di Gianni Amodeo
E’ stata celebrata fino al 1961, quale ritualità della liturgia ufficiale della Chiesa, evocando l’Invenzione – intesa come rinvenimento,con significato etimologico derivato dal verbo latino invenio– is– inveni – inventum – invenire, fatto nel 450 dopo Cristo, a Gerusalemme– delle spoglie di Santo Stefano, il primo martire della cristianità, ucciso nel 36 con la lapidazione ch’era stata decretata dal Sinedrio dei farisei, praticanti il culto e i precetti giudaici in antitesi al messaggio d’amore e d’uguaglianza tra gli esseri umani predicato dal Nazareno; una ritualità memoriale osservata ed onorata il 3 agosto, fin dal X secolo in tutto il mondo cristiano, segnatamente quello di orientamento cattolico e quello di matrice greco-ortodossa.
A Baiano, della cui comunità il Santo Levita è stato proclamato Patrono e Protettore nel 1754, il significato dell’ Invenzione vive inalterato e si rinnova di anno in anno nel solco della tradizione, con le onoranze del Triduo, che si concluderanno domani, nel segno dell’evento miracoloso dell’agosto del 1854 che liberò la popolazione dal flagello del colera, ch’era stato particolarmente virulento e aggressivo nei mesi precedenti. Una liberazione, di cui un’interessante e forse unica testimonianza documentale è il testo messo a disposizione dall’architetto Angelo Piciullo, che si ringrazia; è un breve scritto, intitolato “Ricordo ai posteri”, che risale al 1904 e si deve al parroco della Chiesa di Santo Stefano pro tempore, Giovanni Antonio Colucci fu Stefano.
Il parroco racconta l’origine della Festa devozionale agostana, associata con la ritualità dell’Invenzione appunto. E’ il racconto dell’esperienza che visse, quando era giovane e semplice sacerdote e partecipò il tre agosto del 1854 al tradizionale rito dell’esposizione delle reliquie e della statua del Santo Levita, condotte in processione per le strade del paese, tra la prostrazione della gente e dei fedeli per il flagello del colera. Un’esperienza che lo segnò profondamente e alla conclusione della processione, con il rientro del lungo corteo in Chiesa .. “io – scrive don Giovanni Antonio Colucci – premurai il Signor parroco della Chiesa, Stefano Montano, di fare promettere dal popolo di Baiano una seconda Festa se ( n.d.r.: il Santo) ci liberava dal colera e lo stesso signor Parroco mi diede la sua stola e dal Sacro Pergamo ( n.d.r.: non c’è più) tenni una breve e fervorosa allocuzione al popolo che versava lacrime e, promisi al nome del popolo, al Nostro Santo Protettore di venerare il detto giorno 3 agosto come Festa di doppio precetto, perché anticamente era stato sempre giorno di lavoro. La promessa – sottolinea ancora- fu accolta dal Santo Protettore e da quel giorno cessò il fiero flagello …”. E’ la parte essenziale del testo, con cui il parroco Giovanni Antonio Colucci, ripercorre con lo slancio della personale devozione la nascita della Giornata del Triduo, che, a sua volta, si salda con quella del ringraziamento che si celebra il 26 febbraio, ricordando la temperie del flagello del vaiolo che nel 1902–1903 si abbatté sulla comunità. Manifestazioni e testimonianze di drammi e tragedie “lette” e viste con il candore della religiosità, invocando la grazia e la protezione di Dio.
E nei correnti giorni e mesi del covid–19, il senso dell’evento d’omaggio a Santo Stefano si ritrova nell’interiorità, con cui ne va vissuto e ri-vissuto lo spirito di fede. E’ il senso, che si legge nel pubblico manifesto, scritto dal parroco don Fiorelmo Cennamo e rivolto alla comunità …. “ Il divieto delle feste patronali– si legge in un passaggio- è motivato anche dalle drammatica crisi sociale seguita all’emergenza sanitaria; non sarebbe tollerabile assistere a feste, utilizzando le offerte della gente, mentre aumentano i poveri”… E così si disegna la Festa dell’interiorità, privilegiando i momenti di preghiera,meditazione e raccoglimento, senza il consueto copione del “programma civile”, con le sfavillanti luminarie ad architettura variabile, cantanti e cantautori rinomati con i loro gruppi musicali in esibizione sulle piazze “centrali”, i concerti dei Grandi complessi della musica operistica e via seguendo. E poi c’è la calda esortazione diretta ai battenti, le cui sfilate fanno da irrinunciabile cornice introduttiva alle Feste patronali che siano davvero … tali. “Sarebbe opportuno– è scritto- che i battenti, senza fare la sfilata ed evitando di portare fiori e ceri, per evitare assembramenti, partecipassero anche in divisa, distanziati, come tutti, per chiedere al Padre, per intercessione di Santo Stefano, le grazie spirituali e temporali per la nostra comunità e per il mondo intero”.
Intanto, le celebrazioni eucaristiche officiate oggi nella Chiesa di Santo Stefano sono state dedicate alle vittime della pandemia del coronavirus e alla solidarietà verso i loro famigliari e congiunti. Nella mattinata di domani- alle ore 10,30– la concelebrazione eucaristica sarà presieduta da monsignor Erasmo Napolitano. Se nell’aula liturgica saranno superate le 90 presenze consentite dalle disposizioni di sicurezza sociale e di distanziamento anti covid-19, com’è prevedibile, le porte della Chiesa saranno aperte e sarà favorita la partecipazione dei fedeli- distanziati sul sagrato e sullo “Stradone” di via Leonardo da Vinci- alla ritualità attraverso la comunicazione audio.