L’articolato e incisivo intervento del teologo Francesco Iannone, la musica dei cori, canti e salmi ebraici sulle note della fisarmonica di Luca De Prisco, il film “Il viaggio di Fanny” che narra le terribili deportazioni dei bambini attuate dai nazisti e il racconto di Romeo Lieto hanno scandito il forum ispirato dai valori della libera convivenza tra uomini e popoli da costruire nella quotidianità delle comuni pratiche di vita e nei modelli di pensiero e visione plurale e multiculturale.
di Gianni Amodeo. Fotoservizio di Enrico Stago
La Pace è l’arte dell’Incontro. La guerra è l’arte dello Scontro. La Pace promuove e favorisce la civile coesistenza e convivenza di uomini e popoli. La guerra e gli abissi della disumanità toccati dai genocidi, dalle polizie etniche, ieri come oggi, si alimentano del disprezzo e della perversa negazione dei diritti di vita dell’altro fino ad annientarlo. E il loro devastante addentellato si riverbera e traduce nell’ignobile e vile terrorismo, espressione del narcisismo fanatizzato, violento e bruto dell’io che svilisce l’altro, lo disumanizza e l’annulla, sterminandolo, volendo così affermare e imporre la condizione del super uomo che si fa dio di se stesso, oltre che giudice e vindice in assoluto degli altri che soggioga a sè. Gli orrori, con cui sono intessute le tragiche vicende del ‘900, segnate da due guerre mondiali e attraversate dal genocidio dei cristiani in Armenia, dalla Shoah che travolse come tempesta furente e incontenibile ebrei e minoranze etniche, dalle Foibe d’Istria e della Dalmazia non restano cristallizzati, sterilizzati e fermi nel dato storico di riferimento, ma si rinnovano e ripetono, purtroppo, e con profili distinti dal passato, ma non meno pervasivi di distruttività anche nella realtà del Terzo Millennio.
E’ la follia- o la razionalità del male o il male della razionalità, volendo evocare il dilemma disegnato da Zygmunt Bauman per interpretare la Shoah– che sconvolge gli uomini. Una follia, che, richiamando il pensiero di Papa Francesco, si può vanificare soltanto se gli uomini siano certosini e tenaci costruttori di Pace, con la metodica solerzia e lo spirito creativo, con cui gli artigiani realizzano con geniale laboriosità e durevole applicazione le loro opere e produzioni raffinate. E’ la Pace che si costruisce giorno dopo giorno negli atteggiamenti mentali, con cui l’altro è in noi, nella reciprocità del riconoscimento del pari diritto di vivere, con tutte le responsabilità che ne derivano per la convivenza civile. E’ la Pace che si genera dagli uomini comuni e dalle loro relazioni, incentrate sulla Parola che comunica e dice direttamente senza i taroccati, ingannevoli travestimenti virtuali dei tablet e degli smartphone.
Sono stati- questi- alcuni dei punti di riflessione focalizzati con efficace incisività e concisione di linguaggio da don Francesco Iannone, teologo e docente alla Facoltà di Teologia per l’Italia meridionale, a Napoli, e direttore dell’Istituto superiore di Scienze religiose della Diocesi di Nola, nel Forum per la Pace svoltosi nei locali del Circolo socio-culturale “L’Incontro”. Una sequenza che alimentava un proficuo conversazione, resa corposa di contenuti con gli interventi di Oliviero Bellettini, Franca Dello Russo, Carmine Magnotti e Luca De Prisco. Uno scenario, in cui si inserivano le tematiche sia del fenomeno della denatalità da cui sono connotati l’intero Occidente e l’Europa comunitaria in particolare, sia della crescente diffusione della religiosità islamica nel contesto italiano; diffusione, di cui è eloquente testimonianza la realtà di Napoli, la città in cui negli ultimi anni si è registrato il più alto numero di conversioni e adesioni alla visione e alla pratica del culto religioso islamico rispetto al numero dei bambini battezzati secondo il sacramento cristiano-cattolico.
“IL VIAGGIO DI FANNY” E “ IL TRENO DELLA VITA”. IL MONDO DELLA FANCIULLEZZA E L’IGNOMINIA DEI RASTRELLAMENTI
A far da prologo e introduzione al Forum, la proiezione del film “Il viaggio di Fanny” con la regia di Lola Doillon. E’ il racconto d’intensa commozione, che narra le deportazioni dei bambini ebrei attuate dalle truppe della Germania nazista con la polizia collaborazionista del governo di Vichy, guidato da Petain, nella Francia del ’43, per una scrittura cinematografica di penetrante e densa qualità, con la forza delle immagini altamente significative, facendo vibrare le corde dell’eccellenza della Poesia di quella libertà di vita, a cui anela Fanny con i ragazzi e le ragazze della sua piccola compagnia; anelito che si realizza, dopo che la compagnia ha vagato tra i campi e mille peripezie supera il confine per l’agognata Svizzera, terra di Pace di un popolo che vive da sempre di lavoro e libertà. E del film è realmente accaduta così come vicenda di vita vissuta quella del racconto della Roma sottoposta ai rastrellamenti dei nazisti per le deportazioni degli ebrei nei lager di mezza Europa; racconto, in cui Romeo Lieto rivisita la sua fanciullezza e i coetanei Mario, Miriam e Samuel, compagni di giochi e di famiglia ebrea mai più rivisti, dopo l’attentato di via Rasella del marzo del ’44, quando le deportazioni degli ebrei e i rastrellamenti per la cattura dei partigiani si fecero ancora più stringenti. Il narrante del racconto- letto dalla professoressa Maria Dello Russo– è Mimì, ch’è in realtà l’ alter ego dell’autore.
LA MUSICA E L’IDENTITA’ DEGLI EBREI
A far da prologo e introduzione al Forum, canti e salmi, in cui vivono i sentimenti e le idealità del popolo ebreo; il popolo della diaspora, che per due mila anni ha subito- e ancora subisce, pur avendo in Israele lo Stato che ne identifica la condizione di popolo e nazione- persecuzioni, discriminazioni e stermini di ogni genere, sotto il profilo religioso e politico, fino alle mistificazioni delle leggi razziali dell’età contemporanea. E sono state leggi di larga e diffusa conoscenza e pubblicità per i popoli degli Stati che le avevano promulgate in Germania e in Italia, in particolare; leggi che non avevano scalfito granché le coscienze e che, com’è necessario, anzi doveroso ricordare, de–nazionalizzavano gli ebrei, privandoli dei diritti di cittadinanza, per de–umanizzarli e destinarli alla “soluzione finale” ai campi di sterminio e ai forni crematori. Come bestiame umano da macello.
E’ la nobile e grande tradizione della musica ebraica è lo specchio di una storia che è certamente unica tra i popoli del pianeta-terra. Una tradizione di fine cultura musicale, fatta echeggiare dalle sonorità, ora struggenti e malinconiche, ora gioiose, della fisarmonica di Luca De Prisco, tra i maggiori e migliori giovani talenti fisarmonicisti italiani, reduce dalla straordinaria performance itinerante nelle strade e nelle piazze di Firenze insieme con altri talenti artisti della musica contemporanea sui temi della PACE. Un’esecuzione di avvincente qualità stilistica, quella in scena nei locali de “L’Incontro”, dando all’attento uditorio la cifra di un popolo che non ha mai smarrito il senso della propria storia e identità, né ha mai tradito o negato i propri costumi di civiltà. Una musica ch’è testimonianza parlante da sola, con i contenuti di ciascun brano proposto illustrato da Luca De Prisco. Di valenza speciale, l’esecuzione de “Il canto dell’Eden”, con l’epilogo dell’omaggio al capolavoro della composizione di Nicola Piovani sugli splendidi versi di Noa,con cui si connota la celeberrima colonna sonora de “La vita è bella”.