Dai magnifici gioielli del riciclo plasmati da Cettina Prezioso … a Dentro la borsetta, il saggio di Francesca Grassi che rivisita l’universo-donna nel lavoro e nella società.
di Gianni Amodeo
Un crescendo di consensi e di coinvolgente e considerevole partecipazione di pubblico, negli spazi del Teatro comunale Colosseo, ha gratificato la rassegna Mu \ Te, alla prima edizione appena conclusa, raccordando concerti musicali di vario genere e performance teatrali delle più disparate tendenze. Un mix di ben congegnata ideazione e attuazione, reso effervescente e stimolante d’interesse con gli intermezzi letterari, scanditi dalla presentazione di libri, e, al contempo, promuovendo aziende operanti sul territorio, proponendo e divulgandone i livelli di qualità e competitività per le correlate attività d’impresa. Un mix segnato, per di più, dal gradito onore e… onere da rendere al sontuoso e prelibato buffet di rito per tutti gli appuntamenti della rassegna. Un percorso di polivalenze strutturato e programmato dalla Cooperativa sociale Proteatro e dall’Associazione Inside Ita , che ha vissuto il suo splendido Gran finale con gli appuntamenti della due– giorni in modalità green, nel quadro delle iniziative, che sul territorio hanno animato la Giornata mondiale della Terra, 2024, che dal 1970, si rinnova di anno in anno, sotto l’egida delle Nazioni Unite.
E della giornata- epilogo di Mu \ Te, alla luce della rilevanza innovativa del format realizzato e delle prospettive che apre, torna utile rivisitare almeno due momenti che costituiscono il tratto distintivo. E va sottolineato che la chiave di volta di Mu \Te e degli obiettivi che si prefigge di osservare e realizzare, si esprime e riflette nel motto le ragioni per restare. Sono le ragioni, per le quali il territorio, baricentrico all’ assetto regionale della Campania, il correlato contesto di mite clima e ambiente, oltre che il contesto della rete infrastrutturale, sia viaria che autostradale e ferroviaria, formano per se stessi ed oggettivamente fattori e potenziali opportunità di sviluppo socio-culturale e produttivo, se congruamente valorizzati, con seri programmi e fattivo impegno. Come dire e ribadire, per l’ennesima volta, che vivere il territorio in positivo e con costruttiva laboriosità, è possibile. Bisogna crederci, per quanto difficile e arduo possa essere, rimboccandosi le maniche.
E’ un messaggio di ferma convinzione e speranza degno di attenzione e del massimo supporto possibile, quello lanciato da giovani di Proteatro e Inside Ita – donne e uomini- che vantano importanti livelli di formazione culturale, sia umanistico e letteraria che scientifica e tecnologica, oltre che giuridico– economica. Un messaggio di dignità e di intraprendenza, ma anche di orgoglio e fiducia in se stessi; messaggio, che, non a caso, è stato recepito e intercettato sia da imprenditori che da titolari di attività commerciali e produttive, in larga parte giovani e di pari background in formazione. Una scelta inter–generazionale, che è appena in embrione, ma che ha in sé molteplici elementi di potenziale evoluzione e crescita, se la politica riesce ad avere largo respiro e visione lunga, seguendo la strada del dovere per il bene comune, coniugandola con la buona e sana amministrazione intercomunale del territorio. E l’una come l’altra – va detto- finora sono state troppo spesso manchevoli, se non del tutto assenti sulle scelte di fondo da compiere. Prenderne atto consapevolmente e in ossequio alla morale pubblica, è atto di responsabile onestà mentale e civica.
I gioielli del riciclo
Dici gioielli ed immagini collane, bracciali, monili, fregi ornamentali, oggettistica varia e via continuando in oro, argento e platino. Beni– tesoro da sfoggiare, magari con qualche assillo e preoccupazione, in particolari circostanze, ma da riporre in custodie di massima sicurezza, una volta conclusa l’esibizione più o meno ostentata, con la compiuta soddisfazione di sé. Per Mu \ Te, e non ti puoi affatto sbagliare, i gioielli autentici e certificati in assoluto sono, invece, le leggiadre e ariose composizioni d ’arte in cartapesta, la tipica carta– rifiuto riciclata, quale più povera non … esiste, e che, allineate su due file, hanno fatto mostra di sé nell’accogliente atrio della struttura di via Marconi. Un bel saggio di opere visive di recente produzione, firmate da Cettina Prezioso, a tema vario, con la consueta eleganza stilistica calibrata nell’ utilizzo incisivo e intenso delle tonalità coloristiche, dal fiammeggiante rosso al vivido azzurro.
Opere da ammirare e parlanti, variando dal genere figurativo di luminosi volti di donne e nitidi profili umani a quello dei bei paesaggi montani e di alberi con corolle chiomate che si aprono al cielo libero, come per atteggiare e configurare la dimensione cosmopolita, in cui si rincorrono in un gioco ad incastro e di voluta commistione i cartelli identificativi di Paris, Barcellona, Berlin, London, Dubai e così viaggiando sulle ali della fantasia. E’, quello elaborato dall’artista, il virtuale giro del mondo che diventa sempre più angusto Villaggio, attraversato com’è dalle reti della super veloce comunicazione elettronico- informatica a maglie sempre più strette e stringenti, tra le quali rimbalza frenetica e caotica la sarabanda di news e fake news.
Un giro del mondo virtuale, quello che fa compiere l’ opera citata , che è anche la trama evocativa – ed espressiva- sulla cui vien fatto di innestare le fisionomie di metropoli e megalopoli occupate da grattacieli senza anima e circondate da desolate periferie, languide testimonianze e anonimi segnacoli di aggressive e bizzarre cementificazioni urbane sotto tutte le latitudini per un‘ umanità che appare ed è sempre più confusa, affannata e incerta di sé. Un’ umanità disagiata di suo, nella vorticosa spirale delle complicazioni che imperterrita riesce a darsi e in cui si arrovella, mai paga di sé, per quanto s’accampi sul pianeta–Terra nell’ordine degli otto miliardi di esseri, traguardando la soglia dei dieci miliardi di donne e uomini che vi soggiorneranno, tra qualche decennio.
E dire che un secolo e mezzo fa, gli esseri umani, che disegnavano la loro impronta sul pianeta blu, a stento superavano la soglia del miliardo.
Dentro la borsetta. Un libro di una donna sola, ma non di una sola donna.
E’ l’allettante titolo del saggio corale, che si deve a Francesca Grassi, scrittrice di limpida vena, nata nel 1986 ad Avella, dove vive e risiede. Laureata in Lingue e letterature straniere con il voto di 110 e lode, all’Università di Salerno, Francesca Grassi è docente di Lingua inglese in Istituti e Licei statali, oltre che essere impegnata in modo costante e attivo nel volontariato a sostegno delle campagne di sensibilizzazione dell’ Associazione italiana dei donatori di organi e di Telethon. E lo scorso maggio insieme con la senatrice Liliana Segre è stata insignita del Premio Sorellanza.
Dentro la borsetta, è il saggio che si colloca sulla scia di due romanzi,- La mantide e Sul gradino di marmo, che Francesca Grassi ha pubblicato nel 2017 e nel 2021-, presentato nel foyer teatrale, al filtro della garbata e limpida intervista, condotta da Maria Domenica Cecere, con la brillante scrittrice. Un testo di scrittura agile e piana, che ruota intorno alla borsetta, intesa in tutte le sue accezioni possibili in modalità- borsa, con varietà di forma, grandezza e materia – paglia,stoffa, pelle – dai colori disparati. E’ la borsetta \ borsa, accessorio indispensabile e irrinunciabile che tutte le donne amano usare e … indossare, ora griffata e ricamata grandi–marche, ora di sobria taglia. Un accessorio di pratico e rapido utilizzo per tutto ciò che contiene in senso … fisico, per assurgere, tanto per dire, a metafora di sogni, aspirazioni, progetti di vita. E, al di là della metafora, con cui può essere rivestita in personale confidenza la borsetta \ borsa, il senso del saggio si integra e completa nella seconda parte del titolo che lo connota … Un libro di una donna sola, ma non di una donna sola. Un raffinato calembour che ruota sul tema della solitudine che l’autrice avverte e indica con limpida sincerità, per affrancarsene nel rapportarsi con le … altre. E’ la coralità e, se si vuole, l’ intesa empatica che la scrittrice instaura con le dodici donne,- ciascuna per ogni mese dell’anno-, delle quali il saggio racconta le personali storie familiari, di lavoro, di attività professionali,di vita sociale e di dedizione allo sport. Un’ariosa rapsodia di voci e riflessioni di donne, che Francesca Grassi interpella con ficcanti interviste. Un incrociarsi di domande e risposte, della cui tessitura Maria Domenica Cecere estraeva, a sua volta, il senso, intervistando la scrittrice. Un senso di intrinseca e meglio articolata compiutezza dei profili delle dodici donne, protagoniste di Dentro la borsetta, con le loro storie di normale e discreta quotidianità di vita.