di Gianni Amodeo
….” Si comunica che l’ebreo Liuzzi Adolfo –nato a Ferrara il 30 gennaio del 1883 e qui abitante in viale Cavour n° 32, benestante– non ha mai dimostrato sentimenti favorevoli al Regime, dedicandosi esclusivamente all’amministrazione del proprio patrimonio e cercando di ricavare ingenti guadagni con privati, con l’impossibilità di lavorare nella pubblica amministrazione o con la negazione di accesso alle scuole pubbliche per i bambini e ragazzi ebrei osservanza delle leggi razziali del ’38- proprio gli ebrei come il ferrarese Liuzzi; ebrei, a loro volta, accomunati dalla stessa professione religiosa giudaica e, dunque, correligionari e a-cattolici, tenendo presente che quella cattolica è religione di Stato, alla luce dei Patti Lateranensi, stpulati dalla Chiesa e dallo Stato con ordinamento diarchico, monarco-fascista. E’ la terminologia che incrocia la locuzione Nazioni plutocratiche– con riferimento particolare all’Inghilterra e Francia e in genere all’Occidente, in cui si concentra l’egemonia economica e finanziaria mondiale da abbattere per realizzare un nuovo ordine geo-politico internazionale secondo la visione hitleriana pan germanica- che connota uno degli elementi centrali della propaganda ideologizzata nazi-fascista nell’alimentare il secondo conflitto mondiale ‘39\45.
All’atto trascritto seguono altri atti che narrano storie strettamente private di Liuzzi, tra cui il trentennale rapporto more uxorio con l’amante Angiolini Medea, di razza ariana– secondo l’equazione predetta, italiano\ariano- e cattolica; e tra le storie private spicca quella rappresentata dall informativa della Prefettura di Ferrara, secondo la quale … Liuzzi Adolfo “ onde sottrarre i propri capitali ad eventuali espropriazioni ed ai rischi a cui il denaro liquido è esposto in tempo di guerra, ritirò dalle banche delle somme ascendenti a circa tre milioni, per investirle in immobili, di cui in seguito a vendita simulata, risulta proprietario il marito di una figlia di una sua amante”. E poi si leggono le istanze delle sorelle, che chiedono alle Autorità competenti la revoca dell’internamento politico inflitto al fratello Adolfo Liuzzi con il ritorno a Ferrara per le gravi patologie di cui è afflitto e il provvedimento di concessione all’amante Angiolini Medea di rendergli visita a Baiano. Sono atti che formano il corposo fascicolo depositato nell’Archivio di Stato di Avellino ed intestato a Liuzzi Adolfo, internato per un anno circa nel territorio comunale di Baiano, nel periodo in cui si succedettero nel palazzo municipale di corso Garibaldi per le funzioni di Podestà il dottor Giulio Ferone e il notaio Stefano Candela; fascicolo, che ha catalizzato l’interesse del professore Michele Mercogliano– funzionario della Società Autostrade- meticoloso e attento cultore di storia locale. con particolare interesse per il ’500 e il ‘600, per gli atti notarili regolatori di rapporti patrimoniali e matrimoniali. E proprio la vicenda di Adolfo Liuzzi – internato politico destinato prima a Savignano di Puglia ( n.d.r. é l’attuale Savignano Irpino, proclamata di recente Borgo d’Italia per le bellezze paesaggistiche e naturalistiche) e successivamente a Baiano e a Mercogliano, in provincia di Avellino, per poi fare ritorno a Ferrara nel ’41 – viene raccontata nel corposo fascicolo che coinvolge le burocrazie del Ministero dell’Interno, oltre che le Prefetture interessate, della Questura irpina e dei Comuni appena citati, ha fatto da prologo al Forum per la Memoria vigile, onorando la Shoah e guardando all’anti-semitismo contemporaneo, svoltosi nei locali dell’ ”Incontro”.
Dai Campi di internamento politico ai Campi di concentramento e ai Lager
Un percorso di articolata rivisitazione storica con le riflessioni analitiche del professore Carmine Magnotti, in ordine ai campi per l’internamento civile, con cui il regime fascista isolava i propri oppositori, per approdare alla dichiarazione d’armistizio dell’8 settembre del ’43, allorché l’ Italia restò divisa in due, con il Sud e il primo governo provvisorio di coalizione anti-fascista, insediato a Salerno capitale, sotto l’egida delle truppe anglo-americane, e il Nord in cui si costituì la Repubblica sociale italiana per dare continuità al regime mussoliniano, ma di fatto sotto il diretto controllo della Germania nazista. Una linea di discrimine, quella del ’43, che segna il progressivo e violento inasprirsi delle atroci persecuzioni anti–ebraiche con l’allestimento dei campi di concentramento in Italia, di cui quello di Fossoli è tristemente noto- sottolineava Magnotti– che fecero parte dell’estesa mappa dei campi di concentramento disseminati nell’Europa occupata dalle truppe della Germania nazista, nei quali si consumò il sistematico genocidio di milioni di uomini,donne e bambini ebrei, zingari e appartenenti alle cosiddette minoranze etniche,per l’immane tragedia della Shoah.
Una rivisitazione articolata dell’inumanità del sistema concentrazionario attuato sulla base dei principi della superiorità della razza ariana,quello prospettata da Magnotti, a cui erano connessi in dibattito aperto ampi squarci di riflessione e analisi storico-politica, tra cui i rapporti intercorsi nel corso dei secoli tra le monarchie assolutiste e i Papi del temporalismo ecclesiastico, da un lato, e i sistemi bancari degli “agiati” ceti ebraici dall’altro lato; rapporti con cui re e Papi ottenevano considerevoli prestiti economici per le loro azioni di governo e finanziare guerre, pur disdegnando formalmente il profilo umano degli ebrei,obbligati per legge a vivere nei ghetti diffusi in tutta Europa.
Sotto i riflettori, in specifico, le leggi razziali del ’38 in Italia, per le quali gli ebrei, di fatto, erano privati di ogni di diritto di cittadinanza. Era la sostanziale riduzione allo stato di apolidi,ma soprattutto di nemici per lo Stato italiano in guerra “contro le Nazioni plutocratiche”. Una figura giuridico-formale che ne “legittimava” la deportazione, il trasferimento nei lager e l’annientamento, come in guerra appunto.
Uno scenario, nel quale un ruolo basilare era svolto dal Tribunale speciale della razza,con il correlato apparato poliziesco, che accertava la condizione di ascendenza ebraica, costitutiva dell’impietosa e crudele sentenza che consegnava agli ebrei e alle ebree riconosciuti giuridicamente tali il lasciapassare per i campi di concentramento e i lager, ma anche il presupposto per la confisca dei beni patrimoniali a favore dello Stato, che, a sua volta, li vendeva sotto costo. Ed è facile immaginare che cosa sia accaduto in quei tristi e famigerati anni di guerra. Un meccanismo infernale che alimentava ogni genere di avida delazione contro gli ebrei, per privarli dei loro beni. E per molti la sanzione di riconoscimento di appartenenza a famiglia ebrea, spesso era affidata a schede identificative di ascendenze risalenti ad alcuni secoli precedenti l’accertamento. Ed era lo stesso Tribunale che aveva il potere di sentenziare il riconoscimento dell’ ebreo reso ariano, l’arianizzato. Altro “capolavoro” di finzione giuridico-formale.
E poi altri passaggi interessanti erano calibrati sul negazionismo della Shoah e sull’ anti–semitismo che si manifestano nell’Europa dei nostri giorni come attestano molteplici eventi e azioni terroristiche di matrice jiadhista a Parigi, per non dire delle minacce anti-Israele in chiave terzo-mondista e di matrice araba, con l’ Iran. Una sequenza di riaffioranti razzismi e fascismi che richiede attenzione e puntualità di conoscenza a 360°. Un Forum, come si rileverà, con vari punti di vista, com’era opportuno e giusto che fosse,nello spirito della Memoria vigile, alla cui portata plurale hanno concorso con Magnotti e Mercogliano, la professoressa Luciana Palmese, il dottor Antonio Tulino, il geometra Romeo Lieto e chi scrive queste note.