BAIANO- Il silenzio favorisce le mafie. Così il sostituto procuratore della Repubblica di Avellino Vincenzo D’Onofrio sprona gli alunni dell’ Istituto Comprensivo Giovanni XIII di Baiano-Sperone, la mattinata dedicata alla legalità organizzata nel Cinema Colosseo di Baiano sul tema “La legalità: la legge che diventa noi”. Il settimo anno di confronto tra il magistrato e gli alunni. La professoressa Anna Napolitano aprire i lavori dell’incontro con il magistrato della Procura di Avellino: ” Facciamo tesoro di quanto verrà insegnato”. I saluti di Pasquale Napolitano dirigente scolastico dell’Ic Giovanni XXIII di Baiano- Sperone. “Abbiate il coraggio di scegliere la strada giusta”. Ai ragazzi anche il saluto dei due sindaci presenti. A partire da Enrico Montanaro, sindaco di Baiano e di quello di Sperone Adolfo Alaia. I saluti del comandante della Polizia Municipale di Baiano Francesco Capasso. Il primo incontro pubblico anche per il neo comandante della Stazione Cc Luigi Passero, il comandante della Tenenza di Baiano delle Fiamme Gialle, il luogotenente Luciano Fasolino. La chiusura affidata al pm avellinese, che ha ricordato come per il settimo anno consecutivo sia ospite della scuola di Baiano. Esempi pratici per i ragazzi, per spiegare il ruolo del magistrato e i danni che può produrre la famosa idea che se non toccati personalmente da un lato evento “non sono fatti miei”. E poi una riflessione sul delitto di Napoli e sull’impegno a non restare in silenzio: Cosa insegna la storia di Francesco Pio, il diciottenne ucciso da un altro ragazzo, figlio di un esponente del clan Cuccaro di cui il magistrato si era occupato durante la sua permanenza alla Dda di Napoli: Quando la criminalità vi può apparire come un mondo di ricchezze dovete pensare che non si arriva a vent’anni e si muore. Il padre del ragazzo che ha sparato fu ucciso quando non aveva neppue lllre venticinque anni, era un capo e aveva un sacco di soldi, ma che fine hanno fatto? . A quanto pare questo ragazzo è stato catturato grazie alle telecamere. Nessuno dei presenti avrebbe contribuito a farlo identificare. Per questi vi ripeto, come diceva Martin Luther King: non temo la violenza dei cattivi ma l’ indifferenza dei buoni”. Cosa teme davvero la mafia, la camorra e la n’drangheta: “Quello che dovrebbe suscitare indignazione sono morti come quella di Peppino Impastato, che invitava a non abbassare la testa ai suoi concittadini, come Don Peppino Diana e Don Pino Puglisi. Vi chiedete perché sono stati uccisi dei preti , che paura potevano fare alla mafia? La colpa di Don Diana era un documento, invitava a non essere indifferenti, a parlare. Sappiate sempre che la mafia non detesta chi usa violenza e chi fa soldi, detesta chi parla”.