Gianni Amodeo – Fotoservizio di Antonio Colucci
Gradevole e divertente, La grande magia – un classico della produzione di Eduardo De Filippo– mandato in scena da ProTeatro, avvalendosi del libero adattamento del testo originario sviluppato da Franco Scotto che ne ha curato la regia, con perfetta scelta di brani e sonorità musicali, a scandire l’azione narrativa, ravvivata nel gioco di luci e scenografie, ora soffuse, ora vivide allestite da Alberto Tortora. Una versione agile e scintillante, presentata al Colosseo ed affidata a tre interpreti, per quattro personaggi, con Antonio Lippiello e Felice D’Anna, spigliati e duttili nei ruoli di Calogero Di Spelta e Otto Marvuglia, mentre Mariella Del Basso disegnava i profili di Marta Di Spelta, moglie di Calogero, e, al contempo, di Zaira, l’amante di Otto. Un doppio registro recitativo- quest’ultimo- che si ritrova nelle intuizioni di adattamento e interpretazione di Luca De Filippo e di Rosario Sparno, ben recepito in originalità da Scotto e reso al meglio dell’espressività dalla disinvolta improntitudine nel cambiare stati d’animo e linguaggio di circostanza, sfoggiata da Mariella Del Basso.
Un garbuglio – ambientato in una città termale, nell’albergo Metropolitan, frequentato per vacanze da famiglie di piccola e media borghesia- che fa leva, per un verso, sulle sofferte inquietudini di gelosia che assillano Calogero Di Spelta per l’avvenenza della bella Marta e, per l’altro verso, sulla destrezza illusionista di Otto Marvuglia, il Mago che vive, inventandosi spettacoli con avvincenti trucchi di mutevole arte combinatoria, ammantato dall’esotico costume orientaleggiante ed impegnato nella costante ricerca di denaro, in grado di tratteggiare sempre una propria filosofia di vita spicciola che lo consola e lo ripaga con sommo compiacimento di sé. E nell’esercizio dell’ arte della Magia, per tirare a campare, gli è fedele compagna e complice ineguagliabile, Zaira con la sua intelligente verve.
L’intricata vicenda vive tra i lancinanti sospetti d’infedeltà di Marta verso Calogero, che, però, ha una straordinaria forza d’animo e di mente, da riuscire a rimuoverli e scacciarli nella sola immediatezza del loro insorgere, per quanto siano fondati. E lo fa, sospinto nell’avvolgente suggestione del fervido e progressivo auto- convincimento che si alimenta dei penetranti e fitti dialoghi con se stesso, assecondato dalla Grande magia che mette in atto Otto Marvuglia, l’illusionista che utilizza il terzo occhio del linguaggio invisibile e la simbologia della scatola che contiene il mistero della bella moglie scomparsa. E’ la simbologia dei ragionamenti che Calogero elabora con sofisticate sottigliezze sulla fede nella fedeltà dell’avvenente Marta. Una fede di auto-suggestione. Un bel gioco ad incastro tra l’ essere e l’apparire che evoca le maschere pirandelliane della quotidianità di sempre, nullificando i volti.
Si replica nell’odierna serata e in quella di domani, a Solofra, nei magnifici ed accoglienti Spazi- ArTeatro dell’omonima e prestigiosa associazione, che svolge un’importante ed eccellente attività di promozione sociale e culturale, in Irpinia e nella vasta area salernitana.