di Gianni Amodeo
Un approccio di conoscenza attento e di interessante rilievo, in virtù della proficua e motivata partecipazione intergenerazionale non solo sul versante dei salti d’età anagrafica, ma anche e soprattutto per la varietà delle esperienze di vita, sensibilità sociale, lavoro, studi e formazione culturale poste a confronto. Un proficuo scambio di idee, senza particolari pretese, se non quelle dettate dal buon senso nel ritrovare comuni condizioni di socialità, restata sospesa a lungo per le criticità del coronavirus, e, nello stesso tempo, di riflessione, rivisitando gli aspetti salienti della genesi della dura crisi politica in atto nelle relazioni tra il governo di Kiev e il governo Mosca.
Una crisi politica che appare sempre più avvicinarsi alla fase di non–ritorno, a fronte del contestuale e crescente dilatarsi dei fronti di guerra con bombardamenti devastanti e delle tante città che finiscono assedio in Ucraina, mietendo vittime senza fine e sconvolgendo le popolazioni civili, mentre i canali che la diplomazia internazionale viene aprendo per attivare i negoziati di risoluzione della crisi, come si aprono così si chiudono, restando ostruiti senza sbocchi. E’ lo scenario che, allo stato attuale, vanifica e depotenzia le istanze e le ragioni della Pace che, invece, sono e restano irrinunciabili per gli equilibri mondiali, rispetto alle uniche alternative possibili che oscillano tra l’incommensurabile distruttività del conflitto nucleare o il ripetersi delle vicende di guerra e guerriglie che negli ultimi tempi hanno lacerato i popoli e i territori dell’Irak e dell’Afganistan all’insegna del Nulla, per non dire dei conflitti inter–etnici d’Africa e delle questioni sempre insorgenti con le più disparate ragioni nei territori del Medio– Oriente, strettamente inteso, alimentandone in permanenza i conflitti armati.
E’ l’itinerario che ha connotato il Forum indetto da L’Incontro e svoltosi nei locali della sede sociale, in via Luigi Napolitano, con la coordinazione della professoressa Luciana Sorbini; un itinerario percorso con la lettura dei documenti resi disponibili fin dalla scorsa settimana, contenenti sia l’ampio discorso pronunciato la sera del 21 febbraio dal presidente della Federazione russa,Vladimir Putin, per l’annuncio del riconoscimento dell’indipendenza delle regioni ucraine del Donetsk e Luhansk, sia dei discorsi brevi che Volodymyr Zelensky, il presidente dell’ Ucraina, ha pronunciato in distinti orari il 24 e 25 febbraio, in coincidenza con i primi giorni dell’attacco bellico sferrato dalle truppe russe, a supporto dell’inesorabile e progressiva invasione dell’Ucraina. Un’analisi testuale per stralci organicamente correlati tra loro, ad avvalorare commenti e punti di vista proposti.
Storia e Politica
Putin cancella il comunismo bolscevico e Lenin per una Nuova Russia
Obsolete le democrazie liberali e rappresentative
In realtà è, con spiccata ed incisiva caratura di contenuti si presenta l’intreccio tra Storia e Politica, nel discorso di Putin nel delineare il progetto della Russia, a cui fa da supporto l’azione del suo governo nel Terzo Millennio; è la Storia, dalla quale Putin estrae, come per isolare e preservarne l’essenza, non soltanto molteplici elementi del tradizionalismo pregno di religiosità che attraversa la Storia della Russia, particolarmente pervasivo e peculiare nel sistema imperiale zarista, ripartito tra Europa, Asia ed America, ma anche l’impianto di spiccata centralità proprio dell’Ordinamento statuale dell’Urss.
Nel coniugare tradizionalismo religioso e centralismo statuale, si prospetta un aspetto fondante e costruttivo del progetto della nuova Russia, con cui si combina – costituendone l’asse portante- la sostanziale e profonda revisione con condanna severa, a cui Putin sottopone i processi storici e le azioni di governo, di cui sono stati artefici e protagonisti il comunismo bolscevico e Lenin nel disegnare, realizzare e governare l’Urss, intesa come sistema confederale, con variegate entità nazionali. Una confederazione statuale, in cui si colloca l’Ucraina creata come entità a sé stante proprio nell’ambito dell’Urss, pur essendo parte integrante della Russia e della sua Storia, per risalire a Stalin e, in tempi ravvicinati, a Krusciov, fino alla dissoluzione dell’Urss, sancita ufficialmente nel dicembre del 1991. E il 24 agosto dello stesso anno – sarà opportuno- ricordare, l’Ucraina, per volontà politica del Partito comunista nazionale e con l’avallo delle rappresentanze parlamentari mono- partitiche, aveva proclamato la propria indipendenza statuale, con il riconoscimento immediato di 68 Stati, a cui nel 1992 si unirono altri 64 Stati.
Un tema, quello della riscrittura dei processi storici e del loro uso strumentale, su cui si soffermava la dott.ssa Silvana Acierno, per delineare una calibrata e puntuale serie di riflessioni sui principi dell’autodeterminazione dei popoli sull’Ucraina dei nostri giorni che guarda all’ Occidente e all’ Europa, con riferimento alle vicende di Euromaidan, la lunga sequenza di manifestazioni di protesta e contestazioni che si sviluppò in Ucraina nel novembre del 2013, che condussero nel 2014 all’estromissione dal potere del governo filo-russo, presieduto da Viktor Yanukovich, mentre le elezioni presidenziali del 2019 sono state vinte, con oltre il 70 % dei consensi, da Zelensky.
Stati confessionali
Vari e articolati gli altri temi messi a punto: da quelli sui rapporti spesso antagonistici tra i Patriarcati delle Chiese cristiano ortodosse di Mosca e di Kiev, incluse le attive sinergie con i poteri delle rispettive istituzioni statali, a quelli della connessione tra la democrazia che vive nella libertà e nello spirito delle leggi dello Stato di diritto, con la tripartizione dei poteri, matrice delle democrazie liberali, alla luce degli interventi di Margherita Masucci, Michela Picciocchi e Giusy De Laurentiis. E di passaggio va rilevato che Putin nel precitato discorso considera obsoleti gli ordinamenti istitutivi e garanti delle democrazie liberali. In risalto, nelle riflessioni di Antonio Vecchione, Andrea Bellofatto, Sabatino De Luca, Adolfo De Gennaro e Carmine Magnotti la complessità dei problemi sullo scacchiere geo-politico ed economico-produttivo internazionale. Una realtà, rispetto alla quale i nodi sono molteplici e tutt’altro che agevoli da sciogliere. Una situazione da fronteggiare con cautela e prudenza, rispetto alla quale evidenziava Vecchione non ci sono certezze di risoluzione rapida e di largo consenso.
Sulla natura dei rapporti tra l’ Occidente e l’Europa comunitaria, da un lato, e sulla situazione dell’ Ucraina, dall’altro era calibrato il lucido e appassionato intervento di Anastasiya Mamonova, ventenne, che frequenta contestualmente, i corsi della Scuola superiore meridionale – istituita tre anni fa, sul modello della Normale di Pisa – e della Facoltà di Economia della Federico II. Ucraina di nascita, pienamente inserita ed integrata insieme con la famiglia nel tessuto civile di Sperone e del territorio, Anastasiya, accendeva i riflettori d’analisi sull’ Ucraina contemporanea e sulle scelte politiche, espresse in libere elezioni, d’apertura verso i valori e le istituzioni della democrazia plurale e delle opportunità. Un dato, per il quale il dramma che l’ Ucraina sta vivendo, resistendo con il coraggio e la forza delle idee all’aggressione a cui è sottoposta, ha avuto- e sta avendo- il notevole significato politico di aver catalizzato e ravvivato lo spirito di solidarietà e cooperazione tra gli Stati dell’Occidente e della stessa Europa comunitaria. Una solidarietà e una cooperazione che si riflettono in modo concreto negli aiuti umanitari e nell’accoglienza. Una realtà che può favorire la formazione di un mondo migliore, umano e giusto.