di Gianni Amodeo
Un generoso. Di una generosità che lo rendeva sempre aperto e disponibile verso gli altri, senza limiti e riserve, specie nelle situazioni di disagio e di difficoltà. Una larga apertura mentale e l’innata profonda sensibilità gli permettevano di prodigarsi in consigli, sollecitudini e premure nel tracciare e seguire le strade con cui vivono e si animano i valori dell’amicizia sincera e disinteressata; valori, in cui credeva con schietta autenticità e che erano un porto di sicurezza per i tanti- ed erano davvero molti- con i quali li condivideva e che- con costanza degna di miglior lode- gli hanno reso visita anche nei lunghi anni di sofferenza per la malattia che lo teneva inchiodato- frenandone gli slanci- tra le mura di casa, accudito con amorevole affetto dalla moglie Pina e dai figli, Vito e Francesco. Una dolorosa e sofferta malattia, quella patita, da cui quasi si affrancava nel conversare con gli amici sulle più varie tematiche d’attualità e nel dedicarsi alla lettura – fedele amica e cibo mentale irrinunciabile – di ogni genere di libri, con predilezione spiccata per la buona narrativa.
Enzo Barone aveva lavorato con zelo negli Uffici dei servizi portuali di Napoli. Un impegno svolto con affidabile professionalità che coniugava con la dedizione alla famiglia; ed era ben pago e soddisfatto del cammino professionale e lavorativo intrapreso dai figli. L’amore per la famiglia, in Enzo, si saldava con la proficua presenza nella dimensione sociale della comunità cittadina; presenza diretta e personale, che spesso si traduceva nell’ideazione- e realizzazione- d’iniziative socio-culturali e sportive, all’insegna degli intensi rapporti sviluppati con la Pro Loco e con il Circolo “L’Incontro”, di cui è stato uno dei più attivi animatori, senza dimenticare la grande passione per il Teatro. Una passione, di cui costituisce un’interessante testimonianza la rappresentazione, curata dalla Pro Loco – su suo testo- della vita di Santo Stefano Protomartire della cristianità e Patrono della comunità baianese. E la scrittura l’appassionava in particolare, come attestano le garbate composizioni poetiche, mai banali e originali, affidate ad uno stile lineare e armonico, espressione della cultura classicheggiante che gli era peculiare.
Da ragazzo e fino alla prima giovinezza, Enzo Barone, aveva fatto parte, come tanti coetanei, di quell’importante Laboratorio formativo e socializzante qual è stata l’ Azione cattolica, ben presente con l’effervescente e dinamica articolazione della Giac -acronimo di Gioventù italiana d’Azione cattolica– nel contesto della piccola comunità locale tra la fine degli anni ‘40 e gli iniziali anni ’80. Un ancoraggio e un riferimento di grande valore per le giovani generazioni del tempo; ancoraggio, in cui le attività oratoriali s’intrecciavano e pulsavano d’intensità con quelle culturali e sportive. Ed il fulcro fisico-spaziale di questo Laboratorio era il complesso della Casa canonica della Parrocchia di Santo Stefano “ ‘ncòppa ‘o Stradone”. Ma l’anima erano i tanti ragazzi e giovani che lo frequentavano. Un’impronta forte, di cui Enzo conservava l’acutezza dello spirito. E della generosità che sapeva profondere.