione del 26. E’ un valore, questo, che non deve mai essere smarrito, è la condizione di esistenza della festa, che in sua assenza, non avrebbe più significato. La partecipazione alle Messe non è più la stessa del passato, ma permane quell’atmosfera di popolare sacralità mista a una schietta familiarità: ci si sente uniti dal privilegio di essere parte integrante di una comunità coesa intorno al Santo Patrono. Le note struggenti dei brani eseguiti dalla piccola banda, Adeste Fideles, La Vergine degli Angeli e l’Intermezzo della cavalleria Rusticana (tradizione miracolosamente recuperata) toccano il cuore e ti proiettano in una dimensione senza tempo: il passato, il presente e il futuro si fondono e tutti i baianesi, di ogni epoca, sono presenti ai piedi dell’altare a onorare il Santo. Per noi di una “certa età” è un piacere dell’anima: affiorano i ricordi dei tanti amici che non ci sono più e che in passato hanno partecipato e animato questa celebrazione. Ma anche i giovani ne hanno compreso l’importanza e sono diventati, per fortuna, protagonisti con linguaggi e modalità caratteristici della loro età, ma sempre in linea con la storia, la tradizione e il sentire baianese.
La seconda puntata delle “messe e notte”, quella del 14 dicembre, festa di Sant’Aniello. Era uno dei giorni nei quali si registrava una massiccia presenza di devoti. Non dimentichiamo che nella nostra società contadina, alquanto primitiva e perciò stesso altamente ricettiva delle trascendenze, in particolare di quelle religiose, accolte nell’immaginario collettivo quasi come una componente magica che, nelle vicende umane, impressiona, esalta e conquista le anime candide. Ne discendeva la gioia di una orgogliosa, naturalistica sottomissione al soprannaturale. S. Aniello, infatti, in questa visione popolare era il protettore delle donne incinta. Doveroso, dunque, non mancare per un omaggio al Santo per non “farlo piglià collera”. Tutti gli uomini sposati, già padri o, soprattutto, in ansiosa attesa d’esserlo, non potevano mancare alla Messa perché: “Sant’Aniello è vendettuso e fa nascere ‘e criature c ’o scartiello! Il buon parroco si sforzava di cancellare questa credenza, stigmatizzandola con un immancabile fervorino dall’altare, che però risultava del tutto inutile.