di Romeo Lieto
La località, posta nell’insenatura tra la collina denominata “Santo” e la fronteggiante collina “Pozzelle”, comprendente un vecchio fabbricato con incorporata una Chiesetta dedicata alla Madonna delle Grazie, e chiamata “Fontana Vecchia”. Nome dovuto alla presenza, nel muro esterno del fabbricato, di una fontanella di acqua sorgiva che si riversa in un abbeveratoio per gli animali, realizzato in pietra nera vulcanica con forma a valva di conchiglia, oggi danneggiato da atti vandalici. Un tempo non lontano l’abbeveratoio era alimentato da acqua potabile, canalizzata attraverso un blocco in pietra calcarea incavato; acqua utilizzata dagli animali, dai contadini e dai viandanti.
Oggi, purtroppo, per l’ eccessivo utilizzo in agricoltura di prodotti chimici dalla sorgente non sgorga più acqua potabile e quindi va dispersa nel sottosuolo.
Il fabbricato, costituito da locali sia in piano terra che in primo piano, allo stato é inagibile ed in precarie condizioni statiche, dovute al lungo periodo di abbandono ed alla mancata manutenzione. Al piano terra vi è un ampio portico, murato su tre lati e con il quarto lato aperto a nord, dove si affaccia sul piazzale antistante la chiesetta e la vallata, da cui si intravede in lontananza, l’agglomerato urbano del Comune di Baiano. Altri due locali in piano terra di cui uno laterale al portico, hanno il piano di calpestio sopraelevato di circa un metro e l’accesso, al locale laterale, è praticato attraverso una scala realizzata in pietra calcarea lavorata. Il secondo locale, allo stesso livello del primo, comunica con lo stesso ed è confinante con la chiesetta ed attraverso una finestra a veduta diretta si affaccia sullo spiazzo antistante. In prosieguo, nell’angolo nord-est dello stabile, con accesso e frontale sul piazzale, è ubicata la graziosa Chiesetta, da sempre utilizzata per venerare la Madonna delle Grazie.
Al primo piano sono ubicate quattro camere con i lastrici di copertura crollati, con accesso da una scala interna e da una porta comunicante con il naturale livello del terreno retrostante lo stabile.
La struttura portante è costituita da muratura calcarea per la parte in piano terra e da muratura in tufo per le camere in primo piano. I solai di copertura del piano terra sono realizzati a volta, a tutto sesto, mentre quelli del primo piano, oggi crollati, erano realizzati con travi portanti in legno di castagno collegati da “panconcelli”, (detti “sollarini”), sempre in legno di castagno con sovrastante massetto in battuto di lapillo.
Alla chiesetta si accede attraverso una porta in legno, a due ante che si affaccia sull’antistante piazzale con un pianerottolo servito da pochi scalini in pietra calcarea squadrata, contenuti da due scivoli laterali anch’essi in pietra calcarea.
Il complesso edilizio immobiliare costituito dalla Chiesetta e annessi locali, realizzati a fine Ottocento, comprendeva anche un fondo agricolo circostante, della superficie di circa cinque ettari, un tempo, il tutto nella disponibilità della Parrocchia dei Santi Apostoli Filippo e Giacomo di Baiano. Oggi il fondo agricolo confinante è di proprietà della famiglia Napolitano (‘o Bofaro), agricoltori e l’intero fabbricato della famiglia Tulino (ristoratori), oggi ceduto al Comune di Baiano, con la Chiesetta, per la periodica festa annuale, nella disponibilità della Parrocchia dei SS. Apostoli.
A nord e ad est del complesso edilizio vi è un piazzale, una volta in terreno naturale ed oggi in parte pavimentato con cubetti in pietra vulcanica, delimitato dai terreni circostanti da muri di contenimento in pietrame calcareo.
Nel piazzale si erge un maestoso platano, posto a dimora alla fine del secondo decennio del secolo passato (1919), da Raffaele Lieto, (zio dello scrivente) al suo ritorno in paese dopo aver preso parte, come fante, per la difesa della patria, alla Grande Guerra del 1915/18; all’epoca era conduttore con la sua famiglia del confinante terreno agricolo. Il maestoso albero, con i suoi rami, si propende a copertura dell’intero piazzale, fornendo, nel periodo della calura estiva, a quanti vi si intrattengono, un’ampia superficie ombrata e fresca.
Alla fine degli anni Sessanta del passato secolo, il fabbricato era agibile ed abitabile e veniva utilizzato, quando la calura estiva in paese diventava insopportabile, da gruppi di giovani studenti universitari che vi pernottavano per settimane, trovando giovamento allo studio ed alla salute, tanta era la quiete e l’aria salubre che vi si respirava. All’epoca, l’acqua che sgorgava dalla fontanella era potabile ed in piena estate, per una settimana e più vi soggiornava il gruppo di giovani universitari, tra cui: i fratelli Orazio e Stefano Boccieri e Faustino Bucciero, Stefano Scotti ed il ragazzo Raffaele Stago.
Il luogo, era anche frequentato da operatori del campo medico, giuridico, letterario, ecc. che vi si intrattenevano per la salutare merenda fatta con pane duro e pomodoro, “a Fresella”, ammorbidita nell’acqua che sgorgava limpida e fresca.
Fino alla fine degli anni Sessanta dello scorso secolo, lo stabile, ancora nella disponibilità della Parrocchia, era custodito e curato dalla sorella dell’allora Parroco Don Aniello Sales, dai contadini del luogo appellata ‘a Cummarella. Graziosa e simpatica vecchietta, con fisico minuto e asciutto, ma molto arzilla, che a partire dal mese di giugno e fino ad ottobre inoltrato, al mattino ed al levar dell’alba, con il “Panaro” (piccolo cesto con manico sovrastante, in legno di castagno), portato al braccio come una borsa, con passo leggero, percorrendo la lunga strada di campagna che fiancheggiava fondi coltivati, attraversava il torrente “Sciminaro, detto di Acqua Longa”, a volte impraticabile e raggiungeva la Chiesetta.
‘A Cummarella calzava zoccoli leggeri in legno di pioppo, fatti a mano da artigiano locale, sormontati da una fascia in stoffa di telo semirigido, inchiodata ai due lati del legno; vestiva con panni leggeri e portava per copricapo ‘o Maccaturo” (panno di stoffa quadrato di vario colore, piegato trasversalmente e legato dietro la testa).
’o Panaro”, al mattino conteneva la colazione, avvolta in un panno di stoffa colorata, con una frittata o delle fettine di formaggio contenute in due fette di pane casareccio, mentre al ritorno, solitamente, conteneva pomodori, zucchine. fagiolini o della frutta varia, come prugne, albicocche ed altro, offerta dai contadini del luogo.
L’offerta di prodotti agricoli alla Cummarella avveniva a metà giornata, quando i contadini si fermavano per il ristoro ed un ragazzo o una donna della famiglia si portava alla fontanella per approvvigionarsi di acqua fresca, raccolta nell’Orcio in terracotta, chiamato ‘o Ummaro” (piccolo orcio panciuto e smaltato con due manici e bocca ristretta che conteneva dai cinque ai dieci litri d’acqua).
Per raggiungere la località distante circa due chilometri dal Paese, ‘a Cummarella partiva dalla casa Parrocchiale percorrendo la strada comunale del “Macello”, raggiungeva il torrente “Sciminaro dell’Acqualonga”, dove lo attraversava per un tratto di circa trecento metri, per poi, imboccare la cupa o strada comunale di “Fontana Vecchia”, che per un tratto é pianeggiante, mentre per la restante parte si inerpicava ai piedi della collina fino a raggiungere il piazzale con il fabbricato.
‘ A Cummarella trascorreva la giornata ricamando tovaglie per l’Altare della Chiesa, utilizzando un piccolo telaio in legno a forma circolare. Nel tardo pomeriggio, dopo aver informato i contadini, con il richiamo della campanella della Chiesa, posizionata in un arco in muratura sul lastrico di copertura, che la giornata volgeva al termine, con il cesto ed i prodotti della terra si incamminava sulla strada del rientro.
A volte capitava che nel torrente “Sciminaro dell’Acqualonga” scorreva acqua riversata dai temporali estivi e non era possibile percorrere il tratto di strada nello stesso, quindi, ‘a Cummarella veniva invitata dai contadini a salire su qualche calesse o carretto in transito. Purtroppo, il piano di carico di questi mezzi di trasporto per la sua altezza dal suolo non le consentiva di accedervi facilmente e quindi doveva necessariamente essere aiutata da altra persona. L’aiuto non doveva essere fatto da un uomo e quindi in mancanza di una donna, se ne doveva attendere l’arrivo. Il suo rifiuto ad essere aiutata da un uomo a salire sul mezzo di trasporto era dovuto al fatto che ‘a Cummarella era signorina, non sposata, e che per i suoi sani principi, doveva mostrava ritrosia ad essere toccata dagli uomini. Molto spesso anche lo stesso Parroco Don Aniello Sales, con il suo immancabile cane a guinzaglio ed il bastone, raggiungeva la località a piedi, lungo il percorso che faceva la sorella per raggiungere la località.
Fino agli anni Settanta, del secolo passato, nella località “Fontana Vecchia”, si effettuavano due particolari giornate di festa, con la presenza di numerose persone che vi si riversava, ogni anno; una prima giornata il mercoledì successivo al giorno di Pasqua, in prosieguo della Pasquetta ed una seconda volta con la “Scesa di Liveri”, paese poco distante da Nola, quaranta giorni dopo Pasqua, in occasione della festa di Santa Maria a Parete.
Gli abitanti di Baiano e Mugnano del Cardinale, in gran numero raggiungevano, con ogni mezzo Santa Maria a Parete, a Liveri, qui, dopo ascoltata la Messa, completavano la giornata di festa con il pranzo in campagna a Fontana Vecchia.
Oggi, come allora, solitamente, gli abitanti dei due paesi, dedicano la giornata del lunedì in Albis alla venerazione della Madonna delle “Case nove”, o Madonna delle Grazie, in Avella, il martedì alle rispettive località collinari dette di Gesù e Maria ed il mercoledì sono solite completare le festività con la scampagnata a Fontana Vecchia.
Negli anni Sessanta del secolo scorso, i devoti che non disponevano di un mezzo di trasporto, erano soliti raggiungere la Chiesa di Santa Maria a Parete, in Liveri, a piedi, partendo da Baiano o da Mugnano del Cardinale, al sorgere dell’alba ed attraverso la collina detta “ Torone” raggiungevano prima gil Comune di Visciano, dove facevano una breve sosta per la visita alla Madonna del Carpine, per proseguire, scendendo lungo la collina detta di “Pergola” fino ad arrivare a Liveri ( Paese in provincia di Napoli).
Qui, i pellegrini, dopo aver ascoltato la Messa, nel primo pomeriggio, si incamminavano sulla strada del ritorno, fermandosi per il ristoro nella località “Fontana Vecchia”, di Baiano e completando la giornata con un lauto pranzo a cui seguivano canti e balli al suono della fisarmonica, di chitarra e mandolino, fino all’imbrunire.
Oggi, la “Scesa di Liveri” non è più praticata, è rimasta la processione della Madonna di Fontana Vecchia del mercoledì in Albis, che si ripete ogni anno, nel primo pomeriggio, su altro percorso stradale. La Madonna portata in processione fu rinvenuta, dopo gli eventi sismici, abbandonata, avvolta in un telo sgualcito, nel fossato confinante la Chiesetta di Fontana Vecchia, da tale Tobia Vecchione, imbianchino e suonatore di clarinetto, che ne curò anche il suo restauro ed è custodita per devozione da sua figlia. La processione è fatta grazie alla disponibilità del coltivatore Carmine Napolitano ( ‘o Ciamarro) che con il trattore trasporta la Madonna, circondata da fiori e seguita dal Parroco Don Fiorelmo, dai fedeli comprendenti donne, giovani e bambini, accompagnati dalla musica di una piccola banda locale. La processione percorre la Via Calabricita, attraversa il lagno Cantarelli e raggiunge la località Fontana Vecchia, lungo la strada accosta alla collina Santo, per buona parte asfaltata. Nella Chiesetta viene celebrata la Santa Messa e dopo, sul piazzale, sotto il maestoso platano, si fa festa, fino all’imbrunire, con canti e balli al suono della fisarmonica e dell’orchestrina.
L’autostrada Napoli – Bari ha interrotto la vecchia via Macello, il tratto di strada nel torrente Sciminaro dell’Acqualonga non è più praticabile e la vecchia strada per Fontana Vecchia, oggi è deviata del suo originario percorso, in quanto costeggia l’autostrada ed è in parte impraticabile.
‘A Cummarella ed il Parroco Don Aniello Sales, i contadini: Gioacchino ‘a Tuppella”, Nicola ‘o Bofaro”, Pellegrino ‘o Pelliccone”, Marcuccio ‘o Crocchiolo, Raffaele Lieto ed il fratello Stefano, padre dello scrivente, unitamente a tanti altri che frequentavano la località e si abbeveravano alla fontanella, non ci sono più; è rimasta la desolazione ed il silenzio del luogo, con l’occasionale transito di giovani coltivatori motorizzati, che per la naturale devozione alla Madonna, volgono lo sguardo alla Chiesetta ed accennano ad un fugace segno di Croce.