di Gianni Amodeo
Foto di Luciano Mascheri
Mercadante, Politeama, Trianon Viviani, Nuovo e Sala Assoli, a Napoli; Piccolo Teatro Porta Catena, a Salerno; Teatro comunale, a Caserta, e Colosseo, a Baiano. Sono gli spazi-Teatro, che, superata l’emergenza sanitaria- coronavirus, saranno animati da una significativa parte dei centoquarantacinque eventi-, tra spettacoli di caratura nazionale e internazionale, coreografie, sperimentazioni di compagnie d’avanguardia, simposi letterari, film, concerti – del Campania Festival Teatro, che con quella in corso è approdata alla sesta edizione, con la direzione di Ruggero Cappuccio. Ed è iniziata il 10 giugno, per concludersi il 12 luglio.
Un approdo da vivere all’insegna delle modalità green e dell’eco–sostenibilità ambientale nelle suggestive e rasserenanti atmosfere che offre il Parco verde del Museo e del Real Bosco di Capodimonte, la spiaggia di Santa Teresa sul lungomare di Salerno, il borgo di Pietrelcina, il Convento di Sant’Antonio, a Capaccio, Palazzo Coppola di Valle Cilento, tanto per citare soltanto alcuni dei siti- simbolo, in cui il Campania Festival svilupperà le sue proposte che coniugano natura e arte. Un rapporto che fa da legame e collante ai percorsi della multidisciplinarità, che nella polivalenza delle proposte, arricchisce il Festival, rendendolo vivo e attraente.
E’ un contesto d’alto profilo, quello del Campania festival in cui si colloca il Colosseo. Ma è anche il contesto, in cui riapre i battenti, ad oltre quaranta anni di distanza dai colpi inferti dagli eventi sismici del novembre dell’80 e del febbraio dell’81 che ne compromisero irreversibilmente la tenuta dell’assetto statico. Una ferita restata a lungo aperta nel centro storico cittadino, in un informe e malinconico grigiore. Seguì negli anni ’90, la laboriosa trattativa con i proprietari, per farne l’acquisizione al patrimonio comunale; ed ecco la riapertura, che segna al meglio il completamento di uno splendido intervento in restyling, per un impegno di spesa che si aggira sui tre milioni di euro, poco più o poco meno, con progettazione ideata e redatta dal professore Pasquale Miano, docente della Facoltà di Architettura della Federico II. Un restyling, che non è stato solo consolidamento strutturale, realizzato per lo più ex-novo, ma anche re-distribuzione di spazi e ambienti, da vero gioiello funzionale all’interno, con il magnifico Auditorium, sostitutivo, in pratica, dell’ampia galleria-balconata protesa sulla platea; gioiello di vivibilità e abitabilità in generale, quale, forse, non si avverte e percepisce nella scialba e anonima facciata.
E’ la riapertura che per se stessa costituisce la buona notizia per il territorio e le sue comunità, al netto delle vicissitudini burocratiche affrontate, in uno con alcuni intoppi costruttivi che si sono dovuti superare. E’ la buona notizia che coincide con la messa in scena di due spettacoli al debutto assoluto proprio nella bella struttura di via Guglielmo Marconi, con la piéce, intitolata Le talebane, e di Razza sacra, opera-omaggio a Pier Paolo Pasolini.
Le talebane, con testo dell’eclettica Elisabetta Fiorito, è opera dialogata a due, donna-uomo, marito-moglie, con Rosaria De Cicco e Massimo Masiello, regia di Annamaria Russo. Una trama intrigante e intricata, tutta incentrata sui giochi di potere, in cui alla fine primeggiano, per un incastro di fattori vari, le donne; e tra i giochi di potere, c’è quello della Rivoluzione proclamata che si fa Conservazione di sé ed altro ancora, specie per chi conquista il potere,smarrendo e contraddicendo lo spirito rivoluzionario d’incanto, trasformando le Democrazia in Dittatura. Sono le ambiguità che fanno perdere la credibilità e la reputazione che spetta agli altri conferire; ma credibilità e reputazione non contano nulla per chi ha il potere. In scena, alle ore 21,00, martedì 28. Durata dello spettacolo, 1h e 15 minuti.
Razza sacra, con regia di Mariano Lamberti, è opera interpretata da Francesco Villano, Caterina Gramaglia e Candida Nieri, con musiche di Andrea Albanese, coreografie di Marco Angelilli e costumi di Valeria Ricca. Il testo è di Riccardo Pochini e Mariano Lamberti ch’è anche regista. La rappresentazione rivisita l’opera di Pier Paolo Pasolini e l’attrazione che visse verso figure come Laura Betti, Oriana Fallaci, Maria Callas e Silvana.