Alla festa della nocciola di Baiano l’interessante e informativo convegno di Domenica 10 settembre sulle conseguenze dell’uso dei pesticidi in agricoltura ha visto tra i relatori l’oncologa Patrizia Gentilini dell’ISDE Associazione medici per l’ambiente gli imprenditori Marco Maietta e Francesco Sodano, Pellegrino Palmieri del comitato promotore del riconoscimento DE.CO. della nocciola avellana e i Consiglieri regionali della Campania On. Enzo Alaia ( Vicepresidente Commissione Sanità) e On. Maurizio Petracca ( Presidente Commissione Agricoltura). L’evento promosso dalla Pro Loco Baiano e organizzato e curato dall’Associazione La Piccola Cometa è iniziato con un tocco artistico dei maestri di tango Argentino Francesco Maximo Menechini e Antonella Devastato che hanno danzato una popolarissima milonga contadina dedicata all’amore per la terra e per la natura, un esecuzione commovente e significativa che ha introdotto i lavori dell’evento che ha trattato un tema attuale, di valenza scientifica e sociale e soprattutto di alto valore sociale visto che anche nel nostro territorio l’agricoltura e l’ambiente non sono indenni da questo problema. L’ampia e notevole esposizione di Patrizia Gentilini ha toccato con dati alla mano le conseguenze dell’esposizione professionale e residenziale all’uso di fitofarmaci in agricoltura e dei danni causati all’ambiente e alla biodiversità. Attraverso la proiezione di slide la dottoressa ha spiegato che il pesticida è una sostanza che interferisce, ostacola o distrugge organismi viventi (microrganismi, animali, vegetali). Usati in agricoltura e meglio indicati come “fitofarmaci”, ovvero a tutte quelle sostanze che caratterizzano l’agricoltura su base industriale, quindi diserbanti, fungicidi, agenti chimici usati per difendere le colture da insetti, acari, batteri, virus, funghi e per controllare lo sviluppo di piante infestanti. I fitofarmaci sono per la massima parte costituiti da sostanze tossiche, persistenti, bioaccumulabili, spesso estremamente nocive ed è ormai largamente confermato che il loro impiego ha un impatto sulle proprietà fisiche e chimiche dei suoli e comporta effetti indesiderati per tantissimi organismi viventi, spesso utili all’uomo: basti pensare alla recente moria delle api attribuita a pesticidi neonicotinoidi. Di fatto pesticidi si ritrovano in circa la metà della frutta e verdura che ogni giorno arriva nei nostri piatti e, cosa forse ancora più grave, essi contaminano diffusamente le matrici ambientali, comprese le acque, arrivando fino alle falde: una recente indagine dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha dimostrato che il 36.6% dei campioni di acqua analizzati nel nostro paese è contaminato da pesticidi in quantità superiore ai limiti di legge. Complessivamente sono stati identificati nelle acque esaminate ben 131 di queste sostanze, compresi inquinanti vietati da molto tempo come l’atrazina. Gli effetti esercitati sugli organismi superiori e quindi anche sull’uomo da queste sostanze sono molto complessi, difficili da valutare singolarmente, presenti anche a dosi infinitesimali (per l’atrazina sono descritti effetti a dosi 30.000 volte inferiori ai limiti di legge). Tali effetti si manifestano spesso tardivamente (anche dopo decenni) e variano anche a seconda del momento in cui avviene l’esposizione: gravidanza, allattamento, vita fetale, infanzia e pubertà sono momenti cruciali in cui il contatto con tali agenti può comportare effetti particolarmente gravi. Ad esempio, si è di recente dimostrato che l’esposizione a Ddt (un agente in uso come insetticida negli anni ‘50 che – anche se bandito da anni – ancor oggi è presente nelle matrici ambientali) è correlato ad un aumentato rischio di cancro mammario se l’esposizione è avvenuta in età pre-pubere. Molte di queste sostanze rientrano fra gli “endocrin disruptor”, ovvero “inferenti” o “disturbatori endocrini”: si tratta cioè molecole in grado di interferire, anche a dosi bassissime, con funzioni delicatissime quali quelle ormonali, immunitarie, metaboliche, riproduttive: la diminuzione della fertilità maschile con diminuzione sia nel numero che nella motilità degli spermatozoi, disturbi alla pubertà, endometriosi, malformazioni (in particolare a carico dell’apparato genitale), patologie neurodegenerative come il Parkinson, disfunzioni tiroidee sono solo alcuni degli effetti segnalati. Tutto ciò dà ragione della crescente attenzione e preoccupazione circa gli effetti di queste molecole da parte delle più importanti istituzioni a livello nazionale ed internazionale. Prima di esporre i principali rischi per la salute umana correlati a pesticidi ed emersi dagli studi epidemiologici è bene tuttavia ricordare i limiti che caratterizzano questo tipo di indagini.
Questi limiti sono di particolare rilievo in patologie croniche, multifattoriali, che insorgono a decenni dall’esposizione ed in cui assume sempre più importanza l’esposizione intrauterina e nelle prime fasi della vita, come avviene per il cancro. Inoltre la diffusione ormai ubiquitaria degli agenti inquinanti rende molto difficile identificare una popolazione di controllo realmente non esposta: pertanto non va mai dimenticato che la mancata evidenza del rischio non corrisponde affatto ad una reale assenza del rischio! Bisogna inoltre essere consapevoli che anche l’epidemiologia non è immune dalla crescente influenza che la grande industria esercita anche su questa disciplina, offuscandone talvolta obiettività e scientificità. Possiamo con ragionevole certezza affermare che la relazione fra pesticidi/fitofarmaci e tumori umani, in particolare linfomi, mielomi e leucemie, ma anche diversi tumori solidi, è stata ormai dimostrata in modo inequivocabile per gli agricoltori o per i lavoratori esposti. La dimostrazione che l’esposizione a dosi “ambientali” sia parimenti pericolosa è certamente più ardua (anche perché è ormai difficile trovare popolazioni di controllo veramente non esposte), tuttavia è difficile pensare di poter “assolvere” queste molecole, ormai entrate nel nostro habitat, anche se assunte a dosi inferiori rispetto alle esposizioni lavorative.
L’Italia detiene, in Europa, il triste primato della più alta incidenza di cancro nell’infanzia (in media 30 casi in più ogni anno per milione di bambini) e si registra nel nostro paese un incremento annuo quasi doppio rispetto alla media europea: 2% annuo contro l’1.1%. Per linfomi e leucemie nell’infanzia l’incremento annuo in Italia è rispettivamente del 4.6% e dell’1.6% nei confronti di un incremento in Europa rispettivamente dello 0.9%, e dello 0.6%. Tutto ciò deve farci seriamente riflettere: certamente tanti altri agenti sono coinvolti, basti pensare al benzene, alle radiazioni – ionizzanti o non ionizzanti – e su tutti questi bisogna agire per una loro drastica riduzione, ma ciò non toglie che sia del tutto legittimo pretendere di sapere anche cosa c’è nel nostro piatto, nel cibo che mangiamo, nell’acqua che beviamo e soprattutto cosa arriva sulla tavola dei nostri bambini. Su temi tanto importanti, quali quelli che riguardano la salute, i cittadini hanno il diritto di ricevere informazioni serie, puntuali, chiare: la protezione di momenti “cruciali” della vita quali la gravidanza, l’allattamento, l’infanzia deve inoltre diventare un imperativo per tutti.
Di fronte a queste considerazioni appare sempre più urgente imboccare l’unica strada che fino ad ora non è stata percorsa nella guerra contro il cancro, ovvero la strada della prevenzione primaria, cioè una drastica riduzione della esposizione a tutti quegli agenti chimici e fisici già ampiamente noti per la loro tossicità e cancerogenicità. E’ nell’interesse di tutti e soprattutto di chi verrà dopo di noi passare dalle parole ai fatti, adottare precise norme a tutela della salute pubblica e pretendere l’applicazione delle leggi già esistenti, perchè come ha detto Sandra Steinberg: «Dal diritto di conoscere e dal dovere di indagare discende l’obbligo di agire».
Pellegrino Palmieri si è soffermato sull’importanza del riconoscimento De.Co. ( Denominazione comunale) della nocciola che oltre a riconoscere ad Avella la maternità del frutto potrebbe favorire lo sviluppo di un nuovo modo di coltivare e commercializzare il prodotto con risvolti positivi per l’intero comparto. Marco Maietta e Francesco Sodano titolari delle due omonime aziende agricole hanno portato la loro esperienza di aziende agricole biodinamiche dove l’uso di fitofarmaci è ridotto al minimo e la tendenza è quella di arrivare ad una produzione totalmente biologica e ecologica sostituendo la chimica con prodotti naturali. Il consigliere Enzo Alaia ha parlato della sua esperienza alla provincia con la quale aveva intrapreso un percorso di aiuti e incentivi all’agricoltura e sollecitando il collega a riprendere il bandolo della matassa. Le conclusioni affidate al Presidente della Commissione Agricoltura della Regione Campania Maurizio Petracca che oltre al ricordo di Alessia musa ispiratrice delle iniziative a favore dell’ambiente ha sottolineato il suo impegno a 360° per il settore e per l’Irpinia. Ha sottolineato l’importanza di questo confronto tra rappresentanti istituzionali e giovani imprenditori che hanno deciso di fare dell’agricoltura la loro prospettiva occupazionale e di vita. È da questo incontro virtuoso tra politica ed imprenditori e professionisti che strumenti di programmazione come il PSR possono realmente a pieno la loro funzione, quella di creare opportunità, di favorire investimenti e nuova occupazione.