di Gianni Amodeo
Permane la chiusura dell’Eremo di Gesù e Maria, la cui custodia è esercitata, come si sa, dalla Curia diocesana di Nola, in virtù dell’affidamento in comodato d’uso a titolo gratuito per la durata di 99 anni, conferitole dall’amministrazione comunale, quando fu inaugurato il seicentesco monumentale complesso, sottoposto ad un qualificato intervento di restauro conservativo e ripristino funzionale. Un intervento, fatto realizzare dall’ Ente di corso Garibaldi, su progettazione dell’ufficio tecnico municipale ed eseguito con personale specializzato, coordinato dalla Soprintendenza ai beni artistici, architettonici e archeologici di Avellino. Un programma di lavori attuato in economia- va ricordato- con l’investimento di 150 mila euro, ch’è valso a restituire alla cittadinanza l’unico e significativo bene di valenza culturale ed architettonica che simboleggia la storia civile e religiosa locale.
Un simbolo, che, però, per oltre mezzo secolo è restato abbandonato a se stesso, vandalizzato e ridotto a rudere nella colpevole indifferenza generale, sia della comunità che delle amministrazioni susseguitesi nel Palazzo municipale, fino diventare- estremo oltraggio- un comodo e indisturbato “rifugio” di tossicodipendenti e dei loro “traffici”in combinazione con “spacciatori” di varie risme. Senza dire della pesante ed estesa piattaforma cementizia fatta realizzare – negli anni del post terremoto dell’80– quasi a ridosso del monumentale complesso, condizionandone la staticità, mentre era sempre più … triste ed avvilita ombra di se stesso. La piattaforma era destinata alla pratica del tennis e, forse, ad altro … ancora. E fu particolarmente impegnativa e laboriosa la sua rimozione per il ripristino dello stato dei luoghi, a metà degli anni ‘90. Era l’oggettiva condizione propedeutica all’attuazione del programma di restauro dell’Eremo e dell’intera area di pertinenza.
A raccontare lo stato di fatiscenza e d’incuria, in cui era stato ridotto l’ Eremo è il report fotografico, realizzato nel 1983 dall’architetto Angelo Piciullo, attento e sensibile all’importanza della tutela delle testimonianze di interesse architettonico come dell’edilizia minore, in cui sono visibili le impronte della storia del territorio.
Nel report sono ancora visibili gli archi e i portali a tutto sesto, oltre che qualcuna delle artistiche grate ferrate a protezione di ambienti e il caratteristico campanile; archi, portali e grate che, quando fu attivato il cantiere dei lavori sul finire degli anni ’90, avevano già preso il volo per planare quali elementi di arredo e abbellimento in ville e palazzoni -con annessi giardini- di “estetizzanti” neo-arricchiti proprio sulle scie dei favolosi anni del dopo-terremoto dell’80 con la nota e facile dissipazione di denaro pubblico destinato alla ricostruzione abitativa e allo sviluppo. Il documento parla da solo e, per contrasto, parlano da sole le immagini dell’ Eremo ritrovato e restituito al patrimonio culturale della comunità cittadina e al patrimonio della Municipalità.
Un contrasto che si staglia ben chiaro nella pubblicazione del report sull’ ieri dell’Eremo scempiato e delle immagini dell’oggi. E il passato dell’abbandono, perdurando l’assenza di decisioni sul “che fare”, rischia di sopraffare il presente, se non si adottano misure adeguate, per garantire non solo la vigilanza costante dell’Eremo, con un congruo sistema di video-sorveglianza elettronica, ma anche la necessaria manutenzione ordinaria dell’Eremo e dell’area estesa alcuni ettari che fanno parte del patrimonio comunale.
“La situazione di stallo in atto- dice l’avvocato Emanuele Litto del gruppo di minoranza consiliare “Io ci credo”– non è più sostenibile e non può protrarsi ulteriormente. E’ necessario che l’amministrazione comunale e la Curia diocesana concordino scelte condivise, per garantire la tutela dell’Eremo e i valori che rappresenta. Risulta che l’una e l’altra siano disponibili a trovare una soluzione concorde e che, in particolare, la Curia affiderebbe l’Eremo ad un ordine monastico di suore. Se così stanno le cose, l’auspicio è che si accelerino i tempi e che l’Eremo sia riaperto ai fedeli e ai cittadini, anche se in questa fase vanno assunte tutte le decisioni e cautele necessarie per tutelarlo, a cominciare dall’installazione dell’impianto di video-sorveglianza sull’intera area del complesso monumentale e sacro”.