Testo di Antonio Vecchione – foto e video di Vittorio Vecchione
Il “fucarone di S. Stefano” è di nuovo una festa di popolo. Dopo aver posto fine a violenti comportamenti di persone irresponsabili, che spacciavano per tradizione una specie di pericolosa “guerra” tra opposte bande di artificieri, oggi il nostro rito del pomeriggio di Natale riscalda di nuovo anime e cuori dei baianesi come un tempo. Per chiarie meglio, è opportuno ricordare che la festa, pur nella conservazione dello schema fondamentale del rito, aveva subito, negli ultimi decenni, una trasformazione della sua anima profonda. Il cerimoniale del mattino, che oggi vede una totale partecipazione popolare, era caratterizzato dall’impegno di un gruppo ristretto di persone, che riversavano nella Festa non soltanto la loro fede, ma anche il loro “mestiere”. Boscaioli, contadini, carpentieri, muratori, musicanti, carrettieri (trainieri) ne erano i protagonisti: gente comune, con ruoli ben definiti, impegnati nel taglio, trasporto, processione e issaggio del Maio. La Festa si animava e diventava di popolo il pomeriggio, per la corale partecipazione al fucarone di S.Stefano. La devozione per il Santo Protettore influenzava fortemente la vita dei baianesi e rendergli omaggio era sentito come un dovere morale. Ciascuno si attivava con la sua “sarcinella” o “cippone” o pezzo di legno o una sedia vecchia da buttare o un qualsiasi altro tipo di combustibile per alimentare la sacra fiamma in onore di S. Stefano e nella speranza di ottenere la tanto invocata benevolenza celeste. La comunità intera si sentiva coinvolta e invadeva le strade: musica, cortei, spari festosi, canti, una voglia di esserci e gioire insieme agli altri, con semplicità, con fede e passione. Questo entusiasmo collettivo per il falò pomeridiano è durato fino a tutti gli anni ’60. Poi è sfumato, anno dopo anno, fino a degenerare in un aggressivo utilizzo di potenti fuochi d’artificio nei confronti di persone e cose, senza alcuna preoccupazione dei danni fisici e materiali procurati. Per fortuna questo triste e irresponsabile periodo è stato archiviato.
Oggi, grazie a un gruppo di giovani (e meno giovani) è rifiorita una gioiosa atmosfera e il fucarone è diventato di nuovo un appuntamento imperdibile per i baianesi, che sfilano affascinati intorno alle fiamme, che squarciano il freddo e il buio della notte per arrivare, visibili, fino al cielo. Un’allegra banda di “musicanti”, con fisarmonica, organetti, tricchebballacche, putipù e grancasse, intona gioiose canzoni popolari. Seduti sulle scale del sagrato una folta schiera di entusiasti protagonisti canta in coro. Il pubblico ne è contagiato e un forte sentimento di coesione e di fratellanza accomuna tutti. L’atmosfera è intima, calda, solidale, purificatrice. Il riverbero delle fiamme illumina e riscalda i volti stanchi ma felici, idealmente uniti intorno al falò. Il “Maio”, che i bagliori del falò fanno risaltare, si eleva verso il cielo e sembra far convergere verso il nostro Santo Stefano tutto l’affetto che il popolo di Baiano è capace di dare. Nel cuore di tutti risuonano i versi della nostra canzone simbolo:
…e lla nnanz’ a chellu fuoco
i’ te giuro tutt’’o bene,
tutt’ammore, che me vene
d’a ‘stu core mio pe’ te…
In questo scenario di festa perfino Don Fiorelmo, in genere misurato e composto, si è lasciato andare e, suonando ritmicamente un putipù, ha cantato alcune strofe di “oi stefanì”, gridando alla fine a gran voce: “Sono uno di voi”. Miracolo del Fucarone di S. Stefano! Poi quest’anno l’ultima felice novità. Un fantasmagorico spettacolo di fuochi d’artificio ha illuminato di colori e di magici effetti la scena, facendo risaltare ancora di più la cima svettante del Maio di S. Stefano proiettato verso il cielo. La facciata della Chiesa, arricchita da uno splendente arco di luci, costituisce una straordinaria quinta per questo spettacolo. Un meraviglioso finale che ha incantato noi tutti.
Poi, stanchi ed appagati, si torna a casa. E’ stata una lunghissima giornata e occorre prepararsi per domani, da vivere in uno scenario diverso, più pacato e disteso: la Messa Solenne (una volta cantata, oggi accompagnata dalle esecuzioni della banda musicale), il panegirico, la processione di S. Stefano da seguire con devozione, gli abiti della festa. E’ il Natale baianese, S. Stefano, la festa del Maio, umana, schietta, appassionata e degna di essere conservata, valorizzata e tramandata come il gioiello più puro della nostra sensibilità di popolo, orgoglioso e solidale.