di Antonio Vecchione
Stamattina, dall’altare della “Messa ‘e notte”, un Don Fiorelmo particolarmente commosso ha manifestato un sentimento che è emerso spontaneo dal più profondo della sua sensibilità di parroco legato alla comunità baianese. Spesso, ha detto, altri sacerdoti della Curia mi chiedono: “Che senso ha questa celebrazione all’alba, retaggio di una società che è scomparsa? Perché non ad orari più comodi, alle sette del mattino oppure di sera?” Una domanda che talvolta mi sono posto anche io, ha confessato. Poi ho capito che è una tradizione di cui non si può fare a meno. Le “Messe ‘e notte” hanno una Grazia particolare, unica, che si percepisce dalla intensità della partecipazione dei fedeli, dall’atmosfera fervida, calorosa e raccolta, dalla consapevolezza di essere eredi di una tradizione di Fede nella quale il popolo intero orgogliosamente si riconosce. Chi ha il dono di partecipare percepisce che la sacralità della Chiesa, in queste Albe, si trasforma: c’è nell’aria una sorta di familiarità, di iniziatica complicità. Ci sentiamo titolari di un privilegio, parte di qualcosa che va oltre le nostre persone, e che ci unisce, inorgoglisce e gratifica. E una bella testimonianza di questi sentimenti popolari ce l’ha offerta la signora Maria Grazia Colucci, erede di una delle famiglie autenticamente baianesi, figlia di Stefano, “o sorice”. E’ tradizione che, prima della benedizione finale, anche i devoti presenti possano esprimere dei pensieri dall’altare. Stamattina abbiamo ascoltato la signora Maria Grazia. Con la schiettezza delle persone semplici e con parole rotte dall’emozione ha espresso tutto il sentire baianese: “siamo qui”, ha detto, “uniti intorno all’altare, per quella devozione che abbiamo ereditato dai nostri genitori e, andando indietro nel tempo, dai nostri avi. E io, in questi momenti, li sento tutti vicini. Una Fede che trasmetteremo ai nostri figli perché non debba mai finire”. Ecco che cosa sono le “Messe ‘e notte”: tutte interiorità che ti segnano l’animo e ti gonfiano il cuore, un vero e proprio sacrificio a cui però nessuno dei devoti che partecipano è disposto a rinunciare.